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Brusca frenata per l'economia americana. Nel primo trimestre il pil è cresciuto solo dell'1,1%, sotto le attese degli analisti e molto meno del +2,6% degli ultimi tre mesi del 2022.

Il rallentamento pronunciato riflette gli effetti dell'aggressiva campagna di rialzi dei tassi della Fed e alimenta i timori di una recessione, data quasi per scontata da Wall Street.

A frenare la crescita americana è stato il calo degli investimenti delle aziende e sul mercato immobiliare, ovvero i due fronti più esposti alla stretta della Fed. I consumatori invece si sono mostrati resilienti di fronte alla galoppata dei prezzi: le spese infatti sono salite del 3,7%, meglio del +1% dell'ultimo trimestre del 2022. Ma le incognite sulla tenuta dei consumi sono molte: secondo gli analisti rallenteranno in modo deciso nei prossimi mesi a causa di un'inflazione che rallenta ma si mantiene storicamente elevata con conseguenze pesanti sul potere d'acquisto. Finora gli americani hanno sopportato il caro prezzi grazie alla solidità del mercato del lavoro che, però, inizia a mostrare i primi segnali di debolezza.

Per la Fed si tratta di indicazioni 'positive': la ripresa che rallenta ma non crolla e il mercato del lavoro che si raffredda avranno infatti un impatto sull'inflazione, frenando i prezzi e aiutando una loro discesa verso l'obiettivo del 2%. Nonostante i segnali incoraggianti, la banca centrale americana prepara una nuova stretta la prossima settimana, quando è attesa alzare i tassi di interesse di un altro 0,25%. Da giugno invece è attesa una pausa per valutare l'effetto delle decisioni di politica monetaria sull'economia, considerato che le recenti turbolenze nel settore bancario sono equivalenti a un rialzo del costo del denaro di un quarto di punto. La possibile pausa della Fed potrebbe cadere in un momento di altissima tensione per l'economia americana, ovvero lo scontro sull'aumento del tetto del debito. Le trattative fra i repubblicani e Joe Biden non sono ancora iniziate e il rischio è quello di un default "catastrofico". I primi timori al riguardo iniziano a palesarsi fra gli investitori, andando ad alimentare il nervosismo per un crisi del settore bancario che ancora non appare risolta.

First Republic continua a essere in difficoltà e, secondo indiscrezioni, potrebbe presto vedersi limitato l'accesso ai finanziamenti della Fed. Un'ipotesi che se si materializzasse potrebbe complicare ulteriormente le prospettive della banca, tornando ad alimentare il rischio contagio. Se First Republic trema, segnali confortanti arrivano invece da Deutsche Bank. Pur annunciando il taglio di 800 posti lavoro, la banca tedesca chiude il primo trimestre con un utile di 1,3 miliardi. Le tensioni sul settore bancario e i rialzi dei tassi in Europa e negli Usa rallenteranno, secondo Goldman Sachs, la crescita mondiale nel 2023 al +2,5%. Le Borse seguono con attenzione gli sviluppi dell'economia. E mentre le piazze finanziarie europee si muovono caute - borsa Milano chiude in rialzo dello 0,19% -, Wall Street avanza trovando spunto nei conti delle grandi aziende per correre. Dopo Microsoft e Google sopra le attese, anche Meta svela conti migliori delle previsioni. I ricavi del colosso di Mark Zuckerberg sono saliti nel primo trimestre per la prima volta in quasi un anno, segnando un aumento del 3% a 28,65 miliardi. E per i tre mesi in corso sono attesi in una forchetta i 29,5 e i 32 miliardi di dollari. Risultati che mettono le ali ai titoli Meta, con gli investitori ottimisti sulle prospettive del social con Zuckerberg si è impegnato a controllare le spese e, soprattutto, con le difficoltà di TikTok, la grande rivale di Instagram finita nel mirino di Washington che la vede una minaccia alla sicurezza nazionale.