Giorgia Meloni (Depositphotos)

di Angelo Bruscino

Dopo aver fatto di tutto per dimostrarsi affidabile, Meloni si ritrova al centro di una crisi diplomatica con la Francia sulla questione migranti. Rischia di isolarsi nella Ue? Al di là del merito della faccenda, non reputo che la postura più antagonista verso i nostri partner europei sia un errore da parte della nostra premier. Meloni sicuramente è stata votata da euroscettici o comunque italiani non pienamente in sintonia con il super europeismo che il Pd ha da sempre manifestato. Anni di "ce lo chiede l'Europa" non ci hanno evitato misure draconiane, austerità e rigore fiscale, e se non abbiamo fatto la fine della Grecia, è solo grazie a Draghi, prima, e a un mutato clima politico, poi, a seguito della pandemia.

Un maggiore determinatezza nei riguardi degli altri Stati membri può consentire di perseguire meglio gli interessi italiani. In Italia vige un europeismo metafisico, per il quale esisterebbe un interesse europeo superiore che automaticamente comporterebbe il meglio per l'Italia. Non è così, in politica, perché ognuno persegue i propri interessi. Ci sono casi in cui si possono fare gli interessi di tutti, altri in cui l'interesse di uno non coincide con quello di un altro Stato. La Francia ha perseguito il proprio interesse a danno dell'Italia coi migranti a Ventimiglia, con l'invasione in Libia, con l'esercizio del golden power contro le scalate dei player italiani in Francia. Ha fatto bene. Macron deve rispondere ai suoi elettori. Sia concesso all'Italia di fare lo stesso, allora, senza iniziare uno stucchevole teatrino sull'Italia isolata in Europa.

Ciò detto, vale la pena di capire se all'Italia convenga, in realtà, distanziarsi dalla locomotiva franco tedesca. Sono sicuramente più motivate queste obiezioni. Il sistema produttivo italiano è strettamente connesso a quello tedesco, dunque, più che la Francia, è la Germania per noi un punto di riferimento. Anche qui, però, non mi sembra che Meloni si stia isolando, soprattutto senza costruire altre alleanza. Non penso a quelle con gli Stati di Visegrad, poco influenti, sia detto con tutto il rispetto. Meloni, piuttosto, sta costruendo una partnership con gli Usa sempre più forte. Ad iniziare con l'adesione sempre più convinta alla posizione Nato sull'Ucraina. Anche qui, dovremmo avere il coraggio di ammettere che l'interesse Usa non sempre è in sintonia con quello dell'Europa e che, anzi, una Germania privata del suo primo provider energetico, la Russia, è una buona notizia per Washington, che sconta il secondo maggiore deficit della sua bilancia commerciale proprio con Berlino.

Insomma, proprio come con Draghi, più vicino agli Usa sulla questione Ucraina, di quanto non lo fosse Scholz, ansioso di riallacciare un rapporto con Mosca, Meloni è "l'amico americano". E anche in questo, la presidente del Consiglio si sta rivelando draghiana, nonostante le origini non proprio liberali del suo partito. Insomma, Meloni non è isolata, ma è in buona compagnia, e farsi rispettare non è un peccato. Si tratta di capire se questa sponda atlantica, però, sarà in grado di compensare un eventuale raffreddamento con Berlino, indotto dalla Francia. Una scommessa sulla quale sta puntando tutto, a quanto pare, Giorgia Meloni.