Mostra Pasolini maggio 2022

di Matteo Forciniti

Restiamo a Montevideo e questa volta diamo spazio alla Famèe Furlane, un gruppo storico della collettività che ha saputo integrare anche i giovani puntando decisamente sulla cultura e sulle tradizioni. Parliamo con Bernardo Zannier, il presidente del Famèe Furlane di Montevideo.

- Come giudicate questo 2022?

- Il bilancio è positivo anche se c’è ancora migliorare. Quest’anno abbiamo dato grande importanza alle attività culturali con la mostra organizzata per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini esposta alla Casa degli Italiani e poi, più recentemente, al Museo de las Migraciones. Abbiamo anche iniziato il ciclo sui miti e le leggende del Friuli attraverso la rappresentazione dei Krampus e poi abbiamo fatto le nostre attività più tradizionali come i pranzi e la sagra della polenta, tornata con la sua terza edizione. Oltre a ciò siamo riusciti a mandare due ragazzi alla prestigiosa scuola dei mosaicisti di Spilimbergo grazie alle borse di studio della Regione.

Proporre iniziative di carattere culturale è molto importante per andare avanti e per tramandare le nostre tradizioni, il nostro senso di appartenenza e l’unità.

 

Curatori della mostra Samanta Dell'Acqua e Atilio Deana

 

- Quali sono stati i problemi che avete riscontrato?

- Captare l’attenzione delle persone, giovani e meno giovani, sta diventando sempre più complicato di fronte alla crescita del virtuale. Da tempo noi abbiamo deciso di aggiornarci per essere presenti anche sui social ma bisogna riconoscere che far partecipare le persone alle attività in presenza sta diventando abbastanza difficile.

- Quali sono i propositi per il nuovo anno?

- La sfida è quella di continuare a portare avanti i nostri obiettivi, di cercare di diffondere il più possibile la nostra cultura e le nostre tradizioni all’interno della società uruguaiana per poter integrare più persone. Per il prossimo anno, oltre alle classiche attività, continueremo a proporre il ciclo sui miti e le leggende e poi faremo una serie di iniziative per il centenario della nascita di Guido Zannier, mio padre, riconosciuto accademico arrivato in Uruguay dopo la seconda guerra mondiale.

- Come giudicate i servizi consolari dopo l’apertura, a fine luglio, di una nuova sede?

- Non abbiamo elementi per poter rispondere, non abbiamo opinioni né positive né negative. Quando i nostri soci ci chiedono informazioni sui servizi consolari noi rimandiamo sempre ai patronati dato che si occupano di queste cose, noi facciamo altro.

Personalmente, sono convinto di una cosa: il sentirsi italiano, riconoscersi in una patria, va al di là di una semplice cittadinanza, è un sentimento molto più profondo. Io stesso non ho mai potuto prendere la nazionalità perché mio padre si fece uruguaiano per poter insegnare e poi, quando riottenne la cittadinanza, noi figli rimanemmo esclusi. Dispiace dirlo ma spesso vediamo persone che hanno un solo interesse, quello di prendere un documento per viaggiare e questo non va bene.