di Federica Olivo

C'è chi lo ha definito "uno show" e chi, a sentire le sue dichiarazioni, è saltato dalla sedia. Poche ore sono bastate a Silvio Berlusconi per prendersi la scena. E in queste poche ore è riuscito nell'ordine: a ritornare indietro, con polemica, sulla designazione dei collegi, ad attribuire ad altri la responsabilità degli appunti su Giorgia Meloni, a dare per assodato un accordo sul governo che non esiste, a evocare lo spettro di una guerra mondiale se l'Ucraina entra nella Nato e soprattutto a incensare "il migliore amico Putin, con cui sto riallacciando i rapporti". Con tanto di audio ottenuto in esclusiva da LaPresse, che rende assolutamente inutili le pronte smentite dello staff. E non solo fa andare su tutte le furie gli alleati di Fratelli d'Italia, impegnati da mesi a rassicurare le cancellerie internazionali sull'atlantismo dell'Italia, ma mette anche in forte imbarazzo il ministro degli Esteri in pectore: Antonio Tajani, che di Forza Italia è coordinatore. Meloni di Tajani si fida e difficilmente lo metterebbe in discussione. Ma certamente le parole di Berlusconi rendono più ripida la salita verso l'ormai quasi afferrata Farnesina.

Ma andiamo con ordine e ripercorriamo questa giornata particolare. Per Silvio Berlusconi e pure per chi deve fare un governo con lui e i suoi. Sono passate da poco le 13.30 quando l'ex premier varca la soglia del Senato per essere presente all'incoronazione della sua fedelissima Licia Ronzulli come capogruppo: "Giorgia Meloni mi ha chiesto di essere suo consigliere", afferma. Nessun riscontro dall'altro lato. Tanto per riportare un po' di pepe in una giornata che, all'indomani del disgelo, appariva fin troppo serena, eccolo con la prima polemica, che scava indietro nel tempo, fino ad arrivare al momento dell'accordo sui collegi uninominali: "In Forza Italia c'è profonda amarezza perché a parità di elettori con la Lega, il modo in cui sono stati distribuiti i collegi uninominali ci ha portato 20 deputati in meno e 10 senatori in meno. Per questo non io ma i miei senatori hanno voluto dare un segnale su questo tema chiedendo pari dignità con la Lega". Il segnale, neanche a dirlo, è il non voto nei confronti di La Russa. Che a Forza Italia è costato una figuraccia, dal momento che il senatore è stato eletto ugualmente, con qualche aiutino delle opposizioni.

Il problema non sono tanto le parole, quanto il tempismo: era il caso di riaprire crepe all'indomani della pacificazione? Probabilmente no, lui ha ritenuto di sì. E su quel giovedì di fuoco è tornato. Attribuendo a terzi la colpa degli appunti nei quali definitiva Giorgia Meloni supponente, prepotente, arrogante e offensiva (pure ridicola, in verità, ma quell'ultima parola è stata cancellata). Bene: come giustifica Berlusconi questi appunti? "Sono stati gli appunti che ho fatto io mentre tutti i senatori uno dopo l'altro parlavano. Il mio giudizio è su un altro foglio ed è assolutamente positivo". In un momento in cui deve essere formato un governo accusare, di fatto, possibili futuri ministri e sottosegretari non è il più elegante dei gesti. Ma il meglio deve ancora venire.

Di Giorgia Meloni parla bene, la chiama "la signora". E, per avvalorare la tesi della grande armonia tra loro, non cita il patto di coalizione che ha portato alla vittoria del 25 settembre o il fatto che, giovanissima, è stata ministra in un suo governo. No. Si appiglia alla vita privata. Con pizzino sul lavoro del compagno annesso: "Non c'è stata mai una distanza tra noi e la signora Meloni. Ho un rapporto veramente di amicizia con lei, mio figlio ha un rapporto di amicizia, il suo uomo lavora a Mediaset. Sono tanti i punti di contatto".

Nel primo pomeriggio la scena dal Senato si sposta alla Camera: secondo tempo del film. Questa volta, parlando con i suoi prima dell'elezione di Alessandro Cattaneo a capogruppo, tocca temi internazionali. E causa un terremoto. "Troppo spesso sentiamo parlare di interventi con bombe nucleari. Dio ci salvi e scampi da questo pericolo. L'Ucraina ha chiesto addirittura di entrare nella Nato. Se entrasse nella Nato la guerra sarebbe guerra mondiale", dice Berlusconi ai suoi. Alla faccia dell'atlantismo di cui si è fatta garante Meloni. Ma non è tutto. "I ministri  russi - continua Berlusconi - hanno già detto in diverse occasioni che siamo noi in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all'Ucraina. Io non posso personalmente fornire il mio parere perché se viene raccontato alla stampa viene fuori un disastro, ma sono molto, molto, molto preoccupato. Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin, un po' tanto". E sono parole a prova di smentita, perché LaPresse ha pubblicato l'audio: poco meno di 50 secondi inequivocabili.

