di BRUNO TUCCI

La Russa e la regola che “Il silenzio è d’oro”, come ammonisce un vecchio proverbio, ma la smania di parlare per ottenere uno spazio in prima pagina o due minuti in tv è troppo grande.

Gli uomini o le donne del Palazzo non rinunciano a mostrarsi. Spesso Giorgia Meloni invita i suoi ministri o i suoi parlamentari a tacere per evitare che si sollevi una polemica probabilmente inutile e fastidiosa. L’ammonimento dura lo spazio di un mattino, perché la voglia di apparire è troppo grande e supera qualsiasi rimprovero.

Avviene così che a Palazzo Madama vengano invitati i giornalisti per il rituale scambio di auguri natalizi tra i rappresentanti della stampa e il presidente del Senato.

Domande e risposte senza alcuna preoccupazione da parte di Ignazio La Russa fin quando un collega gli si rivolge per sapere che cosa ne pensa del premierato, cioè di quella riforma che Palazzo Chigi definisce “la madre di tutte le riforme”.

Ecco il tranello nel quale cade la seconda carica dello Stato. Replica: “Nessun ridimensionamento ai poteri del Quirinale, solo un ritorno ai dettamicostituzionali”. Che cosa vuol dire? Quale significato hanno quelle parole? Ormai, il dibattito si infiamma e La Russa non può più tornare indietro. Il Colle ha forse troppi poteri che verranno ridimensionati con il premierato?

Il presidente dice assolutamente di no. Mattarella non si discute, si deve discutere della costituzione materiale che si è andata consolidando negli anni. Parole difficili per l’uomo della strada prese al volo dall’opposizione che sostiene dove davvero miri il premierato: limitare le funzioni della presidenza della Repubblica.

Nonostante il Natale e le feste comandate ogni scusa è buona per colpire l’avversario. Ecco perché Giorgia Meloni insiste e invita un giorno si e un altro pure di limitare l’uso delle parole che possono creare confusione e litigi.

Perché allora Ignazio La Russa è partito lancia in resta? Insieme con la Meloni ha fondato Fratelli d’Italia, dovrebbe seguire alla lettera gli insegnamenti della premier e quindi rimanere in silenzio quando è facile strumentalizzare una qualsiasi dichiarazione.

Il presidente del Senato non è il solo a creare grattacapi a Palazzo Chigi. In questi mesi di governo, più volte Giorgia ha dovuto mettere toppe.

Tre esempi clamorosi sugli altri: il caso del sottosegretario Andrea Del Mastro, reo di aver dato documenti sensibili ad un suo collega di partito che li ha poi letti in aula prendendosela con alcuni deputati del Pd; l’altro caso del ministro Daniela Santanchè “responsabile” di conflitto di interessi; la leggerezza di un altro ministro, Francesco Lollobrigida che per il ritardo di un treno lo ha fatto fermare dove non doveva per scendere e proseguire con una macchina dello Stato.

E’ già difficile guidare il Paese che deve risolvere gravissimi problemi economici e tanti altri lasciati in eredità da precedenti premier.

Quindi, se oltre a tenere a bada l’opposizione che fa il suo legittimo lavoro, Palazzo Chigi si deve anche guardare da quello che potremmo considerare il fuoco amico, allora la situazione diventa ancora più complicata.

Dunque, dal premier si raccomanda silenzio perché la si accusa anche di patriarcato perché preferisce farsi chiamare premier al maschile.

Chi sostiene queste stravaganti dichiarazioni è l’on. Laura Boldrini che forse dovrebbe occuparsi di problemi ben più gravi. Un avvocato donna è tale pure se non si chiama avvocata e così è anche per l’ingegnere o il notaio.