Foto di repertorio (Depositphotos)

"La nostra bandiera è gialla e blu.

Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere". Lo scrive su X il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo che Papa Francesco ha auspicato ieri che "'Kiev abbia il coraggio della bandiera bianca" perché "negoziare non è la resa".

"Ringraziamo Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace, e continuiamo a sperare che dopo due anni di guerra devastante nel cuore dell'Europa, il Pontefice trovi l'opportunità di compiere una visita apostolica in Ucraina per sostenere oltre un milione di ucraini cattolici, oltre cinque milioni di greco-cattolici, tutti cristiani e tutti ucraini", ha aggiunto Kuleba.

Prima di lui, l'ambasciata ucraina presso la Santa Sede aveva pubblicato un comunicato sui social nel quale sottolineava che "Quando si parla della terza guerra mondiale, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla seconda guerra: qualcuno allora ha parlato seriamente dei negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo?"

Da parte su, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ha scritto sui social che "L'Ucraina è ferita ma imbattuta.
L'Ucraina è esausta, ma resta in piedi. In Ucraina nessuno ha la possibilità di arrendersi! E tutti quelli che guardano con scetticismo alla nostra capacità di stare in piedi, diciamo: venite in Ucraina e vedrete!".

Secondo Parigi Mosca "Parla solo il linguaggio dei rapporti di forza"

Alle autorità ucraina ha fatto eco il ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné, che in una intervista a La Tribune Dimanche si è chiesto: "Come si fa a pensare che di fronte a una potenza espansionista, a un paese imperialista, ci si possa permettere di fare un passo di lato? Significherebbe dargli la possibilità di approfittarne per andare avanti. Noi dobbiamo parlare lo stesso linguaggio della Russia, quello dei rapporti di forza. Siamo molto ingenui a pensare che dovremmo fissare noi i nostri limiti, mentre è la Russia a violare il diritto internazionale".

A una domanda sull'ipotesi, evocata dal presidente Emmanuel Macron, di un futuro invio di truppe in appoggio a Kiev, Séjourné afferma: "il tema è sapere se si può portare la Russia a cessare la guerra in un altro modo rispetto a quello di sostenere al massimo l'Ucraina. La Storia ci dà qualche esempio dell'impasse delle strategie del distacco e della debolezza. Quelli che, nel maggio 1939, non volevano morire per Danzica, hanno soltanto stimolato Hitler".

Per il ministro, "la Storia ci ha mostrato che, quando i paesi si lasciano dettare la loro politica estera da un paese imperialista, allora si può rischiare un incendio. Tenere testa alla Russia, significa quindi proteggere i francesi e la pace. E' questo il vero patriottismo"

La comunità ucraina in Italia: "Parole sconvolgenti e profondamente offensive"

"Le parole di papa Bergoglio sul coraggio della (di alzare) bandiera bianca", sul "negoziare quando vedi che sei sconfitto sono sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa". E' quanto ha dichiarato Oles Horodetskyy, presidente dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia, in un post su Facebook.

"Alla richiesta di arrenderci del boia del Cremlino rispondiamo con la resistenza, mai avremmo immaginato di ricevere la stessa richiesta dal nostro Papa, capo della Chiesa Cattolica e predicatore di Vangelo. Per un cristiano è inaccettabile arrendersi al male e al peccato che rappresenta oggi la Russia di Vladimir Putin. Difendere la propria vita e la propria casa è dovere sacrosanto di ogni cittadino. Proprio in questo momento difficile - prosegue Horodetskyy - quando gli aiuti americani sono bloccati e l'Ucraina rischia di rimanere isolata e in balia dell'aggressore, sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente. L'Ucraina non è stata
sconfitta e non abbiamo visto alcuna volontà di arrendersi da parte del nostro popolo".

"Ci aspettiamo dal Papa una forte condanna dei peccati russi di aggressione, di assassinio di massa, di violenza e distruzione. Ci aspettiamo dal papa un appello a Putin di fermare l'aggressione e andarsene dall'Ucraina. Ci aspettiamo dal papa di essere un promotore di una pace giusta e non certo un alleato morale dell'aggressore. La parola ha una grande importanza - ha concluso Horodetskyy - soprattutto quando è la parola del Pontefice, e bisogna usarla con molta prudenza e responsabilità per non danneggiare la Chiesa di Cristo e la fede dei suoi devoti".

Mosca: "Il Papa non parla a Kiev, parla all'Occidente"

Nel suo appello per i negoziati, Papa Francesco non sta parlando a Kiev, ma all'Occidente, che usa l'Ucraina come "uno strumento" per le sue "ambizioni". Lo ha detto all'ANSA la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova.

"Per come la vedo io - ha sottolineato la portavoce - il Papa chiede all'Occidente di mettere da parte le sue ambizioni e ammettere che si è sbagliato". Quanto alla Russia, "noi non abbiamo mai bloccato i negoziati", ha affermato Zakharova.

Secondo la portavoce "il progetto Ucraina" degli Usa, della Gran Bretagna e dei Paesi della Nato in generale, "è fallito". Un progetto avviato nel 2014 "sotto la bandiera della democrazia" ma che in realtà è stato "un colpo di Stato, un cambiamento di regime anticostituzionale" a Kiev.

La portavoce ha ricordato tra l'altro i negoziati tra Russia e Ucraina nella primavera del 2022 a Istanbul, che poi furono
bloccati. Solo nel 2023, ha aggiunto, in seguito a interviste di esponenti ucraini (in particolare l'allora capo negoziatore di
Kiev, David Arakhamia, ndr) è stato chiarito che tali negoziati furono bloccati "sotto la pressione di Boris Johnson", allora
primo ministro britannico.

Poi, sotto la "pressione degli Usa", il presidente ucraino Volodymyr Zelensky firmò un decreto, ancora in vigore, che proibisce trattative con Mosca. Tutto questo perché, ha affermato la portavoce della diplomazia russa, "nella mente dell'Occidente c'era una sola soluzione, la guerra". Così, ha aggiunto, "l'Ucraina è stata sacrificata come uno strumento".

"Sfortunatamente - ha detto ancora Zakharova - hanno sacrificato il popolo ucraino, lo Stato ucraino e la pace del mondo solo per le loro ambizioni. Ecco perché oggi il Papa chiede a loro: 'mettete da parte le vostre ambizioni e ammettete che vi siete sbagliati'".

Il Pontefice, secondo Zakharova, parla all'Occidente, e non a Kiev, "perché tutti nel mondo capiscono che l'Ucraina non è indipendente, che il regime di Kiev è sotto la pressione  dell'Occidente". Inoltre, ha aggiunto, "ogni esperto, ogni politico, ogni
diplomatico oggi capisce" che la situazione in Ucraina "è in un vicolo cieco" e per questo "molti diplomatici e Paesi stanno
chiedendo negoziati".