Imperia, Liguria (Depositphotos)

di Franco Manzitti

Nella mitica piazzetta di Portofino, uno degli angoli più rinomati al mondo, quella che si affaccia sul porticciolo, non si può più sostare, ovviamente a piedi perché le macchine sono proibite da decenni. Vietato lo standing, che sarebbe fermarsi in piedi, magari aspettando che si liberi un tavolino degli agognati bar a cielo aperto  o un posto nei ristoranti che circondano quello spazio così ambito. L'ordinanza del sindaco Matteo Viacava è arrivata nei giorni di Pasqua, quando la dimensione dell'invasione è diventata una vera minaccia. 

Stop alla sosta selvaggia, al paradossale parcheggio dei pedoni. Anche sulle banchine del porticciolo contornato dalle case del borgo la circolazione pedonale deve essere senza soste. Cammini, magari lentamente, ma non ti puoi fermare a commentare la bellezza delle "barche" ormeggiate o di quelle alla fonda davanti al borgo. Vuoi vedere Portofino, dare un'occhiata alle vetrine delle sue super raffinate boutique? Ok, ma solo un rapido sguardo, che la folla alle tue spalle preme e se la circolazione non è rapida come fanno quelli in arrivo sbarcati dai traghetti  in arrivo da Santa Margherita e da Genova o da Camogli a assaporare Portofino? 

E dove si bloccano quelli che arrivano dal posteggio unico del paese celebre al mondo e che hanno miracolosamente trovato un posto libero a 6 euro all'ora, 20 l'intera giornata, se il muro dei turisti è già fermo, prima dell'accesso in piazzetta?

L'emergenza suona dall'epicentro turistico più rinomato, ma non solo da quello, in una Liguria terra di grandi bellezze, ma lunga, stretta tra il mare e le montagne, fatta di borghi incastonati in angoli di bellezza unica e spazi ridotti.

La Liguria è invasa e non sa se ce la fa. I flussi turistici liberati dopo tre anni dall'incubo Covid, alimentati da spinte nuove e diverse rispetto al passato, stanno puntando qui non solo dalle regioni limitrofe del Nord Ovest, ma da tutta Italia e dall'estero con il grande ritorno degli americani e dei francesi. 

Cosa c'è di meglio e di più raggiungibile dei luoghi come Portofino, le Cinque Terre, le Riviere di Ponente e di Levante? Con in mezzo Genova, in corsa per un nuovo destino turistico dopo che la sua percezione per decenni è stata solo di una grande città portuale industriale, perfino riottosa a aprire il suo scrigno di valori storico ambientali?

E così in questo anno di grazia 2023, in occasione della Santa Pasqua, il problema è esploso.  Con le inevitabili polemiche e discussioni seguite alla ordinanza di Portofino sbarra pedoni e agli Sos partiti dalle Cinqueterre. Da dove lo scrittore ligure Maurizio Maggiani, firma de "Il Secolo XIX" e di "Repubblica", spezzino di nascita, fino a poco tempo fa genovese di residenza, ha lanciato una specie di anatema contro chi " ha trasformato le Cinque terre e in particolare Monterosso, uno dei suoi gioielli, in una Disneyland, badando più ai cavalcanti business turistici dell'accoglienza, che alla difesa delle bellezze, di un ambiente non fragile, fragilissimo." 

Apriti cielo ligure. La provocazione ha subito creato una discussione e gli inevitabili due partiti. Chi difende il territorio minacciato dall'invasione, un bene da centellinare con dosi di turisti moderate e contenute, per garantire l'equilibrio tra affari e protezione e chi teme disincentivi pesanti ai flussi facilmente dirottabili su altri obiettivi, così facili da proporre in un paese come l'Italia.

 "Abbiamo fatto tanto per costruire una potente attrazione turistica e ora ci chiudiamo? "_ è l'osservazione che gli "aperturisti" avanzano, respingendo le proposte di "numeri chiusi", di prenotazioni guidate, di fasce protette per l'afflusso dei turisti.

