di Lucio Fero

Per carità, libero argomento di liberi avvocati in libero dibattimento con alla difesa tutta la libertà di usare ogni piega di tutti i Codici...Però sia consentito al profano osservatore esterno almeno un sorriso. Non di compiacimento, no. Ma di rassegnato stupore. Dunque moglie e figlia dell'ex deputato europeo Panzeri, attualmente detenuto in Belgio a seguito dell'indagine prima e della flagranza poi (i sacchi di banconote) di corruzione, moglie e figlia a loro volta accusate di tutto sapere e molto collaborare con papà-marito e le sue attività si oppongono alla richiesta belga di trasferirle appunto in Belgio. Non a trovare papà e marito, trasferirle in Belgio in stato di detenzione. Ora sono agli arresti domiciliari in Italia.

Comprensibile la richiesta della magistratura belga, anzi doverosa ai fini dell'indagine. Comprensibile, quasi obbligata l'opposizione di chi dovrebbe subire quella che nei fatti sarebbe una estradizione. Quel che è...ineffabile è l'argomento: in Belgio no perché chi ci dice che lassù le carceri sono adeguate, pulite, spaziose, spazzate, civili? 

Il bue e l'asino, ma è solo superficie - Immediato è il rimando alla storiella del bue che dava del cornuto all'asino: dall'Italia storicamente campione europeo o comunque sempre sul podio sold out, overbooking, tutto esaurito nei penitenziari un sopracciglio pensoso si leva, non è che i belgi hanno carceri sovraffollate? Il bue e l'asino, ma cosa non si fa per la difesa e in terra di avvocati, come in amor e i guerra, ogni argomento è lecito. Anche se, come nel caso, tragicomico. Ma il meglio deve ancora venire.

Moglie e figlia di Panzeri e relativi avvocati hanno detto: no, il Belgio no. Fanno il loro lavoro. Una prima decisione, risposta di un primo collegio di giudici italiani: no, rifiuto del Belgio respinto, la signora Panzeri può essere trasferita lì. Altro collegio, altra decisione. Opposta e contraria: la figlia resta in Italia. Ovviamente in entrambi i casi ci sarà altro grado di giudizio. Di modo che tutti possano aver evidente nozione della pluralità ampiamente rappresentativa dell'amministrazione della Giustizia nel nostro paese sensibile quanti altri mai all'autonomia di ogni segmento di ogni istituzione. 

Consegnarle alla giustizia belga? Sì, No, Vediamo. Ne riparliamo. Ma forse la migliore da stupiti osservare è la decisione comunicata di prendere tempo, almeno fino ai primi giorni di gennaio 2023. Tempo per cosa? Per "attingere" notizie sullo stato reale degli istituti di pena in Belgio, in modo che, qualora avvenisse il trasferimento delle due donne, le "condizioni non siano più afflittive" della condizione in Italia.

Un paio di settimane per "attingere" elementi di notizia se nelle carceri belghe c'è riscaldamento, luce elettrica, acqua corrente, assistenza sanitaria? Un paio di settimane? Sì, c'è Natale di mezzo ma video e mail e telefono no? Già la domanda siete gente civile nelle vostre carceri è tragicomica, grottesca è la tempistica. Due settimane, manderemo in trasferta un paio di ispettori e poi riferiranno ad una commissione? Ci vuole faccia tosta per appigliare il no all'estradizione alla crudeltà/scomodità carceraria belga, faccia da avvocato professionalmente tosta. Ma ci vuole una faccia di...diciamo di tolla per prendersi due/tre settimane di tempo per appurare se in quello sperduto paese chiamato Belgio nelle celle funziona lo scarico del water.