di Alessandro Camilli
Accidia, cioè avversione all’operare. Avversione culturale prima ancora che organizzativa. Accidia come uso e costume consolidati che poi raggrumano in incapacità. Incapacità, inadeguatezza all’operare. Uno dei cantieri anzi una Mostra itinerante dell’accidia nazionale è la lunga Via Nomentana in quel di Roma. Non una viuzza e neanche una via, una vera e propria arteria della città. Si tratta di potare i molti alberi sui due lati della Nomentana (non si fa si è persa memoria da quanti anni). I lavori di potatura, con relativi blocchi del traffico e chiusura dei segmenti di Via Nomentana via via interessati, sono iniziati…il giorno undici gennaio. Undici gennaio! Al primo di marzo sono ancora in corso, abbondantemente in corso. Cinquanta giorni e non sono bastati, ogni giorno due potatori due al lavoro, almeno quelli visibili a chi guarda i lavori. E decine di Vigili Urbani a dire che no, non si passa, non si può passare, lavori in corso. Al compimento prossimo dei due mesi due per potare gli alberi di Via Nomentana (il vecchio Giulio Cesare ci mise un quarto del tempo a fare un ponte di legno sul Reno) si spera almeno in una pubblica grigliata in onore dell’accidia felix.
Metro Napoli - Accidia, avversione ad operare. Culturale prima ancora che organizzativa. A Napoli i collaudi ai nuovo vagoni della Metro si fanno regolarmente di giorno. Non di notte, non nei fine settimana. Si collauda e si ferma il traffico passeggeri. Dice che manca il contratto che autorizza i tecnici collaudatori a lavorare di notte o nei festivi. Collaudatori che peraltro due sono, due e solo due. i soldi per il costo del lavoro festivo o notturno.
Acqua manca? Neanche la raccogliamo - Piove meno, piove diversamente, piove pochissimo per molto tempo, piove tantissimo in poco tempo. Così da anni. Quindi l’acqua che piove andrebbe raccolta. Dove? So chiamano invasi. Da cui non siamo…invasi. Ce ne sono la metà di quelli che servirebbero e la metà di quello che ci sono li lasciamo alla…invasione di sedimenti, rifiuti vari. E nessuna manutenzione. Insomma inservibili. E appena qualcuno pronuncia le parole invaso o cassa di espansione, insomma lavori, manufatti, scavi per raccogliere e governar acque, subito spunta arcigno comitato ecologista o comitato non nel mio quartiere o Ente locale che non autorizza, la prende alla lunghissima, non rischia soldi pubblici su buchi nella terra che non portano l’unica acqua che la politica “di territorio” apprezza: o voti elettorali. E i voti, si sa, non si prendono spendendo per opere di prevenzione. Quindi se manca l’acqua e manca, quella che piove neanche la raccogliamo. Accidia, avversione ad operare e, ormai, uso e costume nazionali.