di Mattteo Forciniti

È stato un atto dovuto e necessario quello organizzato dall'Associazione Figli della Toscana in Uruguay che ha festeggiato giovedì sera il suo venticinquesimo anniversario con la proiezione di un film davvero speciale. "Bosco", il documentario di Alicia Cano che racconta i ricordi di un emigrato toscano a Salto, è stato proiettato in una serata di festa all'Istituto Italiano di Cultura che ha riunito soci e simpatizzanti di questo gruppo.

"Da tempo volevamo fare qualcosa con questo splendido film, ci è sembrato fin da subito una cosa logica, naturale" ha raccontato a Gente d'Italia la presidente Lilián Cappuccini al termine di una proiezione che ha catturato l'attenzione e i ricordi dei partecipanti. "Quando il film è uscito nelle sale uruguaiane nel mese si maggio ci siamo messi in contatto con la regista che ha accettato con grande disponibilità la nostra idea di fare una proiezione aperta al pubblico per la collettività italiana. Tutti noi non riusciamo a crederci ma da allora ad oggi il film è ancora presente nei cinema per la ventitreesima settimana, segno evidente di un successo incredibile". "Questo film" -ha commentato la presidente- "ha avuto il merito di riuscire a trasmettere molto bene l'immagine dei nostri paesini di montagna da cui partirono i nostri antenati tanto tempo fa. E anche se qualcuno non ha avuto la fortuna di ascoltare le storie di emigrazione all'interno della propria famiglia con questo film può farlo, può viaggiare e identificarsi con questi paesini di origine".

Come hanno spiegato i membri della direttiva, la scelta di puntare su "Bosco" come prima attività per il 25esimo anniversario è stato anche e soprattutto un "messaggio di speranza per fomentare la partecipazione dei più giovani alle associazioni italiane".

Cooprodotto tra Uruguay e Italia da Mutante Cine e MyBossWas, "Bosco" è il frutto di 13 anni di lavoro della regista in un viaggio intimo alla scoperta delle proprie radici tra il protagonista -il nonno Orlando Menoni, scomparso nel 2020 a 103 anni- e un piccolo paesino della Lunigiana sospeso nel tempo dove sono rimasti solo 13 abitanti circondati dalla natura. E fu proprio da questa zona della Toscana al confine con la Liguria che arrivò in Uruguay la stragrande maggior parte degli emigrati di questa regione che 25 anni fa -su impulso di Carolina Dibueno- decisero di unirsi per difendere la propria cultura e le proprie tradizioni.

"Una serata molto emotiva con tanta gente che si è sentita naturalmente molto identificata con questa storia" ha dichiarato Alicia Cano dopo aver ricevuto il riconoscimento di socia onoraria dei Figli della Toscana per il lavoro svolto. "Questa iniziativa era un atto dovuto alla collettività dato che il film è girato prevalentemente in Toscana. Personalmente, considero fondamentali tutte le attività che possano servire per diffondere la cultura italiana in Uruguay".

Tra le opinioni raccolte al termine della proiezione, Soledad González è riuscita a trasmettere bene un sentimento generale che fa capire il perché di questo straordinario successo di pubblico: "Tutti noi siamo rimasti molto emozionati da questo film. Personalmente, mi è piaciuto molto sia per lo stile in cui è filmato e sia per la storia che viene raccontata con le persone che restano nel paesino e il parallelismo che viene fatto con il nonno a Salto. Io mi sono sentita molto identificata perché alcuni anni fa durante il mio primo viaggio in Italia ho potuto conoscere il paesino dei genitori di mia nonna. Si chiama Pracchiola e, come Bosco, si trova in provincia di Massa Carrara e oggi lì restano solo 15 persone".