Giorgia Meloni (Depositphotos)
di Ottorino Gurgo
Gli sportivi meno giovani ricorderanno le splendide radiocronache in cui Mario Ferretti, storico radiocronista, annunciava che un uomo solo, Fausto Coppi, era al comando e si accingeva a vincere, dopo aver affrontato ogni tipo di ostacoli, la tappa del giro d'Italia.
Anche la politica italiana - se è lecito il paragone - vede al comando un uomo solo. Anzi, per essere più precisi, una donna sola, Giorgia Meloni, alla guida del governo dopo le vittoriose elezioni del 25settembre scorso..
La solitudine della nostra presidente del Consiglio, anche lei impegnata a superare i quotidiani ostacoli, che l'incarico ottenuto pone sul suo cammino, fa la sua "gara" in assoluta solitudine.
Si dirà: ma, essendo giunta al potere alla testa di una coalizione, come può considerarsi sola?
Ebbene, in gran parte la sua solitudine è legata proprio alla fragilità dell'alleanza della quale fa parte che, molto spesso, tende a prendere le distanze da lei e la ostacola nel suo lavoro, non in nome di differenze ideologiche, ma per una meno nobile questione di poltrone che si vorrebbero occupare. Così sono i suoi compagni di cordata ad alimentare, proprio loro che dovrebbero essere i suoi "amici" e contribuire ad alleviarle il lavoro a farla sentire più sola confermando quanta verità ci sia nel vecchio detto :"dagli amici mi guardi Dio che ai nemici ci penso io".
Quanto ai "nemici", cioè all'opposizione, essa dovrebbe, comunque, contribuire a spezzare la solitudine di colei che è alla guida del governò perché in qualunque sistema democratico è, all'opposizione che compete di svolgere una sostanziale funzione di stimolo nei confronti del governo.
L'opposizione dovrebbe, cioè, indurre la maggioranza a serrare le file e conseguentemente dovrebbe far sí che la presidente del Consiglio sia tutt'altro che isolata.
Purtroppo in Italia non è così perché ad una maggioranza la cui unità è del tutto fittizia e che soltanto per ragioni opportunistiche si stringe attorno alla sua guida, fa riscontro un'opposizione che la mancanza di una precisa identità rende debole e
le ripetute sconfitte elettorali inducono a rinchiudersi in se stessa per leccarsi le ferite che le sono state inferte dagli elettori e preoccupata soprattutto di risolvere i propri problemi interni.
Né, a breve termine, è ipotizzabile che essa possa costituire una concreta alternativa.
Questa situazione rende il compito di Giorgia Melon che sulla carta dovrebbe essere faciliitato, particolarmente difficile e lo stato di solitudine nel quale si trova non giova neppure al paese.
Ottorino Gurgo