Renzi e Calenda

 

 

 

di Bruno Tucci

 

La nuova segretaria del Pd ha già lanciato i suoi velenosi strali non solo contro i ministri della maggioranza, ma sopratutto contro Giorgia Meloni. “Stai attenta e rifletti su quanto è successo a Crotone”, sostiene con forza alla Camera. Più chiaro di così! Eppure, lo scenario che si affaccia all’orizzonte potrebbe essere un altro, del tutto nuovo e poco prevedibile fino a qualche settimana fa.

In ballo ci sono i voti dei cattolici che sono lontani anni luci dalle idee di Elly Schlein. Per intenderci meglio, quegli ex dc (con altri simili) che militano nelle file del Partito democratico. Già dovettero ingoiare un  rospo quando nacque l’odierno pd: la dc e il vecchio PCI insieme.

Insomma, un più moderno asse Berlinguer De Mita, vedi compromesso storico. Oggi  debbono essere “alleati” di un altro inciucio del genere? Per alcuni la risposta secca è no. Tanto è vero che l’ex ministro Beppe Fioroni se n’è andato sbattendo la porta. E i suoi compagni di cordata, quei tanti cattolici che sono un po’ la spina dorsale dei dem? Per il momento sfogliano la margherita: “Ce ne andiamo, restiamo per resistere all’urto?” Prendono tempo, ma la decisione è di là da venire.

Ecco perché questi voti fanno gola sia alla Schlein che sogna il famoso “campo largo” di Enrico Letta, sia a Giuseppe Conte che non vede l’ora di poter vincere quel nascosto braccio di ferro che esiste fra i  “number one” dei due schieramenti. Bisogna  dire, per la verità, che sussiste già un corridoio che lega pd e 5Stelle: “E’ l’unico modo, gridano in tanti, per poter scalzare il centro destra da Palazzo Chigi”. L’addizionale dei due nuovi alleati aumenterebbe di molto e la “guerra” potrebbe avere successo con un colpo da KO per Giorgia Meloni. Però, intanto, il braccio di ferro, latente ma non tanto, è fra Schlein e Conte. In ballo ci sono proprio quei voti dei cattolici, definiamoli dissidenti, che non vedono di buon occhio la svolta dem e per ora stanno alla finestra in attesa di capire bene quale sarà l’evolversi della situazione.

La posta in gioco non è di poco conto: vuol significare il primato dell’uno o dell’altro in campo nazionale. E’ arcinoto che l’ex presidente del Consiglio vuole a tutti i costi  primeggiare e diventare lui l’ago della bilancia della sinistra italiana. Dall’altro canto, Elly Schlein fiuta il pericolo e corre ai ripari. Come? Dicendo che il partito deve essere unito, che solo in questo modo si potrà tornare ad essere protagonisti. I primi a tornare all’ovile all’ovile sono stati Bersani e Speranza, il  quale ultimo ha ripreso la tessera del partito e si dichiara entusiasta di quanto è accaduto con le primarie. Tutto qui lo scossone? “Spiccioli”, si affannano a spiegare i cattolici. “Niente affatto”, risponde Gianni Cuperlo, pronto a salire sul carro del vincitore dopo la batosta subìta nella corsa alla poltrona più ambita di via del Nazareno. Ed aggiunge con orgoglio: “Il Pd è vivo ed è pronto a dimostrarlo”.

Ecco allora che la preferenza verso l’una o l’altra sponda diventa essenziale. Quanti potrebbero essere i cattolici all’interno dei dem pronti a saltare il fosso? Interrogativo difficile che per ora non ha una risposta. Soprattutto perchè Pd e pentastellati non sono i soli ad inseguire questo traguardo. Calenda è pronto ad abbracciarli e ad accoglierli nella sua (e di Renzi) Italia Viva. Non dimentichiamo che l’allora premier toscano quando raggiunse il quaranta per cento dei voti ne ebbe molti (circa il 20 per cento) da gente che veniva da lontano. Forse,  e probabilmente, da sinistra e da destra. Ora, Il pallino della coppia che forma il cosiddetto terzo polo è quello di creare uno schieramento di centro progressista e liberale che accolga coloro che contestano il nuovo corso dei dem.

Quale migliore occasione per chi non vuole  sentir parlare di una sinistra- sinistra che ha tanta somiglianza con il vecchio e superato PCI? La battaglia è dunque aperta anche se i protagonisti non lavorano alla luce del sole. Al centro della disputa i voti di quei cattolici che vogliono tornare ad essere determinanti nella vita politica del nostro Paese.