di FRANCO MANZITTI

Assalto a Portofino, gemma della Riviera Ligure e non solo, quell’angolo di paradiso incastonato dietro il Promontorio, un porticciolo, due banchine da favola, un borgo sotto un castello e una chiesa. Quando già le fondamenta storiche di questo posto, dove Petrarca sostò ispirandosi per un suo poematanto famoso che un tempo per indicare dove era Genova all’estero dicevano”near Portofino”, vicino a Portofino, incominciavano a tremare per l’assalto del turismo di massa.

E il sindaco, Matteo Viacava, era costretto a varare una delibera che obbligava i turisti “invasori” a camminare senza fermarsi nella mitica calata tra le barche e le boutique ultrafirmate e i ristoranti top per non creare ingorghi di pedoni.

Quando, passati gli anni del Covid e del turismo svuotato, era incominciata la grande invasione, ecco che i big dell’economia, le grandi firme scoprono questo angolo di paradiso e arrivano come falchi sulla preda. Dolce e Gabbana sponsorizza la spiaggia di Paraggi, il piccolo golfo da sogno che confina con il borgo, e annesso locale “Il Carillon”, una specie di locale mito, una palafitta con ristorante sulla spiaggia dove sono cresciute generazioni e generazioni del jet set e non solo dell’alta borghesia nord occidentale, una specie di alter ego ai locali boom della Costa Azzura e di Saint Tropez.

E l’operazione, che sembra “sfruttare” abilmente la riforma delle concessioni balneari targata Bolkestein con l’ingresso sulla spiaggia dorata dei bigs e l’uscita delle famiglie portofinesi che gestivano da decenni quell’arenile, dove un lettino costava almeno 300 euro al giorno, coinvolge anche i Del Vecchio, la famiglia più quotata in Italia per il suo fatturato favoloso, che già programma di occuparsi del food.

Insomma Portofino e Paraggi, una specie di riserva dorata che aveva mantenuto malgrado tutto il fascino di una nicchia molto autoctona, si arrende a un nuovo concetto di turismo che alza il tiro ( e ovviamente i prezzi ancora di più) e invade un territorio che aveva mantenuto proprietà e concessioni locali, dove l’accessibilità era comunque garantita, ovviamente aprendo i portafogli e accettando di pagare il record dei prezzi non solo in Liguria.

La calata dei big e i loro relativi e prossimi investimenti fanno presupporre che la frequentazione di questi luoghi, certamente già limitata dal prezzo, diventi ancor più selettiva, anche per la catena di relazioni che firme come Dolce e Gabbana e Del Vecchio si portano dietro.

Il vecchio fascino di una cena al Carillon con serata sulla spiaggia, dove per ora resiste lo storico gestore Rocca, mago del bynight in Riviera, ma con i giorni contati, diventerà altro rispetto alla tradizione.

D’altra parte è tutto il borgo che oramai si scuote con cambiamenti epocali. Il celebre Castello san Giorgio, 1200 metri quadrati e 12 appartamenti con ascensore diretto per scendere in mare, è stato ceduto recentemente, con sfratto esecutivo ai nobili affittuari tra i quali anche la sorella di Armani, che ha dovuto in fretta fare le valigie. Quello che era la dimora della famiglia Fassio, del grande armatore Ernesto, spolpata da un fallimento-scandalo degli anni Settanta, poi trasformato in super residence, sarebbe stato comprato dalla società Four Seasons con sede a Miami di proprietà di un emiro, Nadim Ashi, che vorrebbe trasformarlo in un albergo di iperlusso.

Grande amico dell’emiro è Maurizio Raggio, il proprietario della Gritta, locale cult sulla Calata portofinese, e personaggio chiave di Portofino, venti anni fa al centro del giallo della morte di Francesca Vacca Agusata, morta precipitando dal giardino di Villa Altachiara e ex amante di Raggio.

Oggi Raggio, che era stato anche coinvolto nelle inchieste sull’esportazione di valuta di Bettino Craxi, vive prevalentemente a Miami, ma non si è certo dimenticato di Portofino.

Pochi giorni fa ha denunciato alla magistratura il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, che aveva bloccato una sua grande operazione immobiliare per costruire dei box sotto il Piazza della Libertà, dove c’è l’accesso al borgo.

Raggio sostiene, tramite i suoi avvocati Gerbi e PasqualeTonani, che il sindaco ha un conflitto di interesse in quella materia, perché una parte del terreno sul quale era programmata l’operazione bloccata dal Comune, è del padre del sindaco, che avrebbe come dipendente addirittura il figlio in una fabbrica di legname.

La Procura della Repubblica di Genova ha aperto un’inchiesta per abuso d’ufficio. E a Portofino attendono l’esito di questa ultima battaglia tra il “viveur”, che non molla Portofino e vorrebbe costruire 300 posti macchina sotto quella piazza e il sindaco che sostiene, invece, il progetto di un galleria tra Paraggi e Portofino per ridurre le code che bloccano tutta l’estate l’ingresso al magico borgo. Uno vuole mettere le auto sotto terra, l’altro infilarle in una galleria per metterle chissà dove dopo, visto che nel borgo magico perfino i pedoni creano ingorghi.

Il sindaco aveva già avuto i suoi guai perché gli era piovuta sul capo l’accusa di truffa per avere messo in vendita nella sua tabaccheria del Borgo borse griffate, che non erano autentiche, ma chiaramente taroccate.

Intanto Portofino continua la sua mutazione. Le vecchie e storiche famiglie genovesi stanno vendendo le loro pregiatissime case e ville nel borgo o sul Monte. Anche la casa meravigliosa, che era di Roberto D’Alessandro, mitico presidente del Porto di Genova e anche sindaco di Portofino, è stata venduta dagli eredi, in questo caso a una grande famiglia genovese i Croce, eredi di Beppe Croce, presidente della Federazione mondiale della Vela, grande assicuratore, amico di Gianni Agnelli e perfino di John Kennedy. Qualcosa resta a casa. Ma molto cambia nell’angolo di paradiso near Genova.