di ENRICO PIRONDINI

Attenti a questi due, Geert Wilders e Javier Milei. La stanno combinando grossa. Sono i “nuovi Pierini” della Politica internazionale. Olandese il primo, argentino il secondo. 

Entrambi sono stati appena eletti: il Tulipano – islamofobo, euroscettico, filosemita, agnostico, populista, nazionalista (e ci fermiamo qui) – ha portato l’Olanda a destra dominando le elezioni con il 23,6%.

Il sudamericano l’ha portata ancora più il là. Lecito allora chiedersi: dove andranno a finire? C’è da preoccuparsi? A che punto siamo?

EFFETTO OLANDA, ONDA SOVRANISTA
I segnali che arrivano dai Paesi Bassi, a soli sei mesi dalle elezioni europee (giugno 2024), fanno pensare a nuovi scenari.

Il risultato di Wilders, accompagnato dalla batosta dell’ex commissario europeo Frans Timmermans – simbolo della UE a trazione socialista – porta ad una evidente strategia: quella cioè che punta a scardinare l’asse Ppe-PSE che ha governato finora l’Europa.

Anche se lo scetticismo dei Popolari verso i partiti dell’ultradestra europea è ancora uno scoglio da superare.

I numeri però contano,e alle Europee si vota con il proporzionale. Significa che un ipotetico boom dei partiti sovranisti potrebbe spostare verso destra l’asse della UE. Le simulazioni di “Politico.eu” (gruppo Economist, Londra) assegnano incrementi sostanziali ai partiti di Centrodestra, non ancora però la maggioranza.  Nel frattempo Wilders ha conquistato la presidenza della Camera.

L’ULTRALIBERISMO TRIONFA IN ARGENTINA
Javier Milei, 53 anni , economista, fumantino, leader anti sistema, soprannominato per le sue bizzarrie “El  Loco” (il pazzo), fabbrica di slogan (“Fuori tutti”), ha conquistato la notorietà internazionale con frasi allucinanti (“tra Stato e Mafia preferisco la Mafia”), promesse anti-sistema (“Non sono venuto per guidare gli agnelli, sono venuto per risvegliare i leoni”).

Durante il confronto elettorale pre-voto, Milei si è perfino presentato in mezzo alla folla con una motosega accesa, a simboleggiare il taglio della spesa pubblica attraverso una drastica riduzione degli impiegati statali e dello stato sociale.

Ha addirittura attaccato pubblicamente Papa Francesco, definendolo “sporco uomo di sinistra”. Al potere da due settimane, ha già fatto conoscere la sua cura: moneta svalutata, stop agli appalti pubblici, import liberalizzato. “El Loco” è considerato l’erede dell’onda populista che parte da Trump e arriva a Bolsonaro, gli ex presidenti di USA e Brasile.

In campagna elettorale ha giurato di sterminare l’inflazione. Oltretutto si è messo in testa di privatizzare i club di calcio, tradizionalmente associazioni con migliaia di soci. L’ennesima provocazione in un Paese dove il football è una religione con riti immutabili.

Il suo nuovo piano economico suscita molte perplessità. Non a caso il dittatore venezuelano Maduro ha sentito la necessità di andare in tv per dire a reti unificate che le misure del nuovo presidente argentino sono dannose per “el pueblo”.