Una veduta di Firenze (foto: depositphotos).

Franco Esposito

Senza casa a Firenze. Diciottomila famiglie non riescono a trovarne una in affitto. Meno che mai in centro città, ormai impraticabile per i fiorentini, a causa dei pesanti canoni di fitto. Il centro di Firenze è a peso d'oro. 

Un comitato promotore ha posto due quesiti nell'ambito di referendum consultivi. I percorsi sono cominciati nell'ultimo fine settimana. In sintesi, chiedono in maniera brutale: "Potrai ancora permetterti di vivere a Firenze?".  Quesito numero due: "Chi potrà avere la possibilità di venire a lavorare, studiare e vivere a Firenze?". 

Da qui il monito finale: basta con i consumatori di lusso, Firenze non è un albergo. I due referendum si propongono di salvarla, la città. Firenze è una delle più visitate al mondo. Impressionanti in assoluto sono i suoi numeri sotto l'aspetto turistico. Quelli del Comitato Promotore ora sono tenuti a rispondere a due domande fondamentali, entrambe contenti la possibilità di revoca di due deliberazioni del Consiglio Comunale di Firenze riferite al Regolamento Urbanistico. 

Riguardano rispettivamente la "dismissione del servizio pubblico esistente" e "gli usi temporanei". Si tratta di testi evidentemente astrusi, tradotti nella domanda formulata dal comitato promotore dei due referendum consultivi. Le cose sembrano proprio in linea con le domande proposte. Il primo quesito ("Potrai ancora permetterti di vivere a Firenze?) e il secondo ("E chi potrà venire a lavorare, studiare e vivere a Firenze?) mirano a impedire "l'automatismo della trasformazione. Il primo molto più del secondo si propone come obiettivo di "impedire a trasformazione degli immobili pubblici con superficie inferiore ai 2000 metri quadrati in resort di lusso. La richiesta è di far valere "il normale percorso della pianificazione urbanistica, compresa la possibilità delle osservazioni dal basso". Ovvero che una ex scuola non diventi un albergo del Nuovo Rinascimento saudita". 

Il secondo quesito punta a mettere un freno allo scandaloso proliferare dei cosiddetti "studenti di lusso". Enormi edificati che, di fatto, se la sbattono dei piani urbanistici, mentre continua ad aumentare l'offerta ricettiva di alto livello, soprattutto attraverso una parziale destinazione a "studenti di lusso". Un chiaro limpido schiaffo alla miseria. Anche a Firenze il diritto allo studio sta diventando un miraggio. 

Questi i promotori del referendum: associazioni, comuni cittadini, l'imam di Firenze, Izzedin Elzir, l'abate di San Miniato, don Bernardo Giani. Tutti insieme fanno notare che la posta in gioco è più forte di quella affrontabile con i quesiti. Chi vince i concorsi pubblici ricomincia ad entrare in servizio per la difficoltà a trovare alloggi a prezzi non esagerati. Va di lusso, per chi studia fuori sede, a trovare alloggi a prezzi attorno a 2.000 al mese. É in atto una autentica esplosione del costo degli appartamenti a un aumento spesso insostenibile anche per gli esercizi commerciali. 

Tutto quanto a fronte di una città che registra attualmente 800 case popolari vuote o non assegnate. I firmatari dei referendum si augurano che vi siano altre iniziative simili in alcune città d'Italia. Venezia sta morendo sotto il peso di un turismo non governato. E rischia anche Napoli. La pandemia ha provato che le immagini non bastano: necessita il contatto diretto. Quello di tipo fisico. E a Firenze, come altrove, anche quando si riesce a fare una passeggiata, si è sopraffatti dalla magnificenza delle antiche città italiane, ora vuote. Si avverte che qualcosa di essenziale è venuto a mancare.   

Firenze ormai è destinata a dolersi dell'eccesso di presenze turistiche. Il turismo di massa infligge la pena "del vuoto disumano" al patrimonio culturale. Il discorso vale per le altre città d'arte. Sarebbe quindi importante e saggio governare il turismo, che non è semplicemente solo consumo e desertificazione, Necessitano regole vere, quelle che sindaci e amministrazioni comunali tendono a non applicare, a non costruire. 

Partiti da Firenze, i referendum sono destinati a percorrere una strada lunga e accidentata. I cittadini possono tentare di rimettere in gioco, partendo dal basso. Prima di essere votati. Il dibattito che stanno sollevando però è un segnale indubbiamente positivo, In questo nostro Paese, l'Italia, dove si è tentati di vivere il turismo come "una rendita priva di rischi o controindicazioni". 

Un concetto assurdo, ai confini con la realtà.