di Silvana Mangione

Gente d'Italia, visti i risultati dell'ultima riunione del Com.It.Es. di Montevideo, si vede costretta a denunciare i membri di maggioranza del Comitato alla Procura della Repubblica, allo scopo della verifica della loro correità, non soltanto morale ma, forse, anche penale, nel reato commesso in flagranza da Aldo Lamorte.

La storia è nota a tutti, ma la raccontiamo di nuovo per sottolinearne la gravità. Il Consigliere e Vice Presidente del Com.It.Es., Consigliere del CGIE e deputato supplente del Parlamento uruguaiano, Aldo Lamorte, ha filmato se stesso mentre spiegava come votare per il MAIE, usando il certificato elettorale di un'altra persona. (Scippato o fattosi consegnare insieme a molti altri plichi?) Poi ha postato il video sui social. Avendo capito, in ritardo, di aver commesso un reato e di averne fornito le prove evidenti, ha precipitosamente cancellato il post, sperando che nessuno l'avesse visto. Ma il video era stato salvato ed è divenuto la base della denuncia che Gente d'Italia ha fatto alla Procura della Repubblica. Anche SE l'Ambasciatore Iannuzzi ha inviato in proposito un suo esposto a Roma.

Da Gente d'Italia, dalla minoranza dei membri del Com.It.Es., dalla comunità, da molti singoli cittadini si è levato alto e martellante il coro che chiedeva a Lamorte di far scattare in sé almeno una scintilla di dignità e di dimettersi dalle cariche italiane. Questo non è successo. La minoranza del Com.It.Es. ha chiesto la convocazione di una riunione straordinaria, che si è tenuta martedì 11 ottobre. Gente d'Italia aveva previsto tre possibili risultati dei lavori dell'11 ottobre: primo fra tutti che il Com.It.Es., con un sussulto di rispetto dei doveri imposti dalla carica, imponesse a Lamorte di dimettersi; oppure che Lamorte si dimettesse spontaneamente e il Com.It.Es. – ahinoi – gli regalasse una nuova "verginità" rigettandole; ovvero che la maggioranza, schiava e ubbidiente fino in fondo al "maiano" lider uruguagio, ne parlasse senza giungere ad alcuna conclusione. Avevamo ampiamente sottovalutato la sfrontatezza o la schiavitù dei Consiglieri eletti nella lista del MAIU e non avevamo ipotizzato la quarta possibilità, vale a dire che – a dimostrazione della totale vergogna che impronta la maggioranza del Com.It.Es. – i Consiglieri MAIU addirittura difendessero a oltranza Lamorte e accusassero coloro che stanno commettendo il delitto di lesa maestà nei confronti di Lamorte, piccolo dittatore di periferia, il quale calpesta sia i valori della comunità italiana che quelli delle battaglie politiche di indipendenza dell'Uruguay. Agendo in questo modo, la maggioranza del Com.It.Es. potrebbe aver commesso e quindi essere condannata per il reato di correità. L'osannare scusando e proteggendo il colpevole di un reato in flagranza, documentato da lui stesso, non è molto diverso da quello di chi dà rifugio o copre la fuga di chi ha infranto il codice penale oppure del "palo" che tiene il sacco al ladro o di chi vede assalire una persona e non dà alla polizia il nome del perpetratore dell'abuso.

La Magistratura italiana deciderà se la connivenza post facto soddisfa i termini della correità. Gente d'Italia, infatti, come abbiamo annunciato, sta sporgendo denuncia alla Procura della Repubblica contro i Consiglieri di maggioranza, chiedendo la verifica del loro eventuale reato di correità. Questa volta i testimoni delle azioni aberranti della maggioranza MAIU non sono soltanto i Consiglieri di minoranza che, schifati dall'andazzo, a un certo punto hanno abbandonato la seduta. C'erano anche i giornalisti di Gente d'Italia Matteo Forciniti e Stefano Casini oltre a  SE l'Ambasciatore Iannuzzi, che ringraziamo, perché è intervenuto fin dall'inizio per riportare etica e legalità all'interno del Comitato.

In apertura di riunione, infatti, era stata presentata la richiesta di condurre i lavori in lingua spagnola e SE l'Ambasciatore ha imposto l'uso dell'italiano, per rispetto alla legge istitutiva e alla natura dell'organismo elettivo, chiaramente denominato "Comitato degli Italiani all'Estero" e non Comitato guidato da una maggioranza di italodiscendenti ispanofoni al servizio di una persona e non della comunità. L'Ambasciatore ha anche dichiarato con forza di aver denunciato le azioni di Lamorte alle autorità competenti, affinché questa sua comunicazione venisse messa con il dovuto rilievo agli atti della riunione.

Siamo certi che l'ostinazione nel parlare spagnolo, che nasconde la scarsa o inesistente conoscenza dell'italiano, abbia già di per sé causato due gravissime conseguenze: la mancanza di comprensione sia della legge elettorale che di quella  istitutiva del Com.It.Es., il che spiegherebbe la sciagurata presa di posizione a favore di Lamorte, nonché la palese infrazione alla normativa che regola la concessione dei contributi ai giornali degli italiani all'estero, che impone al Com.It.Es. soltanto di confermarne la pubblicazione, la distribuzione e il servizio alla comunità. Come può un gruppo di maggioranza, che non è in grado di condurre in italiano le assemblee di un organismo italiano, dare un parere sulla linea editoriale di Gente d'Italia, non richiesto per legge e assolutamente contrario al principio della libertà di stampa sancito dalla Costituzione? Infatti, la nostra bellissima legge suprema detta all'Art. 21, comma 2: "La stampa NON può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".  Evidentemente, vige l'obbedienza cieca, pronta e assoluta di questo gruppo ai diktat del leader MAIU Lamorte, che governa, imponendo i soprusi e la linea politica da seguire contro chi ancora attende il pagamento di quasi 20.000 dollari di pubblicità su Gente d'Italia, contrattata dall'allora Candidato MAIE, per non citare altri abusi di tipo personale.

La Procura, i Tribunali, l'applicazione delle leggi faranno il loro corso. SE l'Ambasciatore Iannuzzi durante la riunione dell'11 ottobre ha chiarito le sue posizioni. Auspichiamo che lo faccia anche la Farnesina, che non può permettere che le violazioni di legge siano perdonate e possano costituire un precedente  auto-giustificatorio da parte di chi ambisce alle cariche soltanto per usarle come protezione contro qualsiasi suo atto illegittimo o illegale.