Il Reddito di cittadinanza è stato oggetto di ampio dibattito istituzionale e di particolare attenzione mediatica anche in occasione delle verifiche di accertati casi di indebita percezione della stessa. Il sistema dei controlli risulta particolarmente complesso in ragione anche della numerosità delle Amministrazioni coinvolte e della tempistica da rispettare per la verifica dei requisiti, all’atto della presentazione della domanda. In fase di prima attuazione, in conformità delle disposizioni normative, l’Inps ha attuato un sistema di controlli centralizzati sulla sussistenza dei requisiti previsti dalla legge, affiancato da verifiche ex post a cura delle sedi territoriali sulla veridicità delle dichiarazioni. A seguito dell’evoluzione applicativa della misura, l’Inps ha intensificato i controlli ex ante nell’ottica di prevenire ed individuare i comportamenti opportunistici e fraudolenti.

Gli scenari di rischio elaborati e i relativi allarmi attivati dall’Istituto hanno permesso di individuare su circa 1.290.000 domande pervenute, nei primi dieci mesi del 2022, oltre 290.000 a rischio: 240.000 sono state respinte in automatico, prima che la prestazione potesse essere indebitamente percepita; 50.000 sono state sospese e sottoposte ad ulteriori controlli. L’efficacia dei controlli posti in essere dall’Istituto è comprovata dai dati esposti nella tabella allegata che evidenzia il numero delle pratiche respinte, decadute e revocate al 30 settembre 2022.

Un altro scenario di rischio che l’Istituto sta da poco utilizzando, in stretta collaborazione con le forze dell’Ordine, è quello relativo all’eventuale titolarità di imprese e/o di qualifiche/cariche sociali da parte dei componenti il nucleo familiare richiedente il beneficio. Tale circostanza, infatti, seppure di per sé non incompatibile con la fruizione del beneficio RdC, è ritenuta sintomatica di potenziali frodi comunque connesse alla fruizione del Reddito di cittadinanza oppure ad irregolarità concernenti il settore delle aziende, quali, ad esempio, quelle dei “prestanome” nella titolarità delle stesse.