La Farnesina (Depositphotos)

di Silvana Mangione

Si stanno svolgendo le riunioni annuali Consoli, CGIE, Com.It.Es. nelle ambasciate di tutto il mondo. Le riunioni sono sancite dalla legge istitutiva del CGIE, all'Art. 11, comma 2bis: "Almeno una volta l'anno i membri del CGIE eletti all'estero si riuniscono presso la rappresentanza diplomatica nel Paese di residenza insieme ai Consoli e ai Presidenti dei Com.It.Es. ivi costituiti. Le spese di viaggio e soggiorno dei membri del CGIE sono a carico del bilancio del Consiglio".

Questa volta il MAECI, apparentemente su indicazione dell'Avvocatura dello Stato, ha deciso che i Consiglieri del CGIE non hanno diritto al rimborso delle spese. Non solo i neoeletti, ma anche i rieletti e i componenti del Comitato di Presidenza – che hanno continuato senza interruzione a lavorare e dare i pareri richiesti dal Governo sulle questioni che interessano gli italiano all' estero – si sono pagati di tasca loro le spese di viaggio e di soggiorno. Nei Paesi di grandi estensioni, con l'inflazione in atto dovunque, le sole spese di trasporto possono costare oltre un migliaio di dollari, per non parlare degli alberghi e dei pasti. Viene ovvio chiedersi se il Presidente del Consiglio Mario Draghi, i Ministri, Vice Ministri, sottosegretari e parlamentari, entrati in ordinaria amministrazione dal momento della indizione delle elezioni anticipate, hanno dovuto pagare i costi degli aerei che li portavano a incontri internazionali e impegni fuori sede e gli alberghi nei quali sono scesi. Non lo crediamo.

Una volta di più, gli italiani all'estero sono figlio di un Dio minore: anche quando lavorano in puro regime di volontariato, non si vedono riconoscere nemmeno le spese che sostengono a causa della carica che ricoprono, malgrado quanto chiaramente stabilito dalla legge. Nelle riunioni annuali, un po' dappertutto, le questioni prioritarie affrontate sono state tre: il voto all'estero, i servizi consolari e l'insegnamento dell'italiano nel mondo. A essere sinceri e corretti, come noi siamo sempre stati, bisogna riconoscere che negli ultimi dodici mesi le rappresentanze diplomatico-consolari hanno fatto uno sforzo sovrumano, perché hanno dovuto organizzare le elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es., poi le assemblee elettorali che scelgono i Consiglieri del CGIE, poi il referendum del giugno scorso, infine le elezioni politiche anticipate. Tutto questo con finanziamenti insufficienti e personale molto al di sotto di quello necessario per tornare al previsto regime di risorse umane. Rimettere in discussione il voto degli italiani all'estero, e vituperarne i brogli, è lo sport preferito da tutti i politici sparsi nei nostri continenti, a partire dal giorno dopo lo spoglio dei voti e dalla riconferma o nuova carica ottenuta.  Poi però non se ne fa nulla, fino alla prossima occasione.

Perché? Perché per snellire le procedure ottemperando alla normativa, prima di tutto costituzionale, ci vogliono idee precise per legiferare e fondi sufficienti per realizzare quanto è stato normato. Come panacea universale si parla di voto elettronico. Nella prima proposta, che risale a oltre dodici anni fa, era stato costruito un modello a prova di bomba, che non vide mai la luce, perché imponeva, fra l'altro, che ogni singolo elettore si recasse al Consolato di riferimento per farsi consegnare la prima parte della password richiesta per votare, mentre la seconda parte gli sarebbe stata inviata per posta. Non basta: non si poteva esprimere più di un voto usando lo stesso computer e il voto dal telefono cellulare non era elencato fra i metodi che si potevano usare. Adesso saremmo comunque obbligati ad avere lo SPID, cosa improbabile se non impossibile per i molto anziani, che dovrebbero comunque rivolgersi a familiari o estranei per farsi aiutare.

La soluzione l'aveva trovata qualcuno, che voleva farli cancellare dall'elettorato attivo a opera dei Consolati, forse non sapendo che l'elenco degli aventi diritto al voto lo gestisce il Ministero dell'Interno, che riceve nomi e coordinate dai Comuni, i quali, a loro volta, li ricevono dalle sedi diplomatico-consolari che registrano i cittadini iscritti all'AIRE. Dodici anni dopo, la situazione è diventata ancora più complicata, dato che gli Hacker possono entrare in qualunque cervello o cervellone elettronico, facendo deragliare l'intera macchina elettorale, magari a favore di chi ha abbastanza soldi per ingaggiarli. Infine, proprio per costruire e rodare il meccanismo elettronico. ci vuole una montagna di soldi.

Nel 2010 erano necessari 20 milioni di euro per progettare e realizzare un procedimento fruibile e sicuro. Dodici anni dopo, l'investimento sarà certamente raddoppiato, più o meno come il numero degli eventi diritto. Abbiamo visto con enorme tristezza e vero e proprio disgusto, come gli autori di brogli e reati elettorali perpetrati in quest'ultima tornata, anche ove siano stati scoperti, come Aldo Lamorte in Uruguay, non siano ancora stati puniti dalla Giustizia, né privati della montagna di cariche che ricoprono. Il secondo tema generale, che riguarda tutti i cittadini italiani che vivono e risiedono fuori dallo Stivale, anche per periodi di tempo limitati, è quello dei servizi consolari.

Quando l'Ambasciata o il Consolato sono sottostaffati, le sedi sono costrette a scegliere quali servizi hanno la priorità assoluta ed elaborare una sorta di graduatoria per importanza di tutti gli interventi di cui sono responsabili per legge, tenendo conto delle lungaggini e complicazioni create dal rispetto della burocrazia.  È inevitabile che, per l'impossibilità di sbrigare tutte le pratiche tempestivamente, le prime vittime siano le domande di riconoscimento della cittadinanza risalendo agli antenati, magari emigrati più di un secolo fa. Passaporti e visti devono avere una corsia preferenziale: i primi perché consentono di dimostrare la propria identità ovunque e viaggiare praticamente in tutti i Paesi del mondo, al contrario di quanto avviene per i cittadini di altre Nazioni; i secondi perché consentono agli stranieri di entrare in Italia per motivi di studio o di lavoro e, in alcuni casi, anche di turismo, che è ripreso con forza verso il Bel Paese e ha fatto registrare una crescita del PIL anche nel terzo trimestre del 2022, come ci ha confermato l'ISTAT. Della terza criticità incancrenita, vale a dire il quadro dell'insegnamento dell'italiano all'estero, parleremo approfonditamente in altra occasione.