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Franco Esposito

Lascio passare ore, non giorni. Preferisco che l'emozione si attenuti e la commozione si ammorbidisca un tantino. Scelgo la strada dell'attesa, faccio in modo che tutto si attenui, allontanandosi parzialmente dall'onda di dolore che permane e deve permanere, non più in primo piano: come sottofondo. Valuto la situazione, poi prendo il coraggio a due mani. Ma sì, lo chiamo, gli telefono. Siamo legati da forte, sincera, disinteressata amicizia da quarant'anni, e poi lui non è il tipo che usi sbattere il telefono in faccia anche al più inopportuno dei disturbatori. 

Premesso che disturbatore non lo sono stato mai nei suoi confronti, telefono a Roberto Mancini. Il sodale, il collega, il fratello, l'amico. Sì, l'amico di tutte le stagioni di Gianluca Vialli, che Dio lo abbia in gloria e la terra gli sia tenera. Robi, come lo chiamava lui, Gianluca Vialli, il calciatore borghese nato e cresciuto in un castello, mai snob però. Il professionista più amato dal popolo dei calciofili.  

      Dai, Robè, rompilo questo silenzio. Dimmi, dicci, regalaci un tuo pensiero sull'amico scomparso, esci per un attimo dal suo solido guscio del dolore. Ti capisco, ti capiamo. 

     "La Figc ha pubblicato una mia intervista. È un riferimento, vale anche per te, amico mio". 

E lui, ha scritto una lettera, toccanti i toni. Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juventus e della nazionale, l'ha letta sabato allo stadio, prima di Juve.Udinese. 

Leggo, intravedo, penso, vedo. Roberto Mancini in lacrime, con le mani giunte. 

     -Triste? 

     "No. A Luca io triste non sarei piaciuto". 

      - Ci resta, resiste, resisterà quell'immagine iconica. Tu e Luca abbracciati, in lacrime, sul prato sacro di Wembley. Campioni d'Europa, l'obiettivo mancato da voi due calciatori. 

    "Porterà quella immagine per sempre con me, voglio che mi accompagni per il resto della mia vita. Un magnifico, meraviglioso ricordo: Luca sembrava aver vinto la partita più difficile. Ma quello è un avversario che non perdona". 

Il resto è l'intervista pubblicata integralmente poi dal quotidiano La Nazione, a firma Paolo Franci.

     Una testimonianza forte, dura, vera.  

     -Come stai, Roberto? 

     "Non benissimo, Luca che se n'è andato è una grande perdita per me, per la sua famiglia, per il calcio italiano". 

      -Qualche giorno fa, il 29 dicembre, eri stato a Londra per salutare Luca. Sapevi che sarebbe stata l'ultima volta? 

       "Speravo accadesse qualcosa. Campavo con una illusione, speravo in un miracolo. Ci siamo visti, abbiamo parlato, abbiamo scherzato, Luca era di buon umore, come al solito. E questo per un attimo mi ha risollevato". 

      -Amici per sempre. Chi era Luca per Roberto e chi era Roberto per Luca? 

      "C'era un legame stretto, abbiamo vissuto quasi tutta la vita insieme. Un legame che possono avere due fratelli. E quando si è amici, lo si è per sempre. Luca era per me questo: amore, affetto, amicizia". 

      -Quale eredità ci lascia? 

      "é stato molto bravo, Luca. Ha fatto capire ai più giovani il valore vero della maglia azzurra. E dove si può arrivare, se si hanno le qualità e la volontà giuste. É stata una persona di grande valore, a noi tutti piaceva ascoltarlo e stare con lui. Erano momenti molto importanti per costruire qualcosa. Riprendiamo a costruire secondo il suo esempio e le sue indicazioni". 

     -Il sorriso ha sempre accompagnato Luca. 

     "Lui era questo. Gioioso, sempre allegro. Un ragazzo molto vivo e lui farebbe certamente piacere essere ricordato così". 

     -Giovane, allegro, straordinario, a cui piaceva la vita.  

     "Proprio questo. E per questo indimenticabile mio fratello e mio amico". 

L'Italia tutta ha ricordato Luca Vialli, che se n'è andato a cinquantotto anni, consumato da un male ribelle a qualsiasi assalto terapeutico. Ma sapete come? Rai 1 ha mandato in onda ieri sera "La Bella stagione". Racconta la Sampdoria dello scudetto, quei terribili impuniti ragazzi capaci, tutti insieme, messi insieme dal petroliere Paolo Mantovani munifico, generoso. I ragazzi dello scudetto che Gianluca Vialli invitò al suo castello di Grumello per la feta celebrativa. 

"La Bella stagione" è un film tratto dal libro che Gianluca Vialli e Roberto Mancini hanno scritto con gli altri protagonisti di quella straordinaria cavalcata. 

      "Ci sono cose calcistiche, ma non è per questo che è stato concepito e fatto. L'aspetto centrale era far vedere e capire quanto sia importante l'amicizia tra persone che lavorano in gruppo e dove può arrivare quando si stabilisce questo tipo di coesione". 

Roberto Mancini non nasconde, anzi confessa di aver pianto da spettatore davanti alla tv. "Ma avevamo già pianto, Luca e io, tempo fa. Insieme, come sempre, per una vita intera. Troppa breve, la sua, di vita. Mannaggia, mannaggia". 

I funerali oggi pomeriggio a Londra, in forma privata. Cremona ha proclamato il lutto cittadino.