Carlo Bonomi (da YouTube)

Continua a far discutere, e non poco, la manovra finanziaria del primo governo a trazione Giorgia Meloni. Ieri la legge di bilancio è stata bacchettata dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Manca attenzione al lavoro e alla crescita del Paese. "Sul cuneo fiscale serviva un intervento choc, mettendo più soldi nelle tasche degli italiani a basso reddito", ha aggiunto.

“La proposta di Confindustria era un taglio di 16 miliardi di euro con la riconfigurazione del 4-5% della spesa pubblica”, ha sottolineato. Il taglio “doveva andare per 2/3 a favore dei lavoratori e per 1/3 a favore delle imprese, agli italiani con redditi inferiori ai 35 mila euro poteva andare una mensilità di più di 1.200 euro”. Le imprese vogliono essere messe “in condizioni di creare posti di lavoro e invece abbiamo provvedimenti che non hanno niente a che vedere con la crescita del Paese e con il lavoro”, ha spiegato Bonomi facendo riferimento ai prepensionamenti “che non creano posti di lavoro” e “anche a quota 100”. Per effetto di questi provvedimenti e di tutte le eccezioni previste alla Legge Fornero ancora in vigore, ha aggiunto Bonomi “quest'anno si andrà in pensione con 61,5 anni e non con i 67 che alcuni partiti continuano a sostenere per ragioni elettorali. Vorrei chiedere - ha detto il presidente di Confindustria - perché, anche quando l'economia cresce, l'Italia non riesce ad avere mai più di 23 milioni di lavoratori”.

L'Italia è un Paese “dove si pagano più tasse sul lavoro che sulle rendite finanziarie”. Tra gli aspetti positivi della legge di bilancio c'è invece “l'aver messo buona parte delle risorse di questa manovra per contrastare il caro energia”. Un altro aspetto positivo di questa manovra sottolineato da Bonomi è “l'intervento per l'aumento della produzione nazionale di gas. È mportante garantire l'aumento di questa produzione a prezzi calmierati per imprese e famiglie”, ha aggiunto il numero uno di Confindustria. Sul tema del lavoro è intervenuto anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana: “Deve essere degno, non precario, e favorire l’ascensore sociale. A oggi in Italia sono almeno tre milioni gli italiani che hanno un lavoro discontinuo, o comunque un salario che difficilmente permette di poter costruire una famiglia”.