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di Lucio Fero

Sono due, uno di anni ne ha 14, l'altro 15. Vanno a punire un terzo adolescente reo di aver messaggiato con una ragazzina, quindi di aver violato una proprietà di uno dei due giustizieri in missione per conto del supremo valore della vendetta. Punirlo e la punizione, l'esecuzione materiale della punizione, deve andare sul palcoscenico della vita e su quello, infinitamente più importante, dei social. Punire prende la forma di una espropriazione umiliante: privare il reo di un elemento di identità: la felpa griffata o comunque cool. Il condannato alla pubblica punizione resiste, cerca di svicolare dall'agguato. E allora la punizione cresce di intensità, si fa braccia che spingono, spingono fin sul margine di un binario, fino a incollare quasi il condannato riluttante ad un vagone di treno. Vagone che parte, il ragazzo rischia seriamente di perderci la pelle ma è fortunato, il vagone non lo aggancia e trascina e cade tra banchina e binari. Stazione di una cittadina del Nord Italia, gennaio 2023.

La donna, i soldi - Sono due, uno di anni ne ha 14, l'altro 15. Stavolta siamo nel vasto hinterland di Roma e stavolta è una rapina, una rapina ad un negozietto di merce varia. I due vogliono i soldi, i soldi e soprattutto il palcoscenico. Al commesso-cassiere infliggono 29 colpi di pietra, 29 sassate. Non servono così tante a renderlo obbediente, non servono così tante per fargli consegnare l'incasso. Servono però le 29 sassate come attrezzi di scena per il palcoscenico dove sentirsi primi attori e protagonisti.

Ma che è, stupro? - Di anni ne hanno poco più di 14/15, ma non arrivano a 20. Una cronaca sempre uguale narra identica sequenza: lo sballo, alcolico e non alcolico, ricercato come obiettivo e traguardo soddisfacente in sé. Lo sballo che in fervida comunione con la totale e suprema esimente del "volevamo divertirci un po'" diventa canone di comportamento. Sballo più divertirci un po' fa spesso un "questa ce la facciamo". Per sesso ma soprattutto per scena. Amano come non mai andare in scena per il palcoscenico, infatti si filmano, si ritraggono in puntuali ed esaustivi video mentre stuprano. Per poi dire a se stessi e a vittime e poliziotti e magistrati: ma che, è stupro? Quasi sempre hanno al loro fianco e sostegno i genitori. Chi sono? I figli adolescenti o poco più di ogni gruppo sociale, alle cronache arrivano soprattutto quelli con cognomi noti. Ma non c'è sostanziale differenza su un punto di fondo: rimangono stupiti, davvero, se si contesta loro violenza e stupro. Sono maledettamente sinceri quando accampano il volevamo solo divertirci. E in questa loro sincerità danno il peggio di loro.

Adolescenza criminale - I reati commessi da minori vedono nelle statistiche incremento dell'ottanta per cento rispetto a solo pochi anni fa. Vuol dire allora che l'adolescenza va a diventare criminale? No di certo, non è questione di età né prerogativa o tara anagrafica. E' che si stanno integrando in società, è che guardano gli adulti e le rappresentazioni in cui gli adulti si specchiano e ritrovano. E' che, da adolescenti, giocano a fare gli adulti più adulti degli adulti. Ha detto uno dei magistrati che si occupano di minori: "Non pensano, anzi pensano di vivere in un reality". Il reality lo rifanno nella realtà, per metterlo in circolo come video sul palcoscenico di quella che vivono come la realtà superiore, quella della socialità della banda e/o quella dei social in banda. Ma il reality in tutte le sue sceneggiature è farina del sacco degli adulti, è narrazione comune per gente comune. E allora perché, come, questi "bravi figli che sbagliano"?

La favola del post Covid - Va abbastanza di moda la diagnosi di post Covid. Diagnosi alquanto rozza in verità, si riduce al sono stati costretti a casa e ora si sfogano. Un'analisi, se così si può dire, di miserrimo spessore. Ma sarebbe il meno. Il post Covid come motivazione e scusante del delinquere per il palcoscenico è una balla. E questo è il più, anzi il peggio del cosiddetto dibattito  pubblico. Vendette, agguati, rapine, stupri colpevolmente inconsapevoli di essere tali sono da parte degli adolescenti un modo adolescente di prendere sul serio gli adulti. Gli adulti che nella loro etica individuale, familiare, di gruppo, di gente, nazione e paese hanno decretato persecuzione e sterminio dell'idea stessa della responsabilità. Gli adulti che adorano, anzi idolatrano la retorica ossessiva e irresponsabile della "realizzazione dei propri sogni". Gli adulti che praticano in massa il vittimismo amorale. In fondo anche questa  del Covid che ci ha fatto stare in casa e ora ci sfoghiamo è robetta/robaccia forgiata nella stessa lega e nello stesso stampo del vittimismo amorale.