di ROBERTO ZANNI

È partita la nuova stagione del CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, e una delle commissioni cruciali, non a caso la Prima, è indubbiamente 'Informazione e Comunicazione', presieduta da Giangi Cretti che è anche alla guida di FUSIE, Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero. Un settore, l'editoria fuori dall'Italia, alle prese con tanti problemi, il primo indubbiamente legato alla concessione dei contributi governativi con leggi e norme che vanno contro il buonsenso e che soprattutto possono essere facilmente usate a proprio piacimento come hanno dimostrato l'ambasciatore in Uruguay Giovanni Iannuzzi e il compare Aldo Lamorte che con le menzogne hanno fatto in modo che il Dipartimento per l'Editoria, non concedesse al nostro/vostro giornale quanto spettava. Ma con il nuovo CGIE e la Commissione specifica, c'è la speranza che si possano finalmente porre i primi mattoni per la creazione di un sistema più giusto? C'è la volontà di proporre qualche cosa al fine di proteggere gli italiani, l'editoria, l'informazione e la comunicazione all'estero? Lo abbiamo chiesto a Giangi Cretti.

COMMISSIONE CHE AFFIANCA IL DIPARTIMENTO PER L'EDITORIA
"Abbiamo dei progetti. Vogliamo avere una interlocuzione - ha esordito - che non sia di facciata o di cortesia istituzionale, ma politica con il Parlamento e poi eventualmente se possibile anche con il Governo, il sottosegretario per l'editoria, perchè riteniamo assolutamente imprescindibile che la Commissione che fino al 2017 affiancava il Dipartimento per l'Editoria nella verifica dei requisiti delle testate che avevano fatto richiesta dei contributi venga riattivata e c'è più di una ragione. In primo luogo la Commissione non costa un centesimo allo stato, composta da membri che lo fanno per volontariato, nessun compenso poi, e arriviamo al motivo, perchè è in grado di aiutare i funzionari del Dipartimento che stanno a Roma, che svolgono un lavoro molto preciso, ma che evidentemente è legato alle normative, direttive, fogli di carta, amministrazione, mentre le nostre realtà sui territori sono profondamente diverse e la Commissione ha proprio questa funzione, di attenzione al territorio, alle diversità che caratterizzano le realtà dove le nostre testate sono attive, che non sono tutte uguali, anche per quello che concerne l'amministrazione. Ed è importante, sono convinto, ci è stato riferito in questi termini, che lo stesso Dipartimento per l'Editoria, i funzionari e gli operatori che lo compongono, sarebbero ben lieti di essere affiancati su queste cose. La Commissione può sbrogliare matasse complicate e avviare una comunicazione costruttiva tra Dipartimento ed Editori anche perchè tutti sanno che le realtà sono differenti tra loro. Ovviamente la Commissione non può decidere sulla entità dei contributi, ma può rivelarsi assolutamente utile e accorcerebbe anche i tempi di lavorazione. Questo per i periodici, in quanto i quotidiani soggiacciono, per la Legge sull'Editoria, ad altre dinamiche e tempistiche".
I PARERI DEVONO ESSERE OGGETTIVI
- E da qui alla valutazione dei requisiti per l'ottenimento dei contributi il passo è breve...
"Voglio sottolineare l'aspetto che riguarda i pareri di ambasciatori, consoli e Comites - continua Cretti - che, in particolare questi ultimi, non sono vincolanti, ma alla fine diventano una sorta di alibi, pretesto intorno al quale si cerca di far valere il rifiuto di assegnazione dei contributi (come successo a 'Gente d'Italia' ndr). Riteniamo che questo non sia assolutamente corretto: vorremmo che ci fosse in qualche modo chiarezza. Io credo che i pareri siano legittimi, ma devo essere oggettivi, senza mai essere lasciati alla discrezionalità delle proprie convinzioni politiche, orientamenti culturali, carattere, relazioni interpersonali che si vanno instaurando: questo non deve esistere. Il parere, ribadisco, deve essere oggettivo, in grado di dire che le testate ci sono, che sono presenti sul territorio e distribuite. Basta. I numeri della distribuzione sono certificati sui documenti richiesti dal Dipartimento, è suo compito la verifica. Non può essere, come purtroppo mi pare stia capitando, che ci siano Comites, o parte di essi, maggioranza o minoranza, non lo so, che esprimano pareri negativi semplicemente sul fatto che dal loro punto di vista queste testate non svolgono un ruolo informativo adeguato... Assolutamente no, perchè sappiamo perfettamente che si tratta di un parere personale, un'opinione, che può essere ovviamente espressa, ma mai trasformarsi in elemento di decisione. Perchè il contributo pubblico per le testate diventa fondamentale e non può essere precluso da simpatie, orientamente politici, è inaccettabile e per questo secondo me si deve in qualche modo avere una tutela autorevole. E noi stiamo cercando di muoverci per ottenere un qualcosa che si possa definire come interpretazione autentica. E anche chi non è del settore e mette a confronto le testate che hanno ricevuto il contributo con quelle escluse, si rende conto che svolgono lo stesso lavoro, c'è chi lo fa meglio, chi peggio, ma affermare ad esempio che le tematiche non sono d'interesse...Chi lo stabilisce? Sarà solo il lettore a deciderlo. Credo che sarà importante fare chiarezza su questo ambito".
