di Matteo Forciniti

Il commercio è diventato la vera grande ossessione delle istituzioni italiane in Uruguay. La promozione del made in Italy ha ormai preso il sopravvento su tutto anche a costo di far sparire le pressanti esigenze di una comunità inquieta che da tempo chiede a gran voce servizi consolari efficienti anche se non viene ascoltata.

Qual è oggi il ruolo dell'Italia in Uruguay oltre al marketing? Per capire come stanno davvero le cose abbiamo parlato con alcuni rappresentanti della collettività che stanno vivendo questo periodo con amarezza e preoccupazione.

"Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un intervento molto deciso da parte dell'Ambasciata sul commercio. Eppure se si mettesse lo stesso impegno sui servizi consolari oggi la situazione forse sarebbe molto diversa" dice Silvana Antonelli, consigliere del Comites per la lista Unitalia. "Il tema dei servizi consolari è stato praticamente dimenticato a livello ufficiale. L'Ambasciata continua a insistere su una promozione dell'italianità che riguarda solo il commercio o la gastronomia evitando di promuovere invece la partecipazione della collettività. Sappiamo tutti che l'italianità nel nostro paese è molto forte ma se si vuole davvero promuoverla all'interno della società allora si dovrebbero garantire servizi consolari rapidi ed efficienti. Invece quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio disastro" accusa la consigliere di origine veneta che ricorda le recenti proteste organizzate nei giorni scorsi da un gruppo di cittadini in attesa di ottenere un turno al consolato: "La protesta di queste persone è un segnale importante e deve essere ascoltato. Rappresenta il segno di un malessere e di un'insoddisfazione assai diffusa tra i cittadini non solo in Uruguay ma potrei dire in tutto il Sud America. Dalla Farnesina in giù ti trattano male, non so il perché ma è così. Le autorità diplomatiche non aiutano i cittadini ma si concentrano su cose banali rispetto ai problemi che ci sono. Tutte queste attività che vengono organizzate servono a dire che si sta facendo qualcosa anche se in realtà ci sarebbe davvero bisogno di altre cose molto più urgenti".

"Al di là del commercio e del made in Italy oggi in Uruguay stanno succedendo in silenzio cose molto gravi" afferma Antonelli citando il sistema degli appuntamenti on line al collasso con eterne attese: "Con il passare del tempo sembra che la situazione si stia aggravando sempre di più senza che qualcuno faccia qualcosa. Un altro esempio è il blocco degli appuntamenti per la cittadinanza che impedisce a molte persone di esercitare un diritto: attualmente una legge dello Stato italiano in Uruguay non viene applicata e, infatti, se si ricorre alla giustizia italiana pagando tanti soldi questo diritto viene riconosciuto ma è una vergogna che si debba arrivare a questo punto".

Come tanti altri, anche Silvana Antonelli chiama in causa l'inattività del Comites che resta in silenzio di fronte a un panorama scoraggiante: "Se funzionasse come dovrebbe, in casi come questi il Comites dovrebbe intervenire e farsi sentire dato che stiamo parlando dell'organismo che difende i cittadini di fronte alle autorità diplomatiche. E invece vediamo che in Uruguay non si sta facendo niente oppure, se si fa qualcosa, lo si fa violando la legge come successo con Gente d'Italia".