Violenti scontri allo stadio Maracaná di Rio de Janeiro, teatro dell’incontro tra Brasile e Argentina (0-1, rete decisiva di Otamendi al 63') per le qualificazioni ai Mondiali del 2026.

Scontri sugli spalti prima di Brasile-Argentina

La partita è iniziata con quasi mezz’ora di ritardo a causa di gravi incidenti sugli spalti. I disordini sono iniziati mentre suonavano gli inni nazionali e in un settore occupato dai 3.000 tifosi argentini presenti – la maggior parte dei quali mescolati con il pubblico locale – dove sono scoppiate risse con i tifosi brasiliani. La polizia è quindi intervenuta con forza per fermare il caos. L’episodio ha ricordato i tafferugli a Copacabana in occasione della finale di Libertadores tra Boca Juniors e Fluminense.

Data la situazione, i giocatori argentini hanno lasciato il campo dirigendosi verso il luogo degli incidenti, mentre diversi spettatori argentini si sono lanciati nel terreno di gioco in cerca di protezione dalla repressione degli agenti. A quel punto, il capitano della nazionale Albiceleste, Lionel Messi con i compagni, si sono subito recati nei pressi delle tribune per chiedere alla Polizia di fermarsi e il portiere Martinez è venuto addirittura a contatto con due poliziotti. Vedendo che le cose non cambiavano i giocatori hanno fatto rientro negli spogliatoi senza cominciare regolarmente il match per protesta. Ecco che la super sfida è iniziata in ritardo, perché i giocatori argentini sono rientrati in campo 27 minuti dopo il regolare start della partita (che era previsto alle 1.30 italiane).

Messi contro la Polizia

Alla fine Messi ha criticato le carenze organizzative, sottolineando le violenze contro gli argentini in Brasile: “Questa squadra continua a fare la storia. Una grande vittoria al Maracanã, anche se sarà segnata dalla repressione contro gli argentini ancora una volta in Brasile. Questo non può essere tollerato, è una follia e deve finire subito!” ha scritto Messi su Instagram.