Dopo l'elezione, non senza qualche mugugno, di Ignazio La Russa (FdI) a presidente del Senato, ieri a Montecitorio i neo-deputati hanno eletto (al quarto scrutinio), l'esponente del Carroccio nonché fedelissimo di Matteo Salvini, Lorenzo Fontana. In Aula, immediato, è scattato l'applauso dei parlamentari del centrodestra. Ma non quello delle opposizioni, rimaste in silenzio. L'ex ministro del primo governo Conte ha totalizzato 222 preferenze. Si tratta del sedicesimo “primo inquilino” di Montecitorio nonché il secondo esponente in quota Lega a ricoprire la terza carica dello Stato (la prima fu Veronica Pivetti). A dir poco soddisfatta Giorgia Meloni: "Anche qui alla Camera buona la prima. Stiamo procedendo in modo spedito" ha commentato la leader di Fratelli d'Italia. Di tutt'altro tono le dichiarazioni del centrosinistra dove non si è mancato di sottolineare il passato filo-putiniano dell’esponente leghista. "Il primo a festeggiare è Vladimir Putin" hanno sussurrato fondi del Pd mentre alcuni onorevoli hanno sventolato uno striscione anti Fontana, poi rimosso dagli addetti. "L'Italia non merita questo sfregio" ha sbottato il segretario dem Enrico Letta. Per Matteo Salvini, invece "Fontana sarà in grado di rappresentare tutte e tutti". Nel suo discorso di insediamento il neo presidente (che è anche vicesegretario nazionale della Lega) ha parlato delle autonomie, di Papa Francesco (al quale è andato il suo primo ringraziamento) e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (dal quale è stato ricevuto in serata). "La grandezza dell'Italia è la diversità" ha detto.