Gente d'Italia

Come l’Italia ha speso due milioni di dollari per una cattedrale nel deserto in Uruguay: progetto preliminare e trasparenza solo per pochi intimi

DI MATTEO FORCINITI

Dopo l'incarico di progettazione affidato in soli dieci giorni di tempo, sulla costruzione del nuovo consolato di Montevideo interviene subito la politica nel maggio del 2019. Un gruppo di senatori del Partito Democratico presenta un'interrogazione parlamentare chiedendo maggiore trasparenza sui costi, le tempistiche e le motivazioni che hanno portato lo Stato italiano a decidere di spendere circa 2 milioni di dollari in Uruguay dopo anni di abbandono e proteste inascoltate per risolvere la situazione dei servizi consolari.

I senatori del Pd protestano anche su un altro punto: i rappresentanti della collettività non sono mai stati minimamente coinvolti, sentiti o consultati in un progetto così importante. I membri del Comites e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) vengono praticamente ignorati da parte delle autorità diplomatiche. Non è un caso infatti che le voci raccolte da Gente d'Italia in questo periodo tra associazioni e rappresentanti siano estremamente critiche non tanto sulla bontà del progetto in sé quanto piuttosto sull'effettiva utilità di un investimento così notevole dato che di aumento del personale -il vero problema fondamentale- nessuno ne parla concretamente.

Le proteste del mondo politico non si limitano solo al Pd. L'indignazione è trasversale e toccherà come vedremo più avanti anche la destra.

Nel frattempo il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero) continua imperterrito la sua propaganda elettorale all'insegna della disinformazione e non perde occasione per rilanciare una tematica che era stata preparata con cura negli ultimi anni. Tra il 2017 e il 2018 questo minuscolo partito politico argentino era sbarcato in Uruguay con un sogno, una promessa irrealizzabile alla ricerca del facile consenso con le manifestazioni di piazza per rivendicare servizi consolari degni per i cittadini. "La riapertura e l'ampliamento del Consolato di Montevideo rappresentano la risposta più concreta degli ultimi trent'anni a favore della collettività italiana residente in Uruguay" scrivono in una nota i consiglieri del Comites del gruppo Maie nel giugno del 2019 applaudendo la decisione del ministero degli Esteri. C'è un dettaglio da sottolineare: questi stessi consiglieri che dispensano elogi alla Farnesina sul consolato da due anni sono allo stesso tempo latitanti all'interno dell'organismo di rappresentanza nel quale sono stati eletti e che adesso cercano di boicottare dopo il cambio di gestione, tant'è che cinque di loro saranno espulsi pochi mesi dopo dall'Ambasciata alla luce delle continue assenze ingiustificate.

Torniamo adesso al consolato, siamo solo all'inizio di un lungo processo amministrativo che prevede più fasi. 

Nel luglio del 2019, forse per cercare di placare gli animi di un malcontento generalizzato, l'ambasciatore Gianni Piccato si decide ad organizzare finalmente un incontro aperto alla Casa degli Italiani con i rappresentanti delle associazioni nel nome di un'apparente e svogliata trasparenza su una vicenda piena zeppa di ombre. Per fomentare la partecipazione all'incontro si chiede la conferma per "motivi logistici". Il Comites è imbufalito: "Una cosa del genere non era mai vista. L'ambasciatore convoca una riunione a casa altrui senza parlare con il Comites e per di più impone le proprie regole chiedendo addirittura una conferma anticipata".

L'incontro, come era prevedibile, si trasforma nella solita ed inutile passerella dell'ambasciatore Piccato e dei suoi fedeli con il trionfo del burocratese sulla chiarezza. Dopo il progetto preliminare, informano le autorità diplomatiche, adesso ci troviamo nella fase esecutiva volto a scegliere lo studio di architettura e in seguito si aprirà la fase finale con la gara d'appalto per scegliere la ditta che costruirà l'edificio.

Concretamente, come sarà la nuova sede consolare? 

Sul progetto preliminare approvato dal Ministero degli Esteri ci sono solo poche parole: "È uscito sui giornali ed è stato già discusso". A dire il vero le uniche informazioni disponibili le ricaviamo da un tweet di Luigi Maria Vignali, il direttore del Dipartimento italiani nel mondo della Farnesina, con qualche foto e poco altro. Il resto è il silenzio più assoluto se si escludono gli annunci propagandistici degli esponenti del Maie amplificati dal portale della propaganda Italia Chiama ItaliaDov'è finita allora la trasparenza sulla costruzione del nuovo consolato?

Fine seconda parte – 

Continua

(La prima parte: Gli annunci e le promesse)

Foto Twitter Luigi Maria Vignali

 

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