Compatti, nonostante i "tentativi di sabotaggio".

E pronti a continuare così, "brillanti" come nel primo anno di governo. Consapevoli che la corsa è lunga, l'orizzonte resta la legislatura e non sarà questa la manovra con cui realizzare tutte le promesse elettorali. Anzi. Lo spazio ci sarà per confermare il taglio del cuneo, e poco altro. Giorgia Meloni chiama la sua maggioranza a Palazzo Chigi per fare un bagno di realtà.

I conti peggiorano, anche se la crescita tiene le spese aumentano, il deficit aumenta: un primo balzo verso il 5%, mezzo punto in più del previsto, già viene dato per molto probabile. E potrebbe salire ancora, per colpa del Superbonus. Le prime ipotesi sui numeri escono poco prima di un vertice attesissimo. Ma nessuno parla dopo le due ore passate a palazzo Chigi. A dare il senso dell'incontro filtrano alcuni concetti, "condivisi". La capacità, appunto, di resistere ai tentativi di sabotaggio, non meglio specificati. E le risorse da concentrare su "salari, sanità, famiglie e pensioni". A partire, una novità rispetto ai temi indicati in questi giorni, da "quelle dei giovani". Su cui "tutta i partiti sono concordi". Senza voli pindarici e senza immaginare di tirare troppo la corda con Bruxelles, con cui già si dovrà trattare per mantenere un po' di margine di manovra. Anche perché il destino dei conti rimane legato alla decisione di Eurostat, sul conteggio dei fondi per il Superbonus. Che, uno dei ragionamenti dell'incontro, "potevano andare al lavoro".

Qualche tartina, raccontano, e un bicchiere per brindare al nuovo inizio, clima informale anche se il tema è cruciale. Le decisioni, certo, arriveranno a valle dei numeri. E bisognerà aspettare la Nadef, a fine settembre, per avere un quadro definito. Tra un paio di settimane ci si rivedrà per fare il punto, dati alla mano, anche con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Che oggi non c'era, mentre erano presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Ma intanto era importante "darsi un metodo", spiega più di un partecipante, "condividere la linea". Poi ci saranno anche tavoli ristretti, sui punti specifici della manovra.

Nel frattempo, il monito che sarebbe arrivato dalla premier, meglio "parlarsi al telefono" piuttosto che "finire sui giornali per cose non affrontate", come la questione della soglia del 3% per le elezioni europee, l'altro appuntamento da scavallare per "andare avanti lisci". Un argomento affrontato sul finale, raccontano, perché il grosso dell'incontro era la manovra. Bisogna evitare, la raccomandazione a tutti i presenti, di dire cose "distoniche". E anche di presentare valanghe di emendamenti. Il quadro non è dei più semplici, davanti ci sono "tempi duri e tempeste" ed è fondamentale, rimanere "coesi". Anche perché non ci sarà solo la manovra a occupare l'autunno dei parlamentari. Presto, accanto all'autonomia che ha mosso i primi passi in Senato, arriverà anche il ddl di riforma costituzionale (nelle prossime settimane, dicono da Palazzo Chigi) per introdurre il premierato. Ma ci sarà da superare anche lo scoglio del Mes, da tenere alta l'attenzione sulla gestione dei migranti, da portare a casa il primo step di riforma della giustizia. Senza contare il Pnrr. Un menù da brividi, che va affrontato con freddezza e "senza sbavature". Evitando, uno dei messaggi che per l'ennesima volta la premier invia ai parlamentari, errori ed incidenti in Parlamento come quello sfiorato in mattinata in commissione Lavoro alla Camera. La maggioranza non aveva i numeri, si rischiava di andare sotto (e secondo le opposizioni è anche successo, salvo che nessuno ha chiesto il riconteggio dei voti in tempo), e il presidente Walter Rizzetto si è visto costretto a sospendere la seduta per richiamare almeno un paio di deputati della maggioranza ed evitare l'ennesimo pasticcio. Nessuno, insomma, vorrebbe ripetere lo scivolone di aprile quando sul Def sono mancate le presenze necessarie. Tanto che dentro Fdi si starebbe meditando di inviare anche uno specifico messaggio a ministri e sottosegretario per ridurre al minimo le missioni almeno nel giorno in cui servirà la maggioranza qualificata per la Nadef.

Deficit in rialzo nelle stime Nadef, verso il 5%

Il deficit del 2023 potrebbe essere rivisto al rialzo nelle nuove stime della Nadef. Considerando i dati del Superbonus, di cui si dovrà tenere conto, e quelli sull'andamento dell'economia, dal 4,5% del Pil indicato nel Def si potrebbe salire quest'anno - come anticipato da un'analisi di Bloomberg - verso il 5%.

Superbonus, Visco: 'Non può essere permanente'. Verso proroga per i condomini

"Ci sono stati interventi necessari durante la pandemia, altri interventi necessari per l'aumento dei prezzi dell'energia, ma non possono essere strumenti permamenti da mantenere nel tempo". Lo afferma il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in riferimento al Superbonus. "Il Superbonus sarebbe dovuto finire presto, che sia cresciuto con meccanismi un po' strani l'abbiamo detto noi, lo hanno detto altri", aggiunge Visco a un incontro dell'Ispi a Milano.

Sarebbe però allo studio, secondo fonti parlamentari e governative, una proroga di almeno tre mesi del superbonus al 110% per i condomini per garantire l'agevolazione ai condomini che non avranno terminato i lavori entro fine anno. La proroga, che estenderebbe ai primi tre mesi del 2024 la possibilità di usare l'agevolazione in scadenza quest'anno, sarebbe comunque vincolata al raggiungimento di una certa soglia di avanzamento dei lavori, che potrebbe aggirarsi intorno al 60-70%.

Il superbonus, che nel 2023 è sceso al 90%, è rimasto al 110% solo per i condomini che avevano approvato i lavori e presentato la Cila entro novembre del 2022.