Napoli (Depositphotos)

Franco Esposito

Qui è la festa. I vicoli di Napoli sono abitati da precoci tracce. Segnali dei giorni che saranno, quelli dell'abbraccio con il desiderio e il sogno. L'amplesso inevitabile con un triangolino tricolore inseguito e atteso da 23 anni. Quella parola che sa di fatica, sofferenza, magia, e che ancora è opportuno non pronunciare. Solo ed esclusivamente per ragioni scaramantiche.

La necessità di toccare qualcosa di solido, in attesa che l'evento si compia. Quella cosa chiamata come non si dice: noi napoletani siamo fatti in un certo modo, siamo particolari, e alla scaramanzia guardiamo con rispetto. Anche quando non la pratichiamo come esercizio che in giro raccontiamo pure che non ci appartiene.

Agli e fragaglie, ma a questo punto l'amplesso da sogno sembra prossimo e non eludibile. La squadra del cuore dei napoletani, il Napoli, questo Napoli degli invincibili, dei galattici, polverizzatore di record calcistici in materia di campionati di calcio, annuncia che anche l'incontro con la storia è ormai prossimo. Nei vicoli già si brinda, le viuzze indossano l'abito della festa, attraversate da colori che aprono il cuore e spingono la fantasia.

Santa Lucia, via Santa Lucia, a un passo dal mare, dal Borgo Marinari e dai ristoranti dai nomi conosciuti in tutto il mondo, Santa Lucia è un'esposizione di maglie azzurre. Altro colore non c'è, ora non esiste. L'azzurro del Napoli campione a creare contrasti con i problemi sempiterni che angustiano la città. No, non le tolgono l'allegria da festa imminente, ma le danno qualche pensiero. La lista sarebbe pure lunga; quella attuale, del momento, vede l'inserimento  doloroso della vicenda amara che riguarda una istituzione di Napoli. Per certi versi, un monumento anch'esso, volendo per un attimo peccare di blasfemia. Rischia di sparire il Metropolitan.

Direte, no, non è possibile, questa è una cosa da pazzi. Invece è la realtà, dura, durissima, avvilente. Settant'anni di grandi prime,, cinema e teatro rischiano di essere cancellati. Al Metropolitan, non volendo andare poi troppo indietro nel tempo, andò in scena uno degli ultimi spettacoli di Massimo Troisi, con "La Smorfia". Tutto esaurito, i bagarini vendettero un solo posto anche 70mila lire. Un bagno di folla ci fu al Metropolitan per i 30 anni di "Così parlò Bellavista", e in platea c'era l'indimenticabile Luciano De Crescenzo.

Perchè il Metropolitan di Napoli rischia di sparire? Banca Intesa, il proprietario dei locali trasformati negli anni in multisala cinematografica, hanno comunicato ai gestori del cinema-teatro che il rinnovo del contratto di locazione non sarà rinnovato. Quindi, addio Metropolitan.

I pensieri rivolti a quella certa cosa calcistica in arrivo non impediscono ai buoni napoletani di essere fortemente preoccupati. Anzi di più. Indignati. Il Metropolitan è anch'esso cosa loro, e come tale ne vivono il drammatico momento.

Drammatico davvero per le sette sale scavate nel tufo di Palazzo Cellamare. Destinate, in ipotesi, a diventare supermercati e discoteche in sostituzione di 1.700 posti nati con il restyling nel 2022, al posto dei 3.200 spettatori presenti all'inaugurazione del Metropolitan nel 1948. Il rischio sparizione ha provocato l'insurrezione degli esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Quello sano di Napoli sana che ci tiene e si batte per una causa che ritiene giusta. E sua. "Salvate la multisala di Chiaia", è l'urlo alto e forte degli artisti. "Al Metropolitan hanno suonato Ray Charles e Pino Daniele, la sua chiusura impoverirebbe Napoli".

E ancora: "Sarebbe davvero una grave perdita non avere più il Metropolitan". La sua vicenda intanto finisce in Parlamento. "Il cinema rischia di chiudere non per fallimento, ma solo perché sfrattato dalla banca che ha intenzione di incrementare le sue entrate". Il deputato dei Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, e il conduttore radiofonico Gianni Simioli hanno rivolto un appello congiunto al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, pure lui napoletano. "La decisione di chiudere il Metropolitan toglierebbe a Napoli l'ennesimo pezzo di storia e presidio di cultura. Siamo pronti a scendere in piazza per una mobilitazione cittadina".

Nicola Grispello e Giuseppe Caccavale, i soci gestori del Metropolitan, ribadiscono la volontà di portare avanti l'attività del cinema. "Il nostro Metropolitan è in salute. Cinema d'autore, anteprime di pregio, vetrina e produzione emergenti per le scuole: abbiamo viaggiato sempre a pieno ritmo, a dispetto del crescente abnorme, enorme aumento dei costi di manutenzione".

Ma il Comune di Napoli cosa fa, assiste, osserva, parla agisce, si muove? Dichiara la propria disponbilità ad intervenire con decisione e fermezza. Il sindaco Manfredi convocherà a breve un tavolo con i gestori del Metropolitan e la Banca Intesa, proprietaria dei locali. "La situazione è complessa – puntualizza Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali – c'è,da affrontare il passaggio di proprietà di cave ed ex rifugi utilizzati durante la guerra, donati nel 2015 dal Demanio al Comune, su cui pendono procedimenti e sentenze. Il Comune segue da tempo la situazione Metropolitan, l'orientamento dell'amministrazione è salvaguardare i presidi di cultura".

Banca Intesa, con la volontà manifesta di vendere, ha nei fatti comunicato un avviso di sfratto. I soci dei Martos hanno fatto pervenire la loro proposta d'acquisto. Ma non hanno ancora ricevuto risposto da Banca Intesa. "Siamo in una fase interlocutoria", fanno sapere dall'istituto di credito.

Il futuro del Metropolitan resta comunque a rischio. E qui Napoli si fa corrusca, sbattendo contro l'allegria che monta   poderosa tra i tifosi di calcio in attesa della bella grande notizia. Manca poco, niente: solo l'avallo dell'aritmetica.