(foto Ansa)

"Il Brennero è un luogo-simbolo per il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato ed è da qui che rilanciamo la nostra battaglia sulla trasparenza dell'origine in etichetta che è un diritto dei cittadini europei".

Lo ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini al valico italo-austriaco in occasione della maxi manifestazione. Oggi e domani il presidio con migliaia e migliaia agricoltori che stanno raggiungendo la frontiera per verificare, contestualmente alle operazioni delle forze dell'ordine, il contenuto di tir, camion frigo ed autobotti.

L'obiettivo della mobilitazione dichiarato dall'organizzazione agricola è "difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell'Ue". Dal Brennero viene anche lanciata anche la raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola: l'obiettivo è raggiungere un milione di adesioni.

La richiesta degli agricoltori al Brennero è di "maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola": l'organizzazione fa anche esempi concreti, dalle patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell'olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine. "Porti e valichi di frontiera - denuncia Coldiretti - non possono più essere un colabrodo da cui passa di tutto".

Gli agricoltori invocano anche il principio di reciprocità, "fermando le importazioni di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo".

La mobilitazione rappresenta infine una risposta all'attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell'Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull'etichettatura d'origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio. Attacco rispedito al mittente dalla stessa Coldiretti che invoca il "legittimo interesse dei consumatori a conoscere l'origine della materia prima di quanto si mette nel piatto".