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di STEFANO CASINI

Quando un grande amico ci lascia, aldilá dell’enorme tristezza, quando é stato veramente UN GRANDE e abbiamo avuto l’onore di conoscerlo ed essere amico personale, spicca l’obbligo di lasciare un omaggio. Parliamo di Ricardo Pascale, con chi avevo parlato la settimana scorsa. Inoltre Ricardo era un fedelissimo lettore di GENTE D’ITALIA, parlava perfettamente l’Italiano e lo abbiamo intervistato varie volte. Anche fedelissimo italiano e lucano che ha avuto il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica Italiana, tra le centinaia di riconoscimenti in tutta la sua carriera.

Ci siamo conosciuti oltre 40 anni fa, in piena dittatura, Ricardo Pascale giá lavorava come giornalista VIP nell’unica rivista settimanale economica che aveva l’Uruguay, fondata da Miguel Malis: GUIA FINANCIERA e la sua amicizia “deliziosa” é durata fino all’ultimo dei suoi giorni. Quando parliamo di Ricardo Pascale, parliamo di un’eminenza storica dell’Uruguay. Ci siamo trovati in tanti congressi, in diversi paesi, persino a Via del Corso a Roma, quando io lavoravo in RAI e lui era in vacanza con la sua cara signora.

Il mio rapporto con lui nasce nel 1983, quando l’editore amico Miguel Malis mi chiamó per scrivere alcuni pezzi sul prestigioso settimanale, dove scrivevano pezzi da 90 come Zerbino, primo Ministro delle Finanze del primo Governo Sanguinetti, Isaac Alfie, giá Ministro delle Finanze del governo di Jorge Batlle e Direttore della OPP nel governo attuale, Danilo Danilo Astori o Enrique Iglesias, Ministro degli Esteri del primo governo Sanguinetti e per 22 anni Presidente del BID.

Ricardo Pascale, Jorge Abbondanza e Sanguinetti

Ero un giovane giornalista che giá avevo occupato, alcuni anni prima,  la Direzione di 2 settimanali italiani. In realtá, le prime settimane a GUIA FINANCIERA, le feci come fotografo, ma subito Malis mi mise a fare cronaca, poi turismo e quindi economia europea. Ricardo Pascale giá era un grande professore universitario e sinceramente, scriveva benissimo!!! Imparai molto da lui e dagli altri “mostri” che avevo a fianco, nella riunione di redazione settimanale.

Lo ricordo sempre con quel sorriso buono, quegli occhi celesti come il mare lucano, orgoglio delle sue origini.                                                                                                

Ricardo Pascale Cavalieri era nato a Montevideo il 29 agosto del 1942 da genitori della Basilicata. Economista, funzionario pubblico, professore e scultore, Ricardo ha lavorato fino all’ultimo dei suoi giorni. Fu il primo Presidente della Banca Centrale dell'Uruguay dopo il periodo dittatoriale, dal 1985 al 1990. Nell’ ambito politico fu sempre vicino al Partito Colorado, in particolare al Foro Batllista.

Nel campo accademico Ricardo, dopo essersi laureato nel 1966 nella UDELAR in Uruguay,  ha conseguito un dottorato in Società dell'informazione e della conoscenza all'Università Aperta della Catalogna nel 2007, dove ha approvato la sua tesi di dottorato con la qualifica di Eccezionale Cum Laude. Tra il 1975 e il 1976 ha studiato presso l'Università della California, a Los Angeles, dove ha avuto il Diploma of Postdoctoral Studies in Finance. Nel 1969 ha studiato presso l'Istituto per lo sviluppo economico della Banca Mondiale nella capitale nordamericana a Washington DC., dove è stato Direttore.

È stato professore di Finanza presso la Facoltà di Scienze Economiche e Amministrazione dell'Università della Repubblica dal 1969, cattedra da lui fondata in Uruguay, posizione che ha ottenuto per concorso e merito.

Nel 2015, quando gli è stato conferito il titolo di Professore Emerito dell'Università della Repubblica (la più alta onorificenza accademica che quell'istituzione può concedere), il Preside della stessa ha sottolineato che il Prof. Pascale è stato "il padre della Finanza in Uruguay e uno dei dei maggiori specialisti internazionali del settore". 

Nel 1969 fu nominato, a 26 anni, professore di Finanza, creando la prima cattedra sull'argomento nella storia universitaria dell'Uruguay.

Dal 2012 è docente di Finanza nei corsi di perfezionamento, master e dottorato. Nel 1999 ha creato il primo master in Finanza in Uruguay e nel 2005 ha creato, all'interno di Udelar, il primo master in Finanza in Uruguay.

