Matteo Salvini (foto depositphotos)

Prendere dal reddito di cittadinanza i soldi che servono per finanziare Quota 102. È l'idea di Matteo Salvini, espressa nel libro di Bruno Vespa "La grande tempesta" che uscirà il 4 novembre, e anticipata proprio nelle ore in cui al Mef è allo studio un intervento sulle pensioni, quasi in controtendenza al disegno illustrato dal leader della Lega, perché prevede un incentivo a rimanere al lavoro. "Età minima per andare in pensione 61 anni con 41 di contributi (quota 102). Per realizzare il progetto nel 2023 secondo i calcoli dell'inps serve poco più di un miliardo. Lo recupereremo sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi", spiega il vicepremier leghista a Vespa, in perfetta coerenza con il pensiero della premier. Giorgia Meloni, infatti, vuole rimodulare in maniera significativa la misura, così da lasciare il sussidio, come ha ripetuto più volte, "solo a chi non può lavorare". Quasi un milione di persone, quindi, resterebbe tagliata fuori nel giro di poco tempo.
Salvini, dal canto suo, fa sapere che "a breve" si passerà "dalle parole ai fatti" per "tagliare sprechi e furbetti del reddito di cittadinanza" e "creare lavoro vero". I 5 stelle, da canto loro, sono pronti ad alzare le barricate in caso di assalto - ormai sempre più vicino - al reddito: "Dire che chi percepisce il reddito ed è idoneo a lavorare deve lavorare é una banalità, tautologia, acqua fresca. Un atteggiamento serio e responsabile di chi si appresta a guidare il paese suggerisce di lavorare insieme per migliorare le politiche attive del lavoro", ha attaccato Giuseppe Conte.

Sul tavolo del ministro Giancarlo Giorgetti c'è, però, un'altra ipotesi sulle pensioni: quella di creare un bonus per convincere gli over 63 che potrebbero andare in pensione a rimanere al lavoro. L'idea, si legge sul Corriere della Sera, è quella di organizzare un sistema di sgravi a favore del lavoratore. Che, in questo modo, si sentirebbe incentivato a ritardare il collocamento a riposo. La misura, ci spiegano fonti del Mef, non riguarderebbe naturalmente le categorie protette e i lavori usuranti, "perché seguono un percorso diverso", ma sarebbe estesa a tutti gli altri lavoratori. L'opzione non è stata messa ancora nero su bianco, ma è accolta con una punta di scetticismo da parte degli oltranzisti del Carroccio: "È una delle ipotesi che si erano fatte ma come molte altre", ci dice uno di loro. A balzare agli occhi, però, è la maggiore estensione che questo provvedimento avrebbe rispetto al disegno illustrato da Matteo Salvini, sempre nel libro di Bruno Vespa: il segretario del Carroccio, infatti, immagina questo bonus solo per i lavoratori della sanità. Come? Il ministro delle Infrastrutture spiega: "Quando hanno maturato l'età e i contributi per andare in pensione, se accettano di restare al lavoro prendono lo stipendio maggiorato di una parte dei contributi che lo Stato dovrebbe versargli". Un conto è, insomma, chiedere solo ai medici di restare a lavoro, volontariamente, ancora un po'. Un conto è chiederlo a tutti.

I sindacati, intanto, chiedono al governo di aprire un tavolo di trattativa anche con loro. Sulle pensioni e su altri temi che riguardano i lavoratori: "C'è tutta la materia che riguarda la questione previdenziale sia nel senso di tutela del valore delle pensioni per chi già è in pensione sia nel mettere mano alla cosiddetta riforma Fornero che così non funziona", ha detto Maurizio Landini. Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra: "Dobbiamo scongiurare che dal primo gennaio del prossimo anno scatti questo odioso scalone di 5 anni della legge Fornero. Serve un tavolo politico urgente con il nuovo governo per giungere a soluzioni condivise e per restituire al sistema pensionistico italiano profili di flessibilità, di equità, di stabilità, di sostenibilità delle regole, di inclusività".

Per il Pd interviene, invece, Valeria Valente, che chiede al governo che si discuta di alzare le pensioni. La strada, però, è stretta e le risorse scarse. E sospendere il reddito a quasi un milione di persone in piena crisi per il caro bollette - al quale sarà dedicato il 75% della manovra - potrebbe acuire il disagio sociale.