di GIOVANNI PIZZO

Guerra in Ucraina e difesa siciliana. Putin sulla Trasnistria sta applicando la famosa difesa siciliana, un modello di apertura che fa occupare al nero, con apertura di Re, una posizione centrale nella scacchiera.

La repubblica indipendente, non riconosciuta, di lingua russa in Moldavia, si estende sulla riva sinistra del Dnestr, fiume che fa da confine alla regione ucraina di Odessa, città strategica della vecchia Unione sovietica capitale del Mar Nero, che Putin vuole riprendersi come mare Russo, una sorta di loro mediterraneo.

I movimenti in atto di ripresa indipendentista, similare a quelli del Donbass, sono da leggersi come un posizionamento per le future ormai trattative di fine guerra, che si concluderanno con la constatazione di realpolitik di geopolitica esistente al momento del cessate il fuoco.

La Moldavia non è Stato che può impensierire lo stratega del Cremlino, ma è il secondo passo che preclude al prossimo, molto più preoccupante per la Nato, quello sull’enclave di Kaliningrad, sul Baltico. Qui una striscia di terra, il Suwalki gap, divide questo territorio russo sul Baltico dalla Bielorussia di Lukascenko, vassallo di Mosca.

Se questa linea fosse occupata le repubbliche baltiche sarebbero tagliate fuori via terra dall’Occidente e sarebbero destinate in un lasso di tempo a cadere. Inoltre la Polonia sarebbe totalmente circondata a nord est, ed i polacchi da secoli soffrono terribilmente l’espansionismo russo.

Queste mosse, sicuramente calcolate, fanno capire come Putin stia giocando a scacchi con l’Occidente, mentre noi giochiamo a dama, con un pressappochismo sconcertante. La Russia ha una strategia fondata su mezzi strategici, armi e materie prime, noi europei pensavamo stupidamente di conquistare l’est con le Banche.

Torna in mente l’oro di Brenno ed i cicli vichiani della Storia, che ai poco colti, e fragili, governanti europei evidentemente non dicono niente.