MA PERCHÈ ALLORA SEGRETARIO LAMORTE?
Una spiegazione molto precisa e attenta di quello che non sta funzionando nella concessione dei contributi e che ha avuto nei mesi scorsi, come tutti sanno, 'Gente d'Italia' vittima proprio per i pareri anche sulla linea editoriale dell'ambasciatore Giovanni Iannuzzi, in combutta con Aldo Lamorte (Comites), espressi con l'intenzione lapalissiana di far chiudere un giornale scomodo solo perchè a loro non andava bene. Ma, con grande stupore, ecco che proprio Aldo Lamorte è stato nominato segretario della Prima Commissione 'Informazione e Comunicazione': come può essere capitato?
"Innanzitutto è successo per una scelta democratica, nel senso che la Commissione ha votato per il signor Lamorte e da questo punto di vista io personalmente non avrei orientato diversamente la decisione se questa era la volontà. Parlo molto onestamente: dopo che è stato candidato segretario - tra l'altro non c'era, in un primo momento era stato detto per motivi di salute poi mi è stata segnalata la presenza in contemporanea al Parlamento uruguaiano - ho chiesto espressamente se era disponibile, mi è stato risposto di sì, che gli si poteva telefonare e successivamente la votazione ha seguito le indicazioni. Al momento non ho valutato che ci fosse questo, chiamiamolo precedente, per la particolare situazione relativa a 'Gente d'Italia'...
- Non si può definirlo un conflitto di interessi?
"Se la Commissione avesse qualche funzione dirimente su dei pareri sì, ma in questo caso direi di no, non esprimiamo nessun genere di pareri, quindi non penso ci sia conflitto. Alla fine, tutto sommato, io preferisco averlo all'interno della Commissione, ammesso che vi partecipi, in modo da poterci ragionare direttamente, piuttosto che averlo al di fuori, perchè quello che ho spiegato prima, relativo ai pareri che devono essere oggettivi, ne sono totalmente convinto, è senso comune. Queste situazioni devono finire: adesso riguarda la vostra testata e anche l'australiano 'Allora!', ma questi conflitti dettati da interpretazioni personali, di quel Comites, di quel console, non devono più succedere. Io il signor Lamorte l'avevo visto solo nella scorsa consigliatura, era subentrato, poi la pandemia, insomma non ho mai avuto modo di interloquire con lui se non in maniera superficiale. Adesso vedremo". 
IL SITO DEL CGIE
Ma c'è anche un altro progetto in partenza, che potrebbe vedere la luce in tempi ragionevolmente brevi. 
"Dare al  CGIE e in generale agli organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero una dinamica comunicativa attraverso strumenti efficaci. Per essere più concreto, quando abbiamo chiuso la consigliatura precedente ci eravamo lasciati con una riflessione che ci portava a dire che il sito del CGIE dovrebbe essere il punto di riferimento dal quale poi irradiare tutta la comunicazione, ma anche nel raccogliere messaggi che arrivano dalle diverse comunità ed eventualmente da altri organismi di rappresentanza, questo perchè allo stato attuale il sito è inutilizzabile, giusto una testimonianza. Sarà  un traguardo sul quale dovremo impegnarci da subito per renderlo fruibile ed efficace".
- Si è posto un obiettivo, in termine di tempo, per rendere il progetto realtà?
"Sperando innanzitutto che il nostro non sia un pio desiderio, come si sa il CGIE ha risorse marginali. Innanzitutto dovremo, attraverso le esperienze maturate durante la pandemia, incentivare il lavoro a distanza poi si devono prendere decisioni che noi come Commissione dobbiamo sottoporre poi al Comitato di Presidenza che poi, in tempi ragionevoli, dovrà darci delle risposte. Il nostro obiettivo è di arrivare prima della prossima assemblea che però ancora non è chiaro se si terrà entro la fine dell'anno, si dice anche che si dovranno individuare dei fondi che per ora non sono destinati, al più tardi entro la primavera del 2024. Noi dovremo garantire che il sito diventi un riferimento efficace e fruibile, con tutto quello che porta".
- Un sito che deve diventare il fulcro della comunicazione del CGIE
"Sicuramente sì, e ciò comporta anche che dietro ci deve essere un mini apparato redazionale per confezionare i contenuti, caricarli, lanciarli ed eventualmente far fronte anche a richieste, messaggi che arrivano dalle comunità. Si tratta di un progetto assolutamente concreto che riteniamo necessario da portare avanti, anche se alla fine tutto dipenderà dalle risposte che arriveranno tenendo presente che CGIE e Comitato di Presidenza non sono contrari, quindi l'orientamento di massima c'è, si tratta ora di mettere in campo col progetto anche quelle minime risorse, soprattutto umane, che sono necessarie".