ROMA - “Abbiamo appreso in queste ore di un emendamento ai sensi del quale si riconosce al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale la facoltà di effettuare assunzioni di personale “Al fine di potenziare gli uffici consolari nei Paesi ad alta intensità di flussi turistici verso l'Italia”, che prevede uno stanziamento di ben 2 milioni di euro, esattamente il doppio di quanto con fatica è stato ottenuto nel primo DL PA per il riadeguamento delle retribuzioni del personale a contratto già in servizio, le cui risorse, come arcinoto, sono sempre troppo esigue ed ogni anno si limitano ad essere una goccia nel mare della disperazione”. Ne dà notizia il Coordinamento esteri della Confsal Unsa, che prende le distanze da questa iniziativa.
“Questa ipotesi emendativa ci lascia basiti e confusi”, sostiene il sindacato in una nota. “L’orientamento dell’Amministrazione era quello di procedere con l’autorizzazione per il concorso ad hoc, per consentire il transito nei ruoli del personale a contratto già in servizio e prevedere nuove procedure concorsuali, al fine di colmare le vacanze di organico ormai endemiche. Ciò premesso, - si chiede la Confsal Unsa Esteri – perché mai si dovrebbe agevolare ora la precarizzazione in uno scenario amministrativo già invaso da temporanei ed interinali che amplierebbero la pletora di lavoratori bistrattati del Maeci e che non risolvono i problemi di efficienza e di efficacia dell’intervento all’estero della Farnesina?”.
“Vogliamo credere – prosegue la nota – che questo emendamento sia stato una svista, un esercizio di attenzione verso le istanze sollevate da qualche referente in loco, assolutamente svincolato da azioni strutturali e sistemiche di lungo periodo. Rinnoviamo Governo e alla Farnesina l’urgenza di operare scelte lungimiranti, che mirino a colmare in maniera risolutiva i vuoti di organico nonché a valorizzare le risorse umane già in servizio, anche attraverso riadeguamenti retributivi che tengano effettivamente conto dei valori di mercato, del tasso di cambio e dell’erosione del potere di acquisto nei Paesi di servizio”.
La Confsal Unsa, conclude la nota, “prende le distanze da ogni altra iniziativa che miri ad attuare una rinnovata dinamica di precarizzazione all’interno del MAECI, la quale corrisponde ad una immotivata dilapidazione di energie, risorse finanziarie e tempo in un contesto in cui bisognerebbe, al contrario, puntare a garantire continuità e consolidamento da ogni punto di vista delle competenze acquisite”.