di Matteo Forciniti

Sta andando oltre ogni previsione di successo “Bosco”, il documentario della regista Alicia Cano che affronta il tema delle origini tra un piccolo paesino della Toscana e i ricordi del figlio di un italiano in Uruguay. Il film si trova nei cinema di tutto il paese da ormai 6 settimane -e rimarrà almeno ancora un’altra settimana alla luce dei numeri raggiunti- ed è stato già visto da oltre 11mila spettatori: è il segno evidente di un risultato molto importante per un tematica che suscita sempre grande interesse e che in questo caso è stata affrontata in modo del tutto originale.  

Cooprodotto tra Uruguay e Italia da Mutante Cine e MyBossWas, “Bosco” è il frutto di 13 anni di lavoro della regista in un viaggio intimo alla scoperta delle proprie radici tra il protagonista -il nonno Orlando Menoni, scomparso nel 2020 a 103 anni- e un piccolo paesino della Lunigiana sospeso nel tempo dove sono rimasti solo 13 abitanti circondati dalla natura.

“Non ci aspettavamo tutta questa risposta da parte del pubblico. I risultati stanno superando ampiamente le nostre aspettative. Per noi sarebbe stato già un successo restare 4 settimane nei cinema”. Alicia Cano, la giovane regista italouruguaiana di Salto, è convinta che il documentario abbia colmato un vuoto nella storia del cinema uruguaiano: “La gente sta andando al cinema con devozione. Attraverso il bocca a bocca chi lo ha visto lo consiglia poi agli altri. Il motivo di questo successo è che la gente si sente molto identificata con l’argomento, mi scrive e mi racconta le origini della propria famiglia oppure il progetto di fare un viaggio per andare a vedere i paesini da cui partirono i loro antenati tanto in Italia come in Spagna”. “Il nostro” -prosegue- “è un paese costruito dagli immigrati eppure il nostro cinema non aveva mai raccontato queste storie, fino ad ora questa tematica era stata dimenticata. Io ripeto sempre una cosa, ognuno di noi in Uruguay ha un piccolo Bosco nella propria storia familiare. Ci sono poi altri argomenti che vengono affrontati e che possono aver motivato il pubblico tra cui il rapporto con i propri nonni oppure il legame con le persone care che non ci sono più”.

La tesi dell’identificazione ci viene confermata specialmente all’interno della comunità italiana dove il film sta riscuotendo enormi apprezzamenti. In uno dei tanti commenti ricevuti, Soledad González dell’associazione Figli della Toscana, interpreta bene il sentimento generale del pubblico uruguaiano nel modo in cui è stata accolta questa opera: “Tutti noi dell’associazione siamo andati al cinema a vederlo e siamo rimasti molto emozionati. Personalmente, mi è piaciuto molto sia per lo stile in cui è filmato e sia per la storia che viene raccontata con le persone che restano nel paesino e il parallelismo che viene fatto con il nonno a Salto. Io mi sono sentita molto identificata perché alcuni anni fa durante il mio primo viaggio in Italia ho potuto conoscere il paesino dei genitori di mia nonna. Si chiama Pracchiola e, come Bosco, si trova in provincia di Massa Carrara e oggi lì restano solo 15 persone”.