Foto: Depositphotos

Franco Esposito

Gli piaceva atteggiarsi a Conte di Montecristo. E tale è il suo alter ego su Facebook. Il soprannome con cui lo chiamano tutti, al suo paese natale in Umbria. Ma ad un certo punto della fiera, diciamo oggi, l'esistenza di Davide Pecorelli, imprenditore esclusivamente per sua personalissima attribuzione, si confonde e combacia con il personaggio principale, Edomond Dantès, dell'opera dello scrittore Alexandre Dumas. Il Conte di Montecristo, appunto. 

Singolare personaggio Davide Pecorelli. Definirlo con questo aggettivo significa limitarne la fantasia perversa e lo spirito di avventuriero. Tipico esponente negativo della fantasia italiana, ne ha fatte di ogni nella sua vita. Fino alla simulazione del suo omicidio e la ricerca del tesoro, pensa te, sull'iola del personaggio di Alexandre Dumas.  É accusato di frode, incendio doloso, profanazione di tombe:  arrestato sarà estradato in Albania. 

La storia merita, al di là degli aspetti drammatici che l'hanno attraversata negli ultimi due anni. Le porte di un carcere senza il fascino letterario del Castello d'Ir raccontato da Dumas, quelle di Capanna, Perugia, si sono aperte nel fine settimana scorso. Ora è rinchiuso in una cella, in esecuzione del mandato internazionale della Procura di Pulce. 

L'udienza di convalida dell'arresto precede la pronuncia sulla richiesta di estradizione, pretesa dei magistrati albanesi. Residente a Lama, nel comune di San Giustino Umbro, questo stravagante personaggio, bella tempra di impostore, aveva fatto perdere le sue tracce nel gennaio del 2021. Sparito letteralmente al confine tra l'Alabania e il Montenegro. 

Gli inquirenti avanzano una precisa ipotesi: la sparizione di Pecorelli poteva essere spiegata come il tentativo per seminare e sfuggire agli ingenti deviti accumulati. Come e dove? La situazione debitaria pare discendesse dal suo ruolo di titolare di alcuni centri estetici tra l'Alto Tevere e la  provincia di Arezzo. Dove tuttora è sotto processo per bancarotta. 

Pare non si sua fatto mancare nulla l'ineffabile Davide Pecorelli. Impostore e imbroglione, tout court. E come tale viene indicato dai magistrati perugini. Una loro vecchia conoscenza. Mistero italiano, uno dei tanti. Avanti un'altra, per gradire. L'auto che Pecorelli aveva noleggiato era stata ritrovata, carbonizzata, sul bordo di una strada di campagna a Pulce. Nell'interno furono rinvenuti il cellulare di Pecorelli e delle ossa umane. Osse umane, ma che dico? Proprio vero, anche se l'esame del Dna escluse che potessero essere sue. 

La squallida messinscena è emersa a distanza di nove mesi. Quando Pecorelli fu recuperato dai carabinieri al largo dell'Isola di Montecristo, a bordo di un gommone in completa avaria. Converrete, gente, che il sedicente imprenditore ne ha combinate più di Carlo in Francia. La fantasia non gli è mai mancata, al netto del fatto  che trova impirego non corretta, da parte sua. 

Quarantasette anni e un passato di arbitro di calcio in serie C, Davide Pecorelli fornì ai Carabinieri i arrivati da Roma per stare con lui, uno stravagante racconto. "Ero lì per il tesoro, sono arrivato a Roma con l'autobus dei pellegrini". A completamento l'esplosione finale di pura fantasia. "Ho prelevato i soldi al bancomat, poi mi sono spostato a Grosseto e all'Isola del Giglio. Noleggiato il gommone, ho fatto il viaggio verso Montecristo in cerca delle monete d'oro". 

Il racconto viene qui riproposto al naturale. Perciò risulta incredibile. Una persona normale in cerca di un tesoro che esiste solo nel romanzo di Dumas. La storia è fatta di situazioni reali, all'interno non c'è posto per le rivelazioni fantastiche. Fatto sta che la Procura di Grosseto non gli ha creduto. Archiviata l'accusa di ricettazione – il tesoro è stato rubato davvero a Sovana, in Maremma, nel 2019 – Pecorelli si è beccato "l'autocalunnia e la sostituzione di persona per l'uso di documenti falsificati". Il falso mirava al ritorno in Italia. 

Arresto e accuse, come le ha prese il buffo Conte di Montecristo? Intanto, sono le stesse che gli erano state contestate nell'interrogatorio. L'avvocato Andrea Castori, legale di Pecorelli, sostiene che "a nostro parere, per la misura cautelare non ci sono presupposti, il mio assistito ha tenuto un comportamento ineccepibile, da quando è rientrato in Italia". L'avvocato che assiste Pecorelli non prende neppure in considerazione che possa esserci o verificarsi "un pericolo di fuga". 

Da qualsiasi lato la si prende e la vede, questa storia incredibile per questi nostri giorni sembra uscita da un romanzo d'appendice. Con i suoi folli giri e gli accadimenti al limite del paradosso, ad Alexandre Dumàs sarebbe piaciuta da morire. Manca solo l'abate Faria, personaggio ovviamente di fantasia abile, abilissimo, nelle sparizioni. Proprio di questo ora avrebbe bisogno Pecorelli, maestro nel diventare primula rossa.