DI ANGELA MAURO

"Uno scudo aereo è la priorità numero uno", "non si tratta con Putin, che è un leader senza futuro". Mentre in Ucraina continua la nuova offensiva russa con lancio di missili sulle città, il presidente Volodymyr Zelensky parla ai leader del G7 nella riunione d'emergenza convocata dalla presidenza tedesca in videoconferenza. Oggi più che mai i sette 'Grandi' si schierano al fianco di Kiev promettendo l'invio di sistemi di difesa anti-aerea: uno tedesco è già arrivato in Ucraina, prontamente inviato dal governo di Berlino. Gli Usa invieranno i Sistemi missilistici terra-aria avanzati (Nasams), un'arma contraerea di ultima generazione prodotta congiuntamente con la Norvegia. Non si tratta ancora dei missili a lungo raggio chiesti da Zelensky, l'Army Tactical Missile System (Atacms) in grado di colpire obiettivi fino a 190 miglia. Ma oggi il G7 ci tiene a mostrare il volto duro contro Mosca, insieme alla Nato che domani riunisce i suoi ministri della Difesa a Bruxelles. Sotto, si muove una diplomazia pur debolisima. Anche se ci pensa il solito 'falco' Dmitry Medvedev a tenere alto lo scontro verbale: "Il modo più veloce per intensificare il conflitto in Ucraina fino alle conseguenze irreversibili di una guerra mondiale è fornire agli psicopatici di Kiev un Mlrs (missile, ndr.) a lungo raggio".

C'è l'apertura del Cremlino alla possibilità di un incontro tra Putin e il presidente Usa Biden a margine del G20 di Bali a novembre. "Abbiamo detto ripetutamente che non rifiutiamo mai le riunioni", dice il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, ospite del programma '60 Minut' del canale tv Rossiya-1. No comment per ora da Washington. Ma, secondo fonti occidentali, la disponibilità di Mosca va valutata come un segnale al minimo di debolezza e insieme di volontà a non forzare troppo la mano, oltre agli attacchi di ieri e oggi che hanno riportato le bombe su Kiev e le maggiori città ucraine come nei primi mesi della guerra.

Alla Casa Bianca prevale la convinzione che nemmeno Putin voglia una guerra nucleare, malgrado le minacce verbali sue e di Medvedev. "La Russia sa che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere combattuta", sottolinea a più riprese il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nella conferenza stampa alla vigilia della ministeriale a Bruxelles. "Se dipendesse da noi - dice Lavrov - il presidente (russo Vladimir Putin, ndr) ha detto più di una volta che la nostra dottrina nucleare prevede solo misure di rappresaglia che sono pensate per evitare la distruzione della Federazione russa in seguito a un attacco nucleare o ad altri tipi di attacchi che minacciano l'esistenza stessa dello stato russo''.

Insomma, da una parte Mosca dà vita a una nuova escalation in Ucraina, rappresaglia (così sembrerebbe) dopo le esplosioni che hanno distrutto il ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia, senza aggiungere minacce atomiche. Dall'altra, l'Occidente risponde accordando la richiesta di Kiev di uno scudo aereo, anche se per ora non si tratterebbe dei missili di lunga gittata chiesti da Zelensky. Biden vuole la certezza che non colpiscano fuori dal territorio ucraino, altrimenti il conflitto rischierebbe di allargarsi e sfociare in uno scontro diretto con Mosca. Cosa che a Washington non auspicano, preoccupati della complicità sempre più esplicita della Bielorussia con Putin. Al G7 Zelensky chiede anche un monitoraggio dei confini bielorussi, da dove arrivano i missili russi, secondo gli ucraini.

Nel frattempo, mentre si cerca di mantenere questa fragilissima linea rossa, si muove una debolissima diplomazia. Debole perché Putin non mostra di voler cedere alcunché. Mentre Kiev e l'Occidente chiedono il ritiro delle truppe russe dall'Ucraina. Domani il capo del Cremlino incontra il presidente turco Erdogan, leader di un paese della Nato che da sempre cerca di aprire un varco alla mediazione. Oggi il presidente russo ha incontrato il capo dell'Aiea, Rafael Grossi, a San Pietroburgo e si è detto disponibile "al dialogo" con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che si trova in una parte del territorio ucraino occupato dalla Russia dallo scorso marzo.

"Putin ha iniziato la guerra e lui la deve finire", scandisce Stoltenberg, annunciando "esercitazioni nucleari della Nato di routine, già programmate prima dell'inizio della guerra, ma se le annullassimo non manderemmo un bel segnale. Perché mostrare la forza militare - dice il segretario generale dell'Alleanza Atlantica - è il miglior modo per prevenire l'escalation. Se oggi creassimo malintesi sulla nostra volontà di proteggere gli alleati, manderemmo un cattivo segnale". E quindi, aggiunge Stoltenberg, in seguito alle esplosioni che hanno distrutto il Nord Stream in fondo al mar Baltico, "attiveremo l'articolo 5 del trattato" che obbliga i paesi Nato a intervenire in caso di attacco a un membro dell'Alleanza, "anche nel caso di attacchi ibridi o ciber-attacchi".

I russi sono deboli, è la convinzione che prevale nella Nato. "Non riescono ad avanzare sul territorio", è sicuro Stoltenberg che però evita di fare commenti sull'attacco al ponte di Crimea. "La Crimea è illegalmente annessa alla Russia e gli alleati non la riconosceranno mai come russa - dice - dopodiché non commento la distruzione del ponte, lo lascio fare agli ucraini". Nemmeno l'amministrazione Biden ha fatto commenti sull'attacco di sabato scorso: una presa di distanza nei confronti di un'azione che rischia di far deragliare il conflitto verso zone ancora più oscure e incontrollabili.

Da parte sua, l'Unione Europea annuncia più "sanzioni" contro Mosca, parole di Ursula von der Leyen che partecipa alla riunione del G7, e minaccia misure restrittive anche nei confronti della Bielorussia. La pistola europea delle sanzioni è abbastanza scarica, però. Zelensky chiede di introdurre un tetto al prezzo del petrolio e del gas russi per togliere a Putin gli introiti delle vendite di fossili. Ma per arrivarci, all'Ue servirebbe l'unanimità degli Stati membri. L'ungherese Viktor Orban rema contro: la politica delle sanzioni è "primitiva nella sua esecuzione e catastrofica nei suoi effetti", dice il premier di Budapest in visita in Germania, paese da sempre scettico su un price cap sul gas, anche se solo russo.

Sbarrata la strada delle sanzioni, l'Ue annuncia un piano per addestrare 15 mila soldati ucraini in Polonia e in un altro paese Nato da individuare. La proposta verrà presentata dall'Alto rappresentante Josep Borrell ai ministri degli Esteri europei lunedì prossimo. Sarà l'occasione per discutere anche della richiesta di Bruxelles agli Stati membri di utilizzare una nuova tranche da 500 milioni di euro della 'European Peace Facility (Epf)' che "finanzia la consegna di armi all'Ucraina". Il fondo ha un tetto massimo di 5.600 miliardi, di cui sono stati impiegati 2,5 mld dall'inizio della guerra in Ucraina. Anche il segretario della Nato Stoltenberg invita i Paesi dell'alleanza a "investire di più per la produzione di armamenti".

Il "confronto" dunque continua, come prevedeva anche il Cremlino in vista della riunione del G7 di oggi. Ma la linea rossa di evitare di allargare il conflitto oltre l'Ucraina ed evitare una guerra nucleare è in qualche modo ristabilita, almeno per oggi.