È stato visiting professor di finanza in varie università in Argentina, Cile, Brasile, Perù, Costa Rica, Spagna, Italia e Stati Uniti.

Autore di numerosi libri, tra cui Financial Decisions 6th Edition, Pearson Prentice-Hall (2009), che è un testo di studio comune in numerose università dell'America Latina e anche negli Stati Uniti.

Nel 2021 ha pubblicato "Dal Freno alI’impulso, una proposta per l'Uruguay del futuro", pubblicato dall’Editorial Planeta.

Quest'opera, con diverse edizioni, si concentra sul futuro e su quale alternativa potrebbe adottare l'Uruguay per non continuare ad allontanarsi dal mondo più dinamico e prospero di oggi. Pascale non si ferma solo a individuare i problemi, ma li approfondisce come per risolverli. Oggi si parla raramente del futuro, offuscato dall’immediatezza ed ha sottolineato che si vive in una specie di tirannia, mentre la direzione in cui sta andando il mondo è molto chiara: l’Uruguay ha problemi economici dalla metà del XX secolo, ci sono diagnosi che mettono in evidenza che è in ritardo rispetto ai paesi che erano i nostri riferimenti e per quanto riguarda il PIL pro capite si sta allontanando da quei paesi europei che erano a portata di mano e, peggio ancoram da altri che fino a qualche decennio fa potevano essere paragonati, come la Nuova Zelanda. Pascale chiarisce una grande scelta da fare : “Oggi si continua in una vecchia economia che produce soprattutto beni di consumo beni o prodotti industriali di bassa o media tecnologia, dove la volatilità dei prezzi della sua produzione, fissati da altri, sottopone la nostra economia a fluttuazioni cicliche indesiderate, che si riflettono negativamente sul benessere della popolazione.” Secondo lui questo significa arrendersi e seguire un percorso che conduce al fallimento. L’Uruguay puó scegliere un’alternativa promettente, muovendosi nel modo verso un’economia che si basi sull’incorporazione della conoscenza, la scienza, la tecnologia e l’innovazione, per produrre beni propri e servizi propri, di valore unico e di maggior valore aggregato. Secondo Ricardo l'Uruguay ha l'opportunità di trasformarsi, a tappe, ma con una direzione chiara e un futuro pieno di speranza per il benessere della sua società.

La sua ultima pubblicazione é del 2023, “L'Uruguay che dobbiamo a noi stessi. Convergenza e società della conoscenza.”  É un approdondimento del percorso che l’Uruguay deve iniziare per entrare in un’economia basata sulla Conoscenza, sul futuro e sulle sue chiavi per migliorarlo. Pascale ritiene che:

"Dovremmo sentirci orgogliosi del nostro Paese, tra le altre cose, per la sua democrazia e civiltà, per il rispetto della legge e la sua bassa corruzione. Tuttavia non abbiamo un buon rapporto con il futuro e ignorarlo è molto costoso. Allo stesso tempo Non avendo una chiara strategia di sviluppo a lungo termine, ci siamo differenziati per decenni. Il nostro PIL pro capite si è allontanato da quello dei paesi che erano i nostri riferimenti. Nel 1950 il nostro PIL pro capite era molto più alto di quello della Germania , della stessa Italia, Spagna, Giappone o Finlandia. Oggi, è molto inferiore a quello di quei paesi citati e ció implica minore benessere e opportunità, istruzione e salute peggiori e talenti che emigrano. Tra il 1960 e il 2019, l’Uruguay è cresciuto a un ritmo media annua del 2,18%, mentre i paesi più avanzati hanno fatto tra il 2,5 e il 3,5%, e anche di più. Se continuiamo a questi ritmi, approfondiremo la divergenza. Per raggiungere i paesi più avanzati, dobbiamo crescere per anni più di loro. Cioè, convergere. La domanda a cui il libro risponde con soluzioni concrete, utilizzando un linguaggio non tecnico, è: perché divergiamo e qual è la strategia per convergere? Con un approccio fordiano e basato sulle materie prime, e con poche eccezioni, non riusciremo a convergere. La sfida è fare un salto di produttività e di vera competitività. Per convergere, si propone di entrare quanto prima in un’economia basata sulla conoscenza e vengono affrontati gli elementi chiave a tal fine, quali: istruzione, inserimento internazionale, scienza, tecnologia, risposta creativa e innovazione, trasferimento di conoscenze e istituzioni. L’idea, attraverso questa riflessione profusa e lucida, è quella di contribuire, se possibile, a una soluzione, e incoraggiarci a riflettere sul problema e ad agire per evitare di rimanere ulteriormente indietro. Non è consigliabile proseguire sul percorso attuale. Ci porterà a maggiori divergenze e a crescenti difficoltà a livello economico e come società".