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di Juan Raso*

Da sempre conosco la stampa italiana all’estero, e specialmente quella dell’Uruguay. Ero poco piú che adolescente (avevo 17 anni) quando iniziai a lavorare alla Voce d’Italia, quello straordinario appuntamento radiofonico giornaliero dalle 20,30 alle 21,30. Poi venne la stampa scritta: il Corriere degli Italiani, L’Ora d’Italia, L’Eco d’Italia, tutte testate per le quali scrivevo ai tempi in cui i giornali si stampavano ancora con il piombo in quella macchina infernale che era il linotype. Il mio coinvolgimento con la stampa italiana all’estero incluse numerose partecipazioni agli eventi della Federazione della Stampa Italiana all’Estero e della FUSIE. 

La formazione pratica che ottenni da quella attività, accompagnata da un pizzico di fortuna, mi valsero la nomina di Direttore degli Uffici della RAI  per tutta l’America Latina nell’anno 1995, carica che ricoprì fino alla chiusura della sede di Montevideo nel 2011. Quindi quanto parlo sull’argomento dei giornali italiani nel mondo, non lo faccio per “sentito dire”.

E fu proprio nel mio ufficio della Direzione di RAI International di Montevideo, che venne a visitarmi il Direttore di Gente d’Italia, allora stampato a Miami. Mimmo Porpiglia mi parlò del suo piano di stampare il suo quotidiano a Montevideo per coprire la zona meridionale dell’America Latina. 

Volli porre freno al suo entusiasmo e gli dissi che mi sembrava proprio difficile l’ipotesi di una pubblicazione con frequenza giornaliera. Ma il suo entusiasmo era troppo forte e di lì a poche settimane anche io ne ero contagiato.

Sono passati 23 anni da quell’incontro e mai - dagli anni 60 del secolo scorso ad oggi - ho assistito a un progetto così ambizioso e serio, portato a termine con tanta professionalità. Durante piú di vent’anni migliaia di italiani ed uruguaiani amanti della lingua e la cultura del nostro paese hanno letto le pagine del giornale. 

La RAI di Montevideo e Gente d’Italia navigarono insieme durante anni per la diffusione dell'italianità nel continente sudamericano. Poi la RAI chiuse e "Gente" rimase fino allo scorso anno l’unica forte presenza editoriale del nostro Paese in questa zona del pianeta. Le migliaia e migliaia di lettori del quotidiano sanno cosa dico: mai la nostra comunità ha conosciuto un organo di stampa scritto da veri professionisti, con una diffusione continua e ampia, di forte pensiero democratico, di grande amore per la realtà italiana. E questo per oltre vent’anni!

Oggi mi dicono che vi é chi vuole chiudere il giornale; addirittura ascolto che un gruppo di persone presuntamente italiane vuole procedere alla amputazione di una voce vitale per la continuità della presenza italiana, in un Paese, dove ormai di italiano c'è sempre di meno. 

La verità - la verità di un giornale di forte e duratura presenza, di ampia e continua diffusione - è oggi nascosta da persone che usano l’arte delle parole, come strumento per nascondere una realtà, che qualsiasi cittadino può confermare.  

Mi chiedo perché noi semplici cittadini italiani dell’Uruguay, che non apparteniamo né a questo né a quel gruppo, noi che leggiamo - a migliaia -  Gente d’Italia,  non abbiamo per il Ministero degli Esteri alcuna voce in capitolo? 

Che sia chiaro che la chiusura di Gente d’Italia non arreca danno a coloro che la vogliono, ma arreca danno a noi - che viviamo fuori dai recinti del potere e dalle beghe - e che solo vogliamo che si rispetti il nostro diritto di accedere liberamente alla comunicazione giornalistica, principio riconosciuto a livello costituzionale dal nostro Paese.

Ma possibile che di fronte a questo scempio, a questo negare la realtà in modo premeditato, non esista in Italia una autorità che possa accertare la verità al di sopra delle parole? Non può - mi chiedo come italiano qui residente - il nostro Ministero degli Affari Esteri inviare un ispettore imparziale, che possa interrogare noi (“cittadini semplici”) in loco, per capire chi dice la verità e chi scrive parole? 

Spero proprio che qualcuno - e quel qualcuno non può essere altro che un imparziale rappresentante della Stampa Italiana all’Estero o del nostro Ministero - venga in Uruguay per interrogarci tutti con piena libertà e autorevolezza. Solo così si potrà capire dall’Italia quale é la verità: se é quella dei fatti o quella delle parole. 

*Juan Raso

Avvocato, professore universitario

già Direttore Rai per il Sud America