Iannuzzi quando venne in visita alla redazione di 'Gente d'Italia' nel febbraio 2020

di MATTEO FORCINITI

La Casa degli Italiani piena come non mai e lui lì, tranquillo e rilassato, a godersi l’asado. Partiamo da questa recente immagine per capire come è stato l’operato dell’ambasciatore Giovanni Iannuzzi in Uruguay che si appresta a concludere il suo incarico nel peggiore dei modi travolto dall’emergenza cittadinanze e dalle denunce alla magistratura per i suoi falsi rapporti sull’esistenza e sulla circolazione di questo giornale nella collettività italiana in Uruguay.

 

Foto: Facebook

La foto in questione è stata pubblicata su Facebook e rappresenta un insulto ai cittadini italiani residenti in questo paese che hanno avuto, per quattro anni molto difficili, come massimo rappresentante questo signore: l’ambasciatore-marketing ossessionato dal made in Italy e dalla censura verso la stampa libera che se ne infischia dei diritti dei cittadini.

Poche settimane fa, il 28 settembre, alla Casa degli Italiani succedeva l’impensabile. Sotto l’impulso di tre patronati, la casa dell’italianità a Montevideo tornava a riempirsi dopo un’eternità come una qualsiasi Festa della Repubblica o una visita importante. Eppure, il motivo di questa straordinaria affluenza era tutt’altro che festiva: negli ultimi anni in Uruguay è diventato praticamente impossibile ottenere un appuntamento all’ufficio consolare per chiedere la cittadinanza, un diritto negato ai discendenti indignati che hanno iniziato a protestare.

Per il numero uno della sede diplomatica in Uruguay questo importante appuntamento non era degno di partecipazione, meglio andare all’asado organizzato dal padiglione italiano in conclusione della fiera Expo Prado. Mentre l’ambasciatore si divertiva in compagnia, alla capo cancelliere Crugnola toccava ripetere in solitudine la solita vecchia cantilena sui servizi consolari nell’evento dei patronati.

Questa triste ed eloquente immagine rappresenta in realtà solo l’ultimo di una serie di polemici atteggiamenti avuti durante un mandato vissuto all’insegna del disprezzo verso ogni forma di aggregazione e confronto con una comunità in crisi che chiede solo di essere ascoltata.

Ma adesso facciamo un passo indietro e ripercorriamo le tappe principali del mandato di Iannuzzi in Uruguay.

Il nuovo ambasciatore si presenta a inizio del 2020 poco prima del terremoto che sconvolgerà il mondo. Durante la sua visita alla redazione di Gente d’Italia si nota subito una certa gradevole semplicità lontana anni luce dallo stile del suo predecessore Gianni Piccato. Ma è pura illusione, fumo negli occhi. Pochi mesi dopo il diplomatico fa gli auguri al nostro giornale in occasione del ventiduesimo anniversario con queste parole che riprenderemo in seguito: “Credo sia importante mettere in luce quanto la stampa e l’informazione, come quella espressa da questo giornale, abbia un ruolo importantissimo nel preservare e perpetrare l’italianità all’estero”.

Arriva il Covid ed è l’inizio di un’emergenza perenne per i servizi consolari che sembra non finire mai. Prima ci sono gli italiani bloccati che dopo una martellante campagna stampa promossa da questo giornale riescono finalmente a tornare a casa nel giugno del 2020 con un madornale ritardo rispetto agli altri paesi europei che, utilizzando i fondi del meccanismo di protezione civile europea, erano intervenuti già dalla fine di marzo. 130 sono stati i connazionali bloccati qui con l’arrivo del coronavirus, 130 persone dimenticate e abbandonate al proprio destino per troppo tempo.

A luglio invece, nell’Uruguay che riapre tutto e torna alla normalità, l’Ambasciata va ancora a rilento con la protesta delle associazioni preoccupate dai servizi ridotti al minimo e i continui ritardi. In realtà siamo solo all’inizio di un’emergenza ben più grande che esploderà in seguito con effetti devastanti.

E mentre la pandemia scombussola il mondo per l’Ambasciata di Iannuzzi la priorità resta la costruzione del nuovo consolato: in questi mesi si prosegue infatti spediti verso il progetto di costruzione di una palazzina dal valore di due milioni di dollari. L’opera è fortemente sponsorizzata dal Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’estero) con cui le autorità diplomatiche a Montevideo hanno grande sintonia. Il sottosegretario all’Estero Ricardo Merlo e il referente locale del partito Aldo Lamorte non perdono occasione per elogiare il lavoro di Iannuzzi all’interno di un racconto propagandistico caratterizzato dalla menzogna.

Dopo aver scelto lo studio di architettura tenendo nascosto il nome per più di un mese, a maggio l’Ambasciata pubblica l’avviso di manifestazione di interesse per la realizzazione dei lavori di costruzione. Alla luce della situazione della pandemia, e anche con gli italiani bloccati senza alcun aiuto, tutto il mondo politico italiano grida trasversalmente allo scandalo ma viene ignorato dal Ministero degli Esteri. La protesta sul caso Uruguay unisce gli schieramenti provocando diverse interrogazioni parlamentari. 

Il 2020 si conclude con una sorpresa: il faraonico progetto del consolato subisce un brusco e inatteso stop con l’annullamento della prima gara d’appalto perché nessuna offerta viene ritenuta idonea.

Seppur con l’emergenza sanitaria del Covid che complica le cose, in questo primo anno di mandato in Uruguay l’ambasciatore Iannuzzi fa capire subito quali sono le sue uniche prerogative attraverso una serie di iniziative volte a promuovere i prodotti italiani, il commercio e in linea generale il made in Italy. Fermo restando l’importanza delle eccellenze italiane apprezzate in tutto il mondo, possono essere questi gli unici obiettivi da portare avanti? Possibile che non esista nient’altro? E poi, soprattutto, sono queste le reali esigenze di una popolazione indignata dallo stato dei servizi consolari?

Seguendo la tendenza degli ultimi anni, con Iannuzzi appare chiara una cosa: il rappresentante dello Stato italiano in Uruguay viene ridotto a puro strumento di marketing mandato in giro a vendere un po’ di pasta anziché risolvere i problemi della gente.

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