Depositphotos

Le balenottere minori antartiche hanno raggiunto il limite minimo di taglia, probabilmente a causa della strategia di alimentazione con cui si nutrono. A questa bizzarra conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, condotto dagli scienziati dell'Università della California a Santa Cruz e della Hopkins Marine Station di Stanford. Il team, guidato da David Cade, ha monitorato 23 esemplari al largo della penisola antartica occidentale, valutando la loro alimentazione a base di krill. Le balene minori antartiche, spiegano gli esperti, si nutrono attraverso la strategia del lunge-feeding, un comportamento per il quale gli esemplari ingeriscono una grande quantità di acqua e prede dopo un movimento orizzontale o verticale ad alta velocità, seguito dalla rimozione dell'acqua dai fanoni, le lamine presenti nella bocca dei cetacei.

Secondo alcune ricerche precedenti, questo approccio è uno dei fattori evolutivi che ha contribuito a rendere la balenottera l'animale più grande della Terra. Una balenottera azzurra di 80 tonnellate, ad esempio, può inghiottire un volume d'acqua pari al 135% della propria massa corporea, mentre le balenottere minori, che raggiungono circa cinque tonnellate, ingeriscono fino al 42% della propria massa corporea in acqua. "Le balenottere minori - osserva Cade - assumono un quantitativo calorico proprio alla soglia del minimo indispensabile per questi grandi animali. Ci sono pochi studi che esaminano il comportamento alimentare di questa specie, principalmente a causa della difficoltà di tracciamento che le caratterizza".

Questo lavoro, commentano gli autori, potrebbe pertanto rivelarsi utile per comprendere il ruolo delle balenottere negli ecosistemi marini. "Comprendere l'ecologia e il comportamento di questi cetacei - aggiunge Ari Friedlaender, collega e coautore di Cade - è fondamentale per individuare le strategie di conservazione più adatte". I ricercatori hanno osservato tassi di alimentazione da due a cinque volte più elevati durante le ore notturne, quando le balene potevano lanciarsi nel lunge-feeding per circa 15 secondi. Con il buio, in effetti, il krill tende a salire più in superficie, per cui la caccia diurna richiede immersioni più profonde, meno efficienti per gli animali più piccoli.

"Durante il giorno - conclude Cade - le balene antartiche raggiungono profondità paragonabili a quelle in cui si alimentano le megattere e le balenottere azzurre, ma i tassi di foraggiamento delle specie polari restano più bassi a causa delle loro dimensioni ridotte. I vincoli sulle dimensioni massime e minime di questi animali ci aiutano a capire come questa famiglia si sia evoluta e come il loro percorso sia correlato agli ecosistemi marini".