DI MATTEO FORCINITI

Si sta scatenando un putiferio mai visto, in Italia, per i lunghi tempi d'attesa per il passaporto, tanto per il rilascio di uno nuovo oppure per il rinnovo di uno scaduto. Ottenere un appuntamento dalle questure, a seconda della zona, potrebbe voler dire nella maggior parte dei casi attendere un periodo tra i tre e i sei mesi anche se talvolta i tempi possono superare addirittura il semestre.

Il fenomeno è esploso con la fine delle restrizioni dovute alla pandemia e la voglia di tornare a viaggiare dopo due anni di divieti. Le lunghe attese, ovviamente, sono giustificate dalla mancanza di personale e di risorse per far fronte all'alta domanda.

La situazione è molto grave per quanto riguarda l'organizzazione dei viaggi come ha recentemente denunciato la Federazione Turismo Organizzato di Confcommercio che ha raccolto le preoccupazioni di agenzie di viaggi, tour operator e anche semplici cittadini parlando apertamente di emergenza: "Dagli ultimi dati raccolti risulta che per fissare un appuntamento servano almeno cinque mesi nel 35% dei casi e addirittura in due casi su tre siano necessari non meno di tre mesi. Peraltro, solamente in un caso su quattro si segnalano procedure speciali per far fronte all'emergenza, mentre la gestione dei passaporti sta impattando molto sul lavoro del 73% del nostro campione" ha affermato il presidente Franco Gattinoni. Secondo alcune stime i ritardi negli ultimi mesi hanno significato almeno 80mila i viaggi persi a livello nazionale equivalenti a perdite per 150 milioni di euro.

Chi vive in Italia, in realtà, si accorge solo ora di una situazione di disagio che è diventata la normalità per gli italiani all'estero abituati a tempi biblici ogni qualvolta che ci si avvicina a un consolato. Sono anni, infatti, che anche una pratica abbastanza semplice -oltre che un diritto, sottolineiamolo- come quello del passaporto è vittima di ritardi ingiustificabili per la mancanza di appuntamenti che continuano a scarseggiare anche con il nuovo sistema on line Prenotami.

Il Sud America è l'esempio lampante di questo vero e proprio sequestro di Stato come ci ha ricordato bene Alessandro Camilli. L'Uruguay si inserisce a pieno titolo in questo contesto di continui soprusi da parte delle autorità diplomatiche, interessate più ad andare in giro a vendere un po' di fumo anziché occuparsi delle preoccupazioni della gente.

L'aggravante, per l'Uruguay, è quello di aver speso all'incirca un milione e mezzo di dollari per costruire una nuova sede per la cancelleria consolare che avrebbe dovuto magicamente risolvere i problemi. A onor del vero, anche se dipende sempre dal periodo, il servizio passaporto non si trova oggi nel più assoluto caos come invece si trova la cittadinanza dove i turni sono praticamente introvabili ma ci mancherebbe altro dato che stiamo parlando di due cose completamente diverse.

I tempi di attesa per il passaporto non sono biblici, è vero, ma di certo sono lontani dal limite di 60 giorni stabilito dalla legge che prevede in caso contrario il reato di omissione di atti d'ufficio.

Rispetto a chi vive in Italia, inoltre, un connazionale residente in Sud America è doppiamente umiliato dato che per ottenere il suo turno (con ritardo) spesso si trova davanti due alternative: scervellarsi sul sistema on line entrando continuamente, oppure, nel modo più semplice, pagare un intermediario per ottenere l'appuntamento.

Benvenute le proteste in Italia, dunque, ma se si aprissero un po' gli occhi si potrebbe vedere facilmente che c'è qualcuno che da tempo sta molto peggio.