E se qualcuno non dovesse credere alla ritrovata amicizia con il presidente che ha invaso l'Ucraina, ecco che Berlusconi - sempre nello stesso audio - fornisce i dettagli: "Putin per il mio compleanno mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce. Io l'ho conosciuto come una persona di pace e sensata...". A poco è valsa la pezza messa dallo staff, perché dopo la diffusione dell'audio ogni smentita diventa più difficile: "Il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi smentisce la notizia su una presunta ripresa dei rapporti con Vladimir Putin. Il presidente Berlusconi, spiega una nota, ha raccontato ai parlamentari una vecchia storia relativa a un episodio risalente a molti anni fa". Passano i minuti, la valanga cresce, alle dichiarazioni di Berlusconi fanno il paio quelle di Lorenzo Fontana sul rischio "effetto boomerang" delle sanzioni, ed ecco che La Russa - durante la registrazione di Porta a Porta - è costretto a intervenire: "Berlusconi ha questi rapporti personali a cui vuole sempre tenere fede. Ricordo la resistenza che fece quando si trattava di stare nell'alleanza contro Gheddafi ma sono convinto che al di là delle frasi, tra l'altro rivolte ai suoi ristretti collaboratori, alla fine non ci sia nessuna sbandata". Un tentativo, possiamo immaginare un po' disperato, di salvare il salvabile.

Ma torniamo a Berlusconi, con la dichiarazione di amicizia nei confronti di Putin show finito? Neanche per idea. Perché ora arriva il capitolo più fresco, quello che riguarda l'esecutivo. Berlusconi ha un cruccio, ed è la giustizia. Nonostante ieri ne abbiano parlato, nonostante Giorgia Meloni abbia ormai di fatto investito Carlo Nordio del ruolo di Guardasigilli in pectore, l'ex premier continua a sperare di poter colorare di azzurro la casella della giustizia. Per la quale continua a fare, con una certa insistenza, il nome di Elisabetta Casellati. Convinto com'è che possa smuoversi la volontà granitica della premier in pectore. Che vorrebbe come successore di Cartabia l'ex pm ma sarebbe disposta a dare, senza problemi, all'ex presidente del Senato un altro ruolo. Per Berlusconi non basta. La vuole proprio alla giustizia. E Dio sa quanto gli è caro quel dicastero, un po' per i suoi trascorsi nelle aule dei tribunali, un po' per gli appuntamenti giudiziari che ancora lo attendono. Allora cosa fa Berlusconi? Quando è pomeriggio inoltrato si dice disponibile a incontrare Nordio, ma così, tanto per parlare, perché lui resta convinto della sua idea. Meloni, sostiene l'ex premier, gli suggerisce: "C'è Nordio che è bravissimo. Vedilo che ti convincerai che è la scelta giusta". Ma l'incontro, riferiscono fonti molto ben informate, non c'è. Nessuna traccia neanche di un appuntamento.

A un certo punto, nel pieno di un pomeriggio già di per sé baldanzoso, colpo di scena: "La Meloni ha detto di sì alla Casellati come ministro della Giustizia", dice Berlusconi ai cronisti. Piccolo problema: a Fratelli d'Italia non risulta. "Assolutamente non c'è l'accordo. Mi sa che Berlusconi è un po' ottimista. La casella ancora non è chiusa, ma intese sul nome della Casellati non ce ne sono", è la risposta pronta che dà ad HuffPost un colonnello di FdI. Passano i minuti, nessuna traccia dell'intesa raggiunta. Più tardi Ignazio La Russa, che nonostante il nuovo incarico continua a essere voce dei meloniani quando nessun altro può parlare, mette fine alla questione: "Mi chiedo se Casellati abbia detto Giustizia o niente, non mi risulta che ci sia da parte sua una intenzione definitiva: le cose si possono sistemare. Poi Nordio s'è candidato per fare il ministro della Giustizia".

La giornata di Berlusconi si chiude con lui che pubblica sui social una foto con Marta Fascina in gelateria: "Marta ha optato per un buon gelato, io non ho resistito a una crepes", scrive. Ed è la cosa che più si avvicina all'ordinarietà, in una giornata che di ordinario non ha nulla. Pochi minuti prima, davanti alla Camera, aveva elencato, in diretta televisiva, i nomi dei ministri di Forza Italia. Uno a uno, come se l'esecutivo fosse già operativo. O meglio, come se i titolari dei dicasteri li avesse nominati lui in persona. Il commento più caustico su questo arriva da Ivan Scalfarotto di Italia Viva: "Ma Berlusconi che comunica urbi et orbi il nome dei ministri come cosa fatta? Qualcuno gli ha comunicato che poi a febbraio non è stato eletto?". Triste epilogo. Di una giornata e di una stagione.