Come molti dei più importanti crimini contro l'umanità, il 'cubicolo', base dell'organizzazione di molti uffici è nato sulla scia di una riforma - e in un anno ben preciso, il 1968, quando l'azienda di mobili americana Herman Miller introdusse il suo "Action Office" (nella foto, 'l'intento originale' del progetto), una combinazione flessibile di scrivanie, tavoli e pareti mobili intesa a 'liberare' chi lavorava in ufficio e a favorire nuovi modi di organizzare i gruppi di lavoro.

Lo scopo - oltre a quello commerciale almeno - era quello di aumentare la libertà di movimento e la sensazione di privacy dei lavoratori. La nuova tipologia andava infatti a sostituire le sterminate sale in stile industriale fatte di scrivanie perfettamente allineate a scacchiera che tanto piacevano ai dirigenti aziendali della metà del secolo scorso.

Fu una rivoluzione. Era bello non sentire continuamente gli occhi del 'padrone' piantati sulla schiena e quelle pareti mobili si prestavano anche a un grado di personalizzazione, popolandosi presto di foto delle vacanze e dei disegni che i figli piccoli facevano a scuola.

Poi, come capita, tutto degenerò. In troppi casi la vantata 'flessibilità' si sciolse in una melma alienante, un misero dedalo di piccole scatole in cui i lavoratori cominciarono a sentirsi rinchiusi. Il 'Padre della Rivoluzione', Robert Propst, il designer che creò il concetto originale dell'Action Office, passò gli ultimi anni della sua vita a scusarsi per l'invenzione. "Non tutte le organizzazioni sono intelligenti e progressiste", ebbe a dire nel 1998, due anni prima di morire: "Molte sono gestite da persone volgari. Fanno dei 'cubicoli' microscopici e li riempiono di persone. Luoghi sterili e topaie."

Un po' alla volta, a partire dall'inizio di questo secolo e sulla spinta 'stilistica' delle anarchiche aziende di alta tecnologia californiane, si cominciò ad abbandonare le tremende "cube farms" che erano emerse per favorire degli open space più rilassati.

Ora, è da poco iniziata la contro-contro-riforma. Facebook-Meta - fino a tempi recenti il non plus ultra dell'ufficio 'evoluto' - ha annunciato che tornerà ai detestati cubicoli. Per carità, non è un passo indietro, no, è per andare incontro al futuro e al lavoro a distanza. Secondo l'azienda, infatti, il coordinamento dei numerosi lavoratori non più sempre in presenza richiede tante telefonate, e le telefonate richiedono la privacy e la riservatezza che solo i cubicoli possono fornire.