Il riferimento che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella sua intervista uscita sul

«Corriere» il 21 aprile, ha fatto alla «cultura italica» non può essere in alcun modo interpretato «come una rinuncia ai valori universali che stanno alla base della nostra concezione della vita». Lo sottolinea in una lettera al «Corriere» il deputato del Pd Fabio Porta, eletto nella circoscrizione

Estero dell'America meridionale. In replica alle critiche rivolte ieri al capo dello Stato, per l'uso dell'aggettivo «italico», da parte del quotidiano «La Verità», Porta osserva che «libridazione italica è parte essenziale della nostra storia», aggiungendo che «l'italicità si esprime nella sua più forte e probabilmente visibile dimensione nell'essenza e nella conseguenza del più grande fenomeno sociale della storia d'Italia: la diaspora italiana nel mondo». Grazie al suo influsso, ricorda il deputato, oggi si sentono legati al nostro Paese non solo «i figli e i nipoti di quella epopea migratoria», ma anche «tutti coloro che, in Italia e all'estero, vedono il nostro Paese con ammirazione e speranza»: tutto ciò non va confuso con l'italian sounding,

«che è altra cosa e andrebbe trattato con un minimo di conoscenza della nostra grande business community all'estero». Proprio ispirandosi al «concetto di italicità», afferma Porta, è possibile fare in modo che «emigrazione e immigrazione» diventino «il volano di una nuova crescita e quindi dello sviluppo del Paese».