di Bruno Tucci

 

Quando salirà una donna al Quirinale? L’interrogativo non è di oggi, perché è da anni che in molti si pongono questa domanda facendo un raffronto con gli altri paesi europei che hanno già oltrepassato il Rubicone. Sarà mai possibile in un’Italia che in tanti definiscono “da sempre maschilista”?

La domanda non è fuori posto ora che le donne sono salite fino a Palazzo Chigi e in via del Nazareno. Molti sostengono a ragione che sta per tramontare un’epoca in cui il solo pensare una scalata al Quirinale sarebbe stata una perdita di tempo.

Invece, ora se ne discute e non si esclude che la prossima volta sarà quella giusta. Lo auspica pure Giorgia Meloni che dice ironicamente: “Per noi donne, credetemi, è un vantaggio perché non ci vedono arrivare”. Al di là delle battute e delle frasi di circostanza la situazione à cambiata e non di poco. A parte la Meloni e la Schlein, molte altre stanno occupando poltrone di prestigio. Insomma, sono lontani i tempi in cui le donne arrivavano ad un passo dal traguardo per poi essere fagocitate dall’”uomo padrone”.

Una donna al Quirinale e non solo: i precedenti - Se la memoria non ci inganna, ricordiamo l’esempio di Nilde Jotti che ebbe nella corsa al Quirinale 256 voti. Furono in molte ad esultare ed a ritenere che la vittoria era assai vicina. Purtroppo, sono stati solo sogni. Come quelli di Emma Bonino, Anna Finocchiaro, Livia Turco e poi ancora più recentemente Anna Cartabia, ex presidente della Corte Costituzionale, Maria Elisabetta Casellati, per anni numero due del Paese.

Per non parlare poi degli avvenimenti a ridosso della riconferma di Sergio Mattarella. L’accordo per una donna svanì in poche ore e si sostenne: ”La prossima non ci sfuggirà”.

Sembrano dunque lontani anni luce le proposte delle quote rosa, dei numeri che le donne avrebbero dovuto occupare in Parlamento, nei partiti, nelle cariche che contano. “Presto dovremmo parlare di quote azzurre”, sostiene ironicamente un deputato di vecchia data che vuol mantenere l’incognito. Insomma, di passi avanti ne sono stati compiuti e affermare il contrario significherebbe scordare la realtà dei giorni odierni.

Nessuno forse ha dimenticato la battuta che Giorgia Meloni rivolse all’onorevole Debora Serracchiani, capogruppo del Pd a Montecitorio, quando alzando la voce alla Camera disse sillabando le parole: “Con lei alla guida noi ritorneremo nel dimenticatoio”. Replica del premier: “Mi guardi, gentile collega. Lei ritiene che io sia stata lasciata in disparte”.

Quindi Elly Schlein - Poi, è stata la volta di Elly Schlein che in pochi ritenevano potesse battere Stefano Bonaccini alla guida del Pd. Al contrario è stato un trionfo proprio perché il popolo dei dem ha smentito il vertice dei “piddini” votando in massa per lei. Ora ognuno potrà pensarla come meglio crede, ma i primi passi della neo segretaria hanno dato risultati insperati con quattromila nuovi iscritti in un giorno.

Lasciando stare le cariche politiche, ci sono donne che contano anche nella società civile. Ad esempio Samanta Critofoletti, la prima a partire e a restare nello spazio per parecchi mesi. Margherita Cassano, eletta una manciata di giorni fa presidente della Corte di Cassazione, per poi trasferirsi nel campo del giornalismo con Monica Maggioni sulla poltrona del tg1 la testata più importante della Rai. Ed infine non possiamo dimenticare Sofia Goggi per quattro volte campione del mondo nella discesa libera di sci.

Per tornare alla presidenza della Repubblica è già cominciato il tourbillon delle favorite alla più prestigiosa carica dello Stato. I nomi che si fanno sono tanti, ma è troppo presto per fare previsioni. Le elezioni per il Quirinale sono lontane e fare oggi un nome significherebbe cancellarlo dalla “corsa”.

Un giorno Antonio Gava, uno dei favoriti alla carica di segretario della Dc, rispose ad un giornalista che gli chiedeva se si considerava ormai certo di ricoprire quel ruolo. Gava, da saggio uomo napoletano qual era, lo guardò negli occhi e sentenziò: “Amico mio, chi si candida un mese prima è morto”. Allora fare oggi i nomi delle donne che potrebbero essere il nuovo presidente della repubblica vorrebbe dire non volerle bene.