di Daniele Mastrogiacomo

 

Prima di partire per gli Usa, dove si è rifugiato con la moglie Michelle e la figlia Laura, Jair Bolsonaro ha praticamente distrutto l’appartamento presidenziale del Palacio da Alvorada a Brasilia. Lo ha scoperto Janja, Rôsangela da Silva, ultima e terza moglie di Lula durante un sopralluogo nella sede dove andrà a vivere con il nuovo presidente del Brasile. È rimasta turbata e quando è tornata la seconda volta si è fatta accompagnare da una giornalista di Globo tv per testimoniare con delle immagini lo scempio. Tappeti strappati, divani bucati e lacerati in più punti, infiltrazioni nei muri, finestre rotte e opere d’arte, come dipinti di pregio, abbandonate all’esterno e rovinate dal sole. Mancano anche alcuni pezzi che facevano parte della collezione storica del palazzo da sempre adibito a residenza ufficiale dei capi di Stato. Un vero disastro.

Nel salone di rappresentanza il pavimento in marmo ha punti sollevati e parti staccate. Bolsonaro aveva portato via tutto. Ha lasciato solo una penna a sfera, di quelle usa e getta, appoggiata sulla scrivania della biblioteca dove si tenevano le visite ufficiali. Il resto è sparito. Non si sa se lo abbia conservato da qualche parte o semplicemente dato a amici e conoscenti. Persino un albero di mandacaru, piantato a suo tempo da Lula, è stato sradicato e abbandonato in giardino. L’Alvorada è uno dei palazzi più iconici di Brasilia, costruito nel 1958 su disegno di Oscar Niemeyer. Appartiene allo Stato e come tale tutta la mobilia dell’interno va conservata, catalogata, in caso restaurata. Un compito che adesso Janja dovrà fare con l’aiuto dei funzionari e che obbligherà la coppia presidenziale a posticipare il loro ingresso.

Chiuso nel suo mega appartamento di due piani a Orlando, di proprietà dell’ex campione di arti marziali brasiliano José Alvo, l’ex capitano sconfitto alle ultime elezioni starebbe meditando seriamente di chiedere la cittadinanza italiana. Può farlo in virtù della sua discendenza dai nonni, sia paterni sia materni, originari del nostro paese. Angelo Bolzonaro, con la z poi trasformata in s, era di Anguillara Veneta, un paesino in provincia di Padova. Emigrò con i suoi genitori in Brasile il 25 maggio del 1888, nella prima ondata di italiani decisi a iniziare una nuova vita in giro per il mondo e soprattutto in America Latina. Basti considerare che la sola San Paolo conta oltre 6 milioni di residenti di origine italiana.

Per Jair sarebbe una soluzione che lo metterebbe al riparo dai guai giudiziari. È stato sfiorato da numerose inchieste che coinvolgono in prima persona i suoi tre figli. Sono tuttora aperte e prima o poi arriveranno a delle conclusioni. La prospettiva del carcere non è così remota. Ci sono poi, a livello internazionale, delle richieste di incriminazione per genocidio: è indicato come corresponsabile della morte di oltre 650 mila persone per la sua politica dissennata sul Covid.

Le voci su una richiesta di cittadinanza sono tornate a rimbalzare sui social ma, finora, non c’è alcuna conferma ufficiale. Anzi. Già nel novembre 2022, rispondendo a un’interpellanza del deputato dei Verdi Angelo Bonelli, il sottosegretario alla Cultura Angelo Mazzi smentiva che l’ex presidente brasiliano avesse fatto richiesta di cittadinanza sulla base del “jus sanguinis”. Nella stessa risposta si confermava invece che i due figli dell’ex leader di estrema destra, Flavio e Eduardo, senatore e deputato al Congresso, avevano avviato una richiesta sin dal 2019. Nel novembre scorso si erano recati entrambi negli uffici consolari di Brasilia, dove risultano residenti, e avevano sollecitato l’iter della loro pratica. Sorpresi da un giornalista, Flavio aveva ammesso che erano andati in ambasciata per questo scopo.