"Qui dobbiamo ricordare che cos'è il diritto del mare, tante volte invocato a sproposito. Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l'Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata". Giorgia Meloni risponde così a Bruno Vespa sulla questione immigrazione: si tratta di un passaggio del nuovo libro - in uscita il 4 novembre - firmato del giornalista e conduttore tv e intitolato "La grande tempesta". Alla neopremier è dedicato un un intero capitolo.

"L'immigrazione - si legge ancora tra le dichiarazioni di Meloni -, prima di essere un problema di politica interna e di ordine pubblico, è un problema di politica estera e di geopolitica. L'unico modo per risolverlo è far parlare l'Africa con l'Europa. Per questo ho lanciato il progetto di un Piano Mattei, rifacendomi al grande stratega fondatore dell'Eni che riscattò i paesi produttori di petrolio dal colonialismo delle grandi compagnie americane". Un passaggio che richiama quanto affermato già qualche giorno fa, durante il discorso di insediamento alla Camera, quando il presidente del Consiglio aveva annunciato che si sarebbe ispirata all'imprenditore e politico Enrico Mattei, fondatore dell'Eni. 

Nell'intervista di Vespa Meloni cita poi "il ripristino dell'operazione Sophia, nata nel 2015, che nella terza fase, mai attuata, prevedeva di estirpare alla radice il sistema organizzativo del contrabbando di esseri umani, cioè quello che noi abbiamo sempre definito blocco navale". E aggiunge: "La mia idea di Europa è quella di un'Europa confederale in cui viga il principio di sussidiarietà. Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma, non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi". 

Per la neopremier, c'è stata finora "un'Europa invasiva nelle piccole cose e assente nelle grandi materie". "Non converrebbe - si chiede - lasciare agli Stati nazionali il dibattito sul diametro delle vongole e occuparsi invece a livello comunitario dell'approvvigionamento energetico? Definirci atlantisti, ma non europeisti mi pare francamente un'idiozia. Oggi tutto è estremamente ideologico. Passa la vulgata che sei europeista se sei federalista. Il federalismo europeo accentra, mentre il federalismo nazionale decentra. Che senso ha? Vogliamo dire che il Superstato europeo non ha funzionato? In Europa, gran parte del potere decisionale è in mano alla Commissione, che viene indicata dai governi, ma nel nostro ordinamento la sovranità è del popolo che la esercita attraverso il Parlamento. C'è qualcosa che non funziona, soprattutto in una Repubblica parlamentare come la nostra".