Il tema non riguarda solo le bellezze "speciali" del territorio ligure, ma più in generale tutta la regione. A Ponente l'invasione provoca code automobilistiche, incrementate oramai da tre anni dai lavori sulle autostrade che i processi per la tragedia del Ponte Morandi crollato hanno provocato in via giudiziaria.

 Ha protestato con clamore anche Flavio Briatore, il manager turistico bloccato in coda sulla  A10, Ventimiglia- Genova, amico della ministra del Turismo Daniele Santanchè, suscitando l'immancabile vespaio. 

" Se è così ora come faremo questa estate? " _ ha sentenziato il manager, sottolineando un disagio oramai senza data di scadenza, l'incubo non certo solo turistico, che affligge le autostrade liguri da tre anni. 

E che sembrava minacciare l'arrivo in Liguria dei flussi turistici. Non è stato così: pur di arrivare tra Ventimiglia e Genova per calare sulle spiagge fuori stagione di Sanremo, Bordighera, Alassio, Varigotti, Varazze, Arenzano eccetera eccetera, i flussi in arrivo si sottopongono a ore e ore di coda, in autostrade e poi a calvari inimmaginabili per trovare posteggi inesistenti in paesi costieri invasi dalle auto e privi di infrastrutture di accoglienza. 

La vicina Francia ha costruito nel tempo parking sotterranei ovunque, in Liguria nessuno ci ha pensato e nessuno pensa a snellire quel traffico con nuovi tratti autostradali, almeno di collegamento, con posteggi facilmente raggiungibili, magari con soluzioni ponte di trasporti tra un entroterra molto vicino alla costa e le Riviere. O con una politica ferroviaria più vicina alle esigenze di viaggio. 

Assistere all'arrivo dei treni stracarichi di turisti, soprattutto nelle stazioncine delle Cinque terre, offre la misura dell'invasione in modo quasi plastico. Ma suggerisce anche di aumentare il numero dei treni e, magari, anche la loro qualità.  

Recentemente è stato inaugurato un viaggio diretto Vienna-Cinque Terre, un bel veicolo per portare austriaci e tedeschi in Liguria, passando da Genova. Ma cosa succederà se queste rotte aumenteranno?

A Genova capitale l'impatto è ovviamente meno visivo, ma la coda dei trentamila quotidiani che visitano nei giorni di Pasqua l'Acquario, grande attrazione genovese da oramai trenta anni, dovrebbe far meditare in due sensi. 

Questa folla che arriva alla carica per stupirsi davanti alle vasche della Costa Edutainment può avere altre destinazioni utili sul territorio genovese, se fosse ben guidata e se ci fossero altre attrazioni "potenti", oltre a un centro storico pieno di bellezze non ben coordinate,  disseminate tra "caruggi", chiese, oratori e i palazzi dei "Rolli", le cinquecentesche dimore pronte ad accogliere i visitatori già in coda. 

Il sindaco di Genova Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti, davanti a tanta manna turistica, si sono affrettati a scagliarsi contro i possibili numeri chiusi che la provocazione acuta e puntuale di Maggiani ha "istigato" . 

 E' comprensibile per una Regione il cui risveglio in questo settore è diventato così generale, toccando le bellezze storiche, ma la Regione intera.

Sull'altro fronte la Liguria non può reagire soltanto con le ordinanze di Portofino, o magari con qualche numero chiuso nei paesini delle Cinque terre. Ci vuole una politica massiccia che proietti su questa Liguria invasa servizi adeguati e non solo nei trasporti. 

Ma anche per esempio nell'assistenza sanitaria. Con la popolazione che decuplica spesso in certi casi, le strutture sanitarie sono assolutamente impreparate. Ci sono pochi centri di pronto soccorso disseminati lungo la costa, spesso irraggiungibili per le code e gli intasamenti del traffico. Guai a sentirsi male nei giorni di Ferragosto, quando l'unica salvezza può essere un elicottero.

Da nuovi centri di emergenza sanitaria agli stop ai pedoni nella mitica piazzetta portofinese ce ne passa. Ma a tutto questo deve pensare la Liguria del terzo Millennio così invasa. E impreparata.