I tifosi delle squadre di calcio che si stanno contendendo il trofeo mondiale, hanno vita dura in questi giorni. Questo perché il Qatar è un paese musulmano dove la vendita e il consumo di alcol sono altamente regolamentati. Cocktail, vino e birra sono consentiti in una serie di hotel di lusso, e solo in due negozi del Qdc, Qatar Distribution Company, l'unico importatore e distributore di alcolici in Qatar, si possono acquistare alcolici per il consumo domestico. Secondo quanto rivela il New York Times, ci sono comunque delle regole ferree da seguire.

"Tutti sono invitati a venire in Qatar", ha dichiarato Hassan al-Thawadi, il capo del comitato organizzatore locale della Coppa del Mondo in un'intervista alla vigilia del torneo, "quel che chiediamo è solo di rispettare il fatto che siamo una nazione relativamente conservatrice". Tuttavia, per i gli ospiti internazionali che vogliono fare come a casa propria, il Qdc offre un'ancora di salvezza alcolica in quanto "l'accesso al negozio viene concesso su richiesta gestita dallo Stato", privilegio esteso nelle ultime settimane a squadre, sponsor e ai media che sono atterrate in Qatar per la Coppa del Mondo. Ad esempio, ua mattina tre funzionari della squadra nazionale di calcio degli Stati Uniti sono stati visti spingere ben tre carrelli pieni di bottiglie e casse di birra, con l'idea di caricarne anche un quarto.

La scelta delle bevande comprende aperitivi dalla Francia, sake dal Giappone, vini dal Cile e dall'Australia, birre dal Messico, Brasile e Filippine. "C'è persino una stanza piena di congelatori e dedicata interamente ai prodotti a base di carne di maiale, che altrimenti non sarebbero disponibili nei ristoranti e nei negozi di alimentari del paese, pizze surgelate ai peperoni e braciole di maiale di marca Spam, salsicce, confezioni di pancetta", riferisce il Times. Sopra la porta un cartello avverte: "Pork Shop. Per i non musulmani". Per gli staff delle squadre internazionali, Stati Uniti compresi, il permesso di spesa vale una quota mensile pari a 2.000 riyal, la moneta locale, equivalente a 500 dollari americani e sulla quale in molti hanno storto il naso, definendola "una quota di sopravvivenza", cioè troppo bassa.

Quanto ai locali che vengono autorizzati ad accedere ai negozi, devono dimostrare di avere uno stipendio minimo di 3.000 riyal al mese, pari a circa 825 dollari, altrimenti l'ingresso viene loro negato. E questa soglia fa anche sì che l'alcol legalizzato sia sostanzialmente fuori dalla portata di centinaia di migliaia di lavoratori immigrati che costituiscono quasi il 90% della popolazione del Qatar: molti di loro, infatti, guadagnano un salario minimo di 275 dollari al mese". Questa disparità di trattamento tra ospiti stranieri, immigrati e residenti viene di fatto considerata ingiusta. Una restrizione ingiustificata. Dopo le lamentale del team sportivo statunitense, il budget d'acquisto considerato troppo basso, è stato raddoppiato a tutti i team ospiti.