Depositphotos

A causa dei decessi provocati dal Covid specie tra gli anziani, l'aspettativa di vita è calata in Italia così come in tutta Europa. E quanto viviamo in media serve a calcolare l'importo delle nostre pensioni. Che, a causa della pandemia, avranno dei coefficienti di trasformazione più alti nel prossimo biennio e quindi più favorevoli. I coefficenti concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo: quelli applicati nel prossimo biennio 2023-24 saranno migliori di quelli del 2021-22. A parità di contributi accumulati, chi andrà in pensione nel prossimo biennio avrà quindi un assegno mensile leggermente più alto di chi vi accede entro quest'anno.

L'aspettativa di vita si è ridotta - La riduzione dell'aspettativa di vita era già stata rilevata in un decreto ministeriale lo scorso ottobre. Ciò è dovuto all'aumento della mortalità per il Covid. Nel recente passato l'aspettativa di vita è andata a ridursi dopo essere cresciuta per diverso tempo. Quindi le pensione maturate nel 2023-24 non avranno gli stessi requisiti del 2021-22, requisiti che non possono essere ridotti ma al limite lasciati invariati se la vita si accorcia.

Come cambieranno le pensioni  - Nel 2023 cresceranno insomma i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il calcolo della pensione. Questi coefficenti variano anche in base all'età anagrafica del lavoratore nel momento in cui consegue la prestazione previdenziale, a partire dall'età di 57 anni e fino ai 71 anni. Maggiore è l'età del lavoratore, più elevati risulteranno anche i coefficienti di trasformazione. Nel 2023 il coefficiente sarà pari a 4,270 per chi esce a 57 anni (era 4,186 nel 2021-2022) e a 6,655 per chi esce a 71 anni (era a 6,466 nel biennio 2021-2022).