Franco Esposito

Il superbonus va in tribunale. Possibile panacea della inguaiatissima economia in Italia, è alle prese con migliaia di cantieri bloccati dai crediti fiscali. Quelli frenati o incagliati dal boom di contenziosi legali tra famiglie e  imprese edili. Per il superbonus si rischia di finire a schifio, come direbbero dalle parti di Palermo. 

La visione è punto incoraggiare, comunque non bella, non buona. Nelle città italiane crescono a dismisura le impalcature abbandonate. Lo stop è causato dalla mancanza di liquidità. Il settore è messo in ginocchio dalla stretta sui  crediti. Non solo dalla carenza di materie prime. I contenziosi legali coinvolgono anche i progettisti. Secondo Confedilizia rischiano di sparire 25mila aziende e 130mila occupanti. 

Questa la situazione al 31 dicembre 2022. Il quadro è abbastanza preoccupante, per non dire esattamente desolante, Sessantadue miliardi gli investimenti ammessi a detrazione; 68,7 gli oneri per lo Stato. Le richieste di superbonus sono 359.440, a fronte di oltre 48mila condomini, 208.622 edifici unifamiliari e 102.725 immobili dipendenti. Gli investimenti medi in euro. 

I cantieri edili bloccati rischiano di raggiungere quota 90mila, a fronte di 15 miliardi di euro di crediti fiscali. Il presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, Federica Brancaccio, dispera di poter recuperare, extrema ratio, anche solo una parte dei crediti. "Vedo avvicinarsi la tempesta perfetta". Facile prevedere la ricaduta sull'intera filiera. Una ulteriore stangata dopo l'ammissione in detrazione, di 62,4 miliardi di euro. 

Superbonus tra prospettive incerte e cause in arrivo o già in atto. Gli ingegneri chiedono la pianificazione di lungo periodo e lo sblocco della liquidità. Utopie o che cosa? Le banche non comprano nuovi crediti e chi già lo ha fatto, Poste Italiane, ha frenato sul piano delle erogazioni. Cittadini e aziende si ritrovano di conseguenza in un autentico limbo. Partiti al galoppo i contenziosi tra condomini e ditte, tra progettisti e condomini, tra ditte e banche. Il superbonus rischia di imboccare il classico vicolo cieco. 

Migliaia di cittadini hanno lavorato e consegnato i loro capitolati, Ma chi deve pagarli, proprio non sanno a chi tocca con precisione la fondamentale incombenza. "Il peccato originale è il bonus facciale", informano dall'Associazione degli amministratori condominiali. "é  nato senza limiti di spesa e senza controlli. Il governo Draghi aveva provveduto a inserire i correttivi utili e necessari occorrenti con "la congruità dei prezzi e dei lavori eseguiti". 

Il cambio delle regole in corso d'opera ha spinto "fuorigioco aziende, progettisti, condomini". Il risultato? Gli amministratori di Roma protestano: "Abbiamo tutti almeno due immobili in stallo". Imprese e condomini sono alle prese con impegni presi e firmati senza "poter più monetizzare i crediti su cui avevano fatto affidamento". La ragione dell'esplosione di molteplici contenziosi. 

I lavori fermi con ponteggi su strada rasentano un importante aspetto fiscale. "Se la ristrutturazione non viene completata e non si verifica il salto di due classi energetiche, l'Agenzia delle Entrate può chiedere la restituzione del credito fiscale ai contribuenti. Siamo di fronte a una bomba a orologeria". 

La soluzione, nell'immediato, può passare soltanto da "una moratoria che permetta di portare a termine i lavori avviati"; ma c'è il bisogno-necessità di ragionare su "una misura strutturale di lungo periodo legata anche agli obiettivi di decarbonizzazione. Dobbiamo pensare al Paese che vogliamo nel 2050". 

La soluzione possibile viene sposata anche da Carlotta Penati, presidente dell'Ordine degli ingegneri di Milano. "Abbiamo bisogno di pianificare. Le regole devono essere chiare, Con il Pnrr arriveranno altri incentivi, dobbiamo impedire che i bonus siano un'occasione persa". Chiedono tutela anche i professionisti, i primi a non essere pagati. "Il nostro lavoro si conclude molto prima che partano i cantieri. Serve uno svincolo economico". 

I condomini hanno difficoltà enormi ed evidenti con le ditte che non hanno iniziato i lavori o li hanno interrotti per mancanza di fondi. E si sono messi alla finestra per capire quale sia la migliore forma di tutela. "C'è pure quella del rischio. I lavori non finiti possono portare alla perdita delle detrazione già usufruite". Di conseguenza, ecco l'avvio delle cause in tribunale. 

Il problema è che ogni situazione presenta aspetti diversi da un'altra. Le norme sono infatti cambiate in corso d'opera, Quello che valevza nel 2021 non funziona più dalla scorsa estate. I contratti vanno onorati, ma è sempre più difficile trovare un responsabile dell'impasse. Il superbobus alimenta super casotti.