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È uno dei nodi centrali della riforma costituzionale voluta dal governo Meloni: col premierato, cambianogli equilibri tra i poteri dello Stato e viene ridimensionata la figura del presidente della Repubblica, che i padri costituenti hanno voluto porre come garante istituzionale. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato, ha affermato che “oggi al Quirinale ci sono poteri più ampi di quelli previsti dalla Costituzione” e che l’avvento del premierato ridimensionerà “l’utilizzo costante di questi ulteriori poteri”.

Premierato: cos’è e cosa prevede la riforma voluta dal governo Meloni

Ecco cosa cambierà al Quirinale con la riforma, che nelle intenzioni del centrodestra dovrebbe essere applicata già dalla prossima legislatura.

Incarico al premier

Il capo del governo verrà indicato sulla scheda elettorale, accanto alle liste che lo sosterranno, e beneficerà di un premio di maggioranza, il Quirinale non avrà più il potere di nomina (come previsto attualmente dall'articolo 92 della Costituzione) ma dovrà limitarsi a conferire l’incarico. Manterrà il potere di nomina dei ministri, su indicazione del premer.

Crisi di governo

Nel caso di crisi di governo, il capo dello Stato potrà assegnare l’incarico per un nuovo esecutivo solo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto nella stessa coalizione. Nel caso non sia possibile trovare una maggioranza a sostegno in questa forma, al capo dello Stato non resteranno alternative e si dovrà procedere con lo scioglimento delle Camere.

Senatori a vita

Il Colle perderà anche la prerogativa della nomina dei senatori a vita. La qualifica resterà solo per i presidenti emeriti della Repubblica e per coloro che già sono in carica.