Gesù al Super Bowl, sembra impensabile: invece un gruppo di pressione cristiano ha investito 20 milioni di dollari in uno spot tv  per diffondere il messaggio: “Gesù amava i suoi rivali”

La finale del campionato della National Football League, la lega professionistica statunitense di football americano, nota come Super Bowl. tra i più grandi e seguiti eventi degli USA, è stata il palcoscenico di una campagna pubblicitaria mai vista sino ad oggi: protagonista dello spot Gesù. Che, sostiene il claim, ci ama.

Il messaggio così veicolato era destinato a arrivare non solo a chi crede ma a scettici o a chiunque abbia un bisogno spirituale.

La campagna è stata voluta e finanziata da un gruppo di ricchi sostenitori cristiani che hanno speso più di 20 milioni di dollari. Questi signori stanno usando il più grande megafono che il denaro del marketing televisivo possa comprare per diffondere non solo il messaggio d’amore di Gesù Cristo ma anche confutare la convinzione che la religione sia utilizzata per dividere le genti.

Per raggiungere questo obiettivo sono stati fatti saltare gli strumenti classici della pubblicità e si rivolgono direttamente a più di 100 milioni di spettatori.

La campagna denominata “He Gets Us” viene considerata dai promotori una grande occasione per raggiungere tante persone contemporaneamente.

Inusuale sicuramente la scelta della “piattaforma”. La religione viene promossa insieme agli spot della birra e dei fast-food, molto in voga al Super Bowl, ma come ha sostenuto il portavoce della campagna Jason Vanderground il messaggio cristiano in quel luogo e in quella occasione raggiunge un pubblico ritenuto da loro di riferimento.

Il Pew Research Center, centro studi con sede a Washington che fornisce informazioni e statistiche su questioni sociali, opinione pubblica ed andamenti demografici, ha pubblicato un rapporto nel 2021 dal quale si evince che il cristianesimo è ancora la principale religione negli Stati Uniti con il 63% degli adulti che si definiscono credenti. Questa cifra, però, è in calo rispetto al 78% del 2007.

Il 29% circa, invece, si definisce non credente. Dato in aumento rispetto al 16% del